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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 09 Settembre 2006 da le1000e1redazione

Ciao! Innanzitutto comincio a farvi parlare di me da chi fa parte di me... E già, perché le riunioni dei miei pargoli scriventi sono tutte da raccontare!

Guardate un po' che cosa è successo nel "lontano" 2004...

A «scuola di redazione»:
stavolta parliamo di “noi"

Sonia Vazzano ci racconta una riunione sui generis

 della redazione di «Scriptamanent» e di altre testate.

 Così, dopo degustazioni, e libagioni, ecco le amabili (?)

 “strigliate” dei tanti (troppi!) “capi”. Vi riportiamo,

insomma, uno spaccato, semiserio, della nostra attività

«Per fatto personale». Di solito si dice così quando si vuole utilizzare un mezzo generale – come, in questo caso, la rivista che state leggendo

 adesso – per illustrare una questione d’interesse anche personale.
Questo è, più o meno, uno di quei casi. Stiamo difatti parlando di «noi». Un gruppo di giornalisti, saggisti, aspiranti (o presunti) tali che realizzano questa ed altre pubblicazioni della Rubbettino editore. E, pur coscienti di correre il rischio dell’autoreferenzialità, abbiamo reputato utile, anche per i lettori, raccontare uno spicchio di un nostro “vissuto” collettivo.
E, al fine di non prenderci troppo sul serio, abbiamo pensato di farlo in un modo (molto!) semiserio.

Tra sorrisi e triste realtà, ecco come la barca va!
Spesso la vita ci porta a percorrere strade mai esplorate e ad incontrare persone mai conosciute. Così, quasi per caso, per un indecifrabile eppure preciso disegno che è ancora in costruzione e che si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari.
Chi l’avrebbe mai detto, poi, che in un calda giornata d’estate (una come tante, eh!), mentre chi può si dirige al mare in cerca di un bel bagno rigenerante, c’è anche chi sale in montagna, non per una scampagnata o per riposo, ma per… tutt’altro.
È così che ci ritroviamo tutti a Decollatura, nella “capitale” (come la definisce il nostro “Capo”; da questo momento, per facilità di racconto, “lui” si chiamerà così), ma che di capitale ha poco o niente per i grandi amanti della città eterna.
Eppure, strano a dirsi, si sta bene ugualmente. Sarà l’aria montanara, la frescura dei boschi. Sarà che sono terminate le curve che sembravano non finire mai, “delizia” per coloro che non vanno troppo d’accordo con simili scampagnate in automobile…
C’è un clima particolare, insomma, tra le “montagne della Rubbettino” e, tra quelle montagne, arriviamo, chi prima, chi dopo, anche noi, da posti differenti come, del resto, pure noi siamo.

Le insalate e il lavoro di una calda giornata estiva
E, difficile a credersi, pur tra mille diversità, ci si ritrova facilmente insieme a pulire cespi di insalata (il migliore in tutta l’attività culinaria è stato eletto Paolo Bonesso che, da buon piemontese, ha ben governato sabaudamente tutta la cucina), a lavare pomodorini, affettare pane e altre delizie caserecce (ma qui largo alle donne: Ilaria Attisani, Teresa Borghetti, Rossella Bufano e Sandra Migliaccio) acquistate per l’occasione. Sì, l’occasione: quella di un incontro di redazione tra noi di «Scriptamanent» ed «Rnotes», le riviste dirette da Fulvio Mazza (è lui il “Capo”!) per la Rubbettino; fiore all’occhiello, quest’ultima, di un paesello silano, Soveria Mannelli, che, tra i tanti picchi montuosi, ne ha anche uno veramente “acculturato”…
Ma non perdiamoci in chiacchiere su insalate e dintorni (o contorni); appena arrivati, già si lavora e, in questo modo, cominciamo a conoscerci. In verità, i nostri nomi li sapevamo anche prima, ci lega, infatti, un’assidua frequentazione costituita da e-mail lunghissime con svariati problemi da risolvere – testi riempiti con cento colori ed evidenziati in mille modi diversi – che sono state all’origine di alcune nostre relazioni. Ma questo è niente rispetto all’incontro personale. Così, ti accorgi che dietro un indirizzo di posta elettronica strano si nasconde, in realtà, il più comune dei personaggi (come il “prof.” Pino Licandro che, visto da vicino, è assai meno temibile che su carta). In fondo, siamo tutti “personaggi” in questo appuntamento, con i nostri impegni, le nostre difficoltà, le nostre passioni, le nostre lunghe conversazioni al telefono col “Capo” per ascoltare “pazientemente” (!?) le direttive su come risolvere questioni di ogni genere.
Una virgoletta a caporale o una all’inglese; una lettera maiuscola o una minuscola; un corsivo o un grassetto; un “b”, un “i” o un “br” (i famosi “tag” internettiani per i grassetti, i corsivi ecc.). Questi sono i nostri dilemmi di tutti i giorni. Tuttavia, oggi le nostre occupazioni sembrano altre, tra formaggi, peperoni e melanzane arrostite; ma chi ha detto che siamo saliti in cima a questa montagna solo per leccornie varie?
E, infatti, mentre si aspetta la romana (Petr)Ungaro, scampata a stento dalle mani della Polizia stradale (trattasi di Carla Petrungaro, ma i lettori delle due riviste la conoscono come “Emma Ungaro”), il Tripodi (Rino, il coordinatore della rivista che – ahivoi! – state leggendo) trova il tempo per fare “scuola di redazione”. I “kamikaze”, oltre alla già “consunta” Angela Luisa Garofalo, sono Luigi Ambrosi, Deborah Ferraro e, ahimè, la sottoscritta.
Il “Capo”, nel frattempo, organizza il tutto per il “vero” evento del giorno: «La conferenza sulla soppressata di Decollatura», tenuta dal “prof.” Ennio Bonacci, presidente dell’“Accademia” della stessa.

Prelibatezze da gustare e incontri importanti
Mai si erano visti tanti uditori attenti di fronte ad una dissertazione sulla famosa “lacrima” (per i poco informati ci riferiamo alla goccia di salutare grasso che fuoriesce tagliando il prelibato salume) o sull’arte della degustazione di un tale prodotto tipico (ci piace sottolineare, in questo contesto, l’attenzione particolare dimostrata dai due giovanissimi simpaticoni della redazione, Mirko Altimari e Marco Gatto, che per somiglianza di tesi culturali e fanciullezza, vengono ribattezzati dalla Garofalo come «i gemelli separati alla nascita»).
La soppressata ha colpito, eccome se ha colpito! Anche se – e qui si apre un dibattito d’alta valenza culturale – c’è chi propende per un’altra specialità locale: il “capicollo”. Per “rispondere” a tale colpo interviene subito il “Capo” offrendo di “annaffiare” il tutto – complice il suo amico Librandi – con abbondanti dosi di «Critone», «Terre Lontane» e «Duca San Felice».
In verità, soppressata e vino non sono stati i soli a lasciare il segno durante la mattinata, perché la punta di diamante della riunione è stato l’“Incontro”. Non temete, non mi è scappata una maiuscola di troppo (non rischio, conseguentemente, la prevista pena dei cento anni di purgatorio), l’“Incontro” va effettivamente con l’iniziale maiuscola. Visto che stiamo parlando del “Capo del Capo” di questo nostro “anomalerrimo” (sennò che anomalia sarebbe?) gruppo di giornalisti, saggisti, aspiranti (o presunti!) tali: Florindo Rubbettino. Nel caso ci fosse una sola persona che non lo conoscesse, eccomi qui a colmare la sua crassa ignoranza: si tratta dell’Editore (con la “E” maiuscola: un po’ di piaggeria con le persone giuste ogni tanto ci vuole...). E chi mai se lo sarebbe immaginato così. Pensavamo di incontrare un matusa – un po’ su di peso, con barba bianca e folta, pelato e con occhialini da intellettuale – e, invece, siamo rimasti estasiati dal giovane in abbigliamento “casual”. L’aria da intellettuale, pur tra tanta magnificenza, c’era, però, ugualmente, eccome! Gli sono bastate poche parole. È stato il suo modo per dirci grazie del nostro impegno e per congratularsi del (parole sue) «buon esito» delle riviste.

La “mitica” riunione
Subito dopo, si ripensa alla pancia e qui entrano in campo i “tartufi-gelati decollaturesi” (generosamente offertici da Lara Esposito, che, oltre all’aspirante giornalista, fa la collaudata gelataia), degustati sotto i folti rami della ginestra rossa e gialla del “Capo” (unico esemplare in tutto il mondo).
E chi pensava fosse finita alle cinque del pomeriggio (come me, che incominciavo a credere sarebbe stata buona cosa rientrare alle nostre case, per la verità alcune davvero lontanucce) si sbagliava di grosso, perché il “bello” arrivava solo in quel momento.
«Riunione! Riunione!» si ode a destra e a manca.
Attorno ad un tavolo il “Capo”, il Tripodi e la Garofalo (Angela Luisa, colei che sorride sempre – bontà sua –, nonostante tutto il lavoro che l’attanaglia) sono pronti per l’evento “clou” della giornata.
Credevate ci fossimo fatta tutta quella strada solo per le fette di soppressata, per qualche bicchiere di vino o per il gelato-tartufo di Decollatura? Sciocchi! Quello era solo il modo migliore per indorare la pillola, un po' alla Mary Poppins, ricordate? «Basta un poco di zucchero e la pillola va giù», diceva la canzone, e speriamo scenda anche stavolta.
Introduce il “Capo”, con lodi e critiche; prosegue la Garofalo che, con il suo sorriso di sempre, discetta di stili, capoversi, corsivi, grassetti, apostrofi, accenti, lineette, parentesi, maiuscole, minuscole, titoli, sottotitoli, occhielli, catenacci, box, riquadri, “abstract”, didascalie, fotografie e chi più ne ha più ne metta. Conclude il Tripodi con ulteriori consigli, precisazioni e regole tecniche e stilistiche nuove da stabilire tutti insieme.

Povero Umberto Eco!
E non manca una vera e propria “presa per i fondelli”. Per dimostrarci che, talvolta (spesso?) eccediamo nel correggere i “malcapitati” autori, la Garofalo, complice il “Capo”, ci aveva sottoposto, nei giorni precedenti, la lettura di uno scritto di tale «Teo Beromcu». Un testo, in verità, migliore di altri, ma che molti di noi hanno emendato qua e là. Tutto normale se non che quel “tale” era Umberto Eco il quale, inconsapevolmente, si era prestato alla burla. Al che ci siamo convinti di eccedere, talvolta, nelle correzioni (ma, chissà, magari anche il “grande Eco” ne meritava davvero qualcuna!).
Comunque, per rendere immortale la nostra “gaffe”, non è esclusa la realizzazione di un articolo che potremmo titolare nel seguente modo «Come correggere Umberto Eco e vivere (in?)felici».

Grandi e “piccini”: compagni di viaggio!
Insomma, anche il 31 luglio (sabato, per giunta!) si sgobba. Ma questo, in verità, lo avevamo intuito da subito, perché «lavoro» è la parola d’ordine di questo gruppo, che non mi risulta si fermi mai completamente.
Chi ha inventato le vacanze, noi non lo conosciamo di certo. Il “Capo”, più o meno, ci dà sempre qualcosa da fare e questo, in fondo, specie per i più giovani, è un bene, perché impariamo tanto e i buoni risultati ottenuti ci spingono a continuare.
Basta scherzare, ora. Guardiamoci negli occhi.
Siamo tutti attorno ad un tavolo. Nel frattempo si è unita a noi anche una delle più prolifiche articoliste, Dora Anna Rocca che (santa donna!) ci ha spiegato quanta pazienza necessiti per sopportare le nostre “angherie” di redattori. Più insofferente, invece, Luigi Costanzo, altro nostro “autore-vittima” della redazione, che balzella di qua e di là.
Ci osserva attentamente anche Nunzia Chiodo. Personaggio-chiave, quest’ultimo; è tramite lei, difatti, che molte delle nostre “buone intenzioni” diventano realtà concreta. È lei, fra l’altro, che – all’interno della Rubbettino – si trova talvolta a dover filtrare i nostri cambiamenti (e qui risuonano ancora gli strali del “Capo”: «Dobbiamo pensare per tempo alle correzioni, non farle dopo che i testi sono già andati alla “Prestampa”!»).
Ma, attorno al “Capo”, ruota, grazie ad una “joint venture” fra la Banca popolare di Crotone e la stessa Rubbettino, un’altra importante iniziativa: quella della collana dei volumi «Le città della Calabria», alla quale pure partecipano molti dei presenti. In questa chiave come non rilevare la presenza, fra noi “picciotti”, di un giovane storico del calibro di Francesco Campennì?
Dunque, alcuni di noi, lo si sarà compreso a iosa, sono più giovani, altri meno; siamo un gruppo in cui si riesce ad imparare da tutti, anche dagli ultimi arrivati, perché ognuno ha sempre qualcosa da offrire, basta che sia disposto a farlo con umiltà e sacrificio.
Chissà, magari un giorno qualcuno diventerà importante, guadagnerà come i “grandi”, e, se ci riuscirà, sarà anche per merito di questo nostro “Capo” (sviolinata!) che ha la capacità di credere nelle persone di cui si circonda. E questo incondizionatamente.
È così che un incontro banale (diciamo pure godereccio) agli occhi dei più, si svela per ciò che è realmente. Riunione di intenti, di menti e di pensieri che balenano tutti in una sola testa: il prodotto, sia multimediale, sia cartaceo, delle “nostre” pubblicazioni.
Il gruppo che sta dietro a tali realtà editoriali è singolare (su questo non c’è dubbio), costituito da individui che imparano, tanto e ogni giorno, di più e meglio. Siamo persone che si mettono in gioco senza paura, con la voglia di scoperta; che cercano di superarsi con l’aspirazione di crescere; che sperano di costruirsi con tanti desideri e auspici.
Speranze di un piccolo mondo che può partire anche da qui; tra una fetta di soppressata e un “tag” del Tripodi (grande cranio, soprattutto lui!), che cerca di mettere insieme situazioni e orizzonti diversi, con tanta… tanta pazienza.

Grazie ai lettori…, ma questa volta anche a noi
La nostra giornata finisce così. Tra nuovi propositi e altrettante speranze. Come quella di migliorarsi sempre, e altresì con la consapevolezza di fare già tanto e (scusate la modestia, ma – se lo ritenete – smentiteci senza pietà!) anche abbastanza bene. È la prima cosa che ci ha detto il “Capo” all’inizio della riunione, prima di elencarci tutte le nostre malefatte. Sì, perché non siamo perfetti neanche noi; ma cerchiamo di capirlo, visto che proprio questo è il primo passo per crescere tutti, e insieme. Soprattutto perché la nostra redazione è sparpagliata in tutta Italia, da Bologna a Reggio Calabria, da Cosenza a Roma, da Torino a Catanzaro, da Vibo Valentia a Lecce (e con freschi inserimenti che vanno da Latina a Rimini), e spesso è difficile riuscire ad incontrarsi per scambi di vedute e per riunioni come queste.
La giornata trascorsa tra di noi è servita in primo luogo a questo (il “Capo” ci ha visto bene ad organizzarla): conoscerci meglio, per apprezzarci di più e per poter lavorare insieme con più entusiasmo e spirito di gruppo. Come ogni riunione che si rispetti, all’appello è mancato qualche collaboratore. Peccato (per loro, soprattutto!). In compenso, però, si sono aggiunti a noi alcuni giovani usciti freschi freschi della «Scuola estiva di giornalismo», organizzata a Limbadi da Pantaleone Sergi (digressione: che personaggio! Riesce contemporaneamente a fare l’inviato speciale de “la Repubblica”, il docente universitario, il sindaco del suo paese e l’editore della Bios, una casa editrice specializzata in Sanità...). Si tratta di ragazzi che il nostro “Capo” ha conosciuto in occasione di una sua lezione nella suddetta scuola e che ha voluto rendere partecipi del nostro progetto. Certamente qualcuno di loro presto si unirà veramente a noi.
Mi è piaciuto raccontarvela così, la nostra giornata, con la sua freschezza e sostanza, perché tra “home pages”, “link” importanti e meno, interviste accattivanti, era giusto, per un momento, far conoscere il vero volto che si nasconde dietro queste due nostre riviste. E, soprattutto, l’impegno e la passione che le contraddistinguono.
A partire da ora, leggendo un nuovo “link” di filosofia e di storia, si potrà scorrere una vita intera, che nasce da incontri differenti. Esperienze di cultura, di valori, di relazioni umane, che si celano anche nelle pagine lette da tanti, ma che forse vengono (le relazioni, speriamo, non le pagine) “avvertite” solo da pochi.
E per una volta non ringraziamo scrittori o personaggi famosi. Semplicemente, nel ringraziarci tra noi, vi salutiamo tutti, convinti di avervi raccontato un pezzo delle nostre storie di tutti i giorni, sperando l’abbiate conosciuto ed apprezzato per la sua “leggerezza”, pur carica di mille insegnamenti…

Sonia Vazzano

(«www.scriptamanent.net», anno II, n. 15, settembre 2004)

Ed eccovi alcuni di noi che in quell'estate di due anni fa erano presenti, tra cui The Boss Fulvio, Luigi, Mirko, Lara e taaaaaaanti altri...

Lara Esposito

                    

 (da sinistra) Pino Licandro, Carla Petrungaro, Rino Tripodi, Fulvio Mazza (The Boss) e Marco Gatto

 

Mirko Altimori

                       

 Luigi Ambrosi con piatto in allegato

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