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JOHN LEE HOOKER
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« C S N & Y | Messaggio #90 » |
Neil YoungNeil Young Old Man Neil Young compone con Bob Dylan e Bruce Springsteen la grande triade di voci "morali" della musica popolare americana. Come per gli altri due, anche l'arte di Young e` soprattutto una fusione di musica e parole che si identifica con il zeitgeist della sua epoca. A differenza degli altri due, pero`, Young prende di mira il caos interiore dell'individuo che e` stato causato dal caos esteriore della societa`. Se Dylan trasduce gli eventi della sua epoca in un universo metafisico, se Springsteen esprime il senso epico della vita ordinaria, Young compie un'operazione psicologica piu` complessa, che stende un ponte fra l'idealismo delle comuni hippie e la nevrosi delle popolazioni urbane. La sua voce, i suoi testi, le sue melodie e il suo stile alla chitarra compongono un messaggio di sofferenza e redenzione che nei momenti migliori sfiora l'allucinazione, la visione mistica, l'illuminazione filosofica, ma sempre da un contesto che e` fondamentalmente infernale. I diversi aspetti della carriera di Young (il folk-singer dei grandi spazi liberi, il militante anti-razzista, il moralista degli eccessi dell'era hippie, il visionario apocalittico, il pessimista universale, il loner malinconico, il rocker dell'alienazione) sono semplicemente gli stadi di un lungo calvario (personale e sociale).
Hey Hey My My Young ha fatto per la canzone intimista cio` che Dylan aveva fatto per quella di protesta: come Dylan sposo` l'enfasi di Whitman e l'ottimismo dell'era Kennedy ai temi del pubblico, cosi` Young ha sposato l'umanesimo di Emerson e il pessimismo dell'era post-Kennedy ai temi del privato. In aggiunta, Young ha inventato lo stile di chitarra distorto, cacofonico, da incubo, che influenzera` la generazione grunge. Young e` anche unico nella sua schizofrenia, che trova sfogo a diversi livelli. Al primo livello, c'e` la dicotomia live/studio. Gli album dal vivo, carichi di un'energia quasi nucleare, sembrano venire da un altro artista, un terrorista musicale, un vero punk. All'interno degli album di studio, si verifica un'altra dicotomia: la ballata country lineare, graziosa, elegante, e la jam "acida", brutta, rumorosa. Questi due modi coesistono raramente: si alternano al controllo della carriera (e della mente?) di Young. Ciascun album in studio e` dominato dall'una o dall'altra. Il suo alter-ego, infatti, e` forse un musicista piu` creativo di Young stesso. Lasciati i Buffalo Springfield (per i quali aveva gia scritto capolavori come Mr Soul, Broken Arrow e Expecting To Fly), Neil Young (originario di Toronto, ma ormai trapiantato a Los Angeles, e poi a San Francisco) intraprese parallelamente la carriera solista e la militanza nel supergruppo Crosby Stills & Nash. Per i tre partner Young scrisse dure canzoni politiche e sociali (Ohio e Southern Man) e malinconiche ballate introspettive (Our House, Helpless, un anticipo di "slo-core", e Don't Let It Bring You Down). Pubblico` a 24 anni il suo primo solo album, Neil Young (Reprise, 1968), sul quale era soltanto inibito da arrangiamenti un po' goffi. Trovo` peraltro l'illuminazione di Last Trip To Tulsa, lungo e solenne racconto per sola voce e chitarra acustica, dimesso e sofferto blues per bianchi alienati, destinato a rimanere uno dei suoi capolavori, e componendo con diligenza il proprio anthemico autoritratto nell'incalzante Loner. Fin qui Young sembrava piu` che altro un abile folksinger, specializzato in serenate malinconiche ed evocazioni vertiginose. Solo su 45 giri venne edita Sugar Mountain, che e` il suo trait d'union con il folk classico. Young conserva l'incedere lento e maestoso per ampi spazi aperti dei folksinger canadesi, cresciuti senza l'affanno della folla e l'incubo dei grattacieli. Il resto è storia Everybody Knows This Is Nowhere (1969), il primo album prodotto da David Briggs, annuncia invece una personalita` piu` complessa, e, soprattutto, un chitarrista di primo piano. L'album contiene infatti lunghe omelie dal sound pesante, sostenute dal ritmo e dagli intrecci strumentali di un complesso rock (Crazy Horse) e trafitte dalle stigmate lancinanti della sua chitarra. Il brano piu` rock e` un boogie marziale, Cinnamon Girl; il piu` impegnato e` Losing End; i due affreschi piu` estesi sono Cowgirl In The Sand, dieci minuti di sincopi graffianti che si sublimano in un soave ritornello folk, e Down By The River, jam onirica all'insegna di un folk-rock rarefatto. Il chitarrismo violento e nevrastenico trasferisce nell'alienazione urbana le sue storie ancora da menestrello bucolico, e lascia intravedere dietro gli scenari stereotipi dei grandi spazi liberi le dolorose convulsioni della sua generazione, dilaniata dalla droga, dai disordini, dalla paura. Young fa oscillare le sue ballate fra i due estremi del folk scarno, solenne, arcaico, e del rock grintoso, elettrico ed arrangiato. Il tono della sua voce, una specie di tenore in falsetto, si piega ora al pathos piu` sublime ora al vigore piu` maschio il resto è storia.
Out on the Weekend Don't let It Bring you Down
Young - Imagine Fonti Wickipedia e altri siti
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