una tempesta calma
Le descrizioni le lascio a chi non ha fantasia
Il suono del citofono era inconfondibile. In altri momenti ci si sarebbe accapigliati per rispondere. Quel giorno la piccola Polly era sola, ma non aveva paura. Aspettava visite. da "La complice della felicità" Di P.J. Forteleza Waka/Jawaka |
Nei su un punto specifico. Da closer una melodia "fine" |
Post n°65 pubblicato il 16 Luglio 2007 da calmo.mare
Un lutto non si discute. Zobi la mosca... |
Eseguo. Con gli occhi chiusi, attendo. kate bush red shoes |
Tra gli abitanti di Rubinia, c'è l'abitudine, con l'approssimarsi dell'estate, di fare delle piccole gite fuori città. Si prepara l'occorrente per il pic-nic e si parte a piedi, verso il ruscello a pochi kilometri dal centro. Tra tutti i più assidui frequentatori di pic-nic, ci sono Errietta Ferguson e Richard Fogarty. Lei, una donna sorridente, con il volto da bambina è conosciuta col nome di Smily. Infatti sorride a chiunque la saluti e il suo sorriso è un meraviglioso sole in pieno inverno. Lui, invece, è perennemente pensieroso. Pieno di dubbi e di pensieri, sempre preso nell'immaginare cosa gli altri stanno pensando di lui. Da qui il nome Foggy. Per lo sguardo annebbiato, ma non è asociale. Almeno non in maniera totale. Qualchuno che riesce a diradare l'annebbiamento di Richard esiste ed è proprio Errietta. Una delle situazioni in cui è più facile imbattersi durante i pic-nic rubiniani è facilmente intuibile. Richard che passeggia, guarda tutti in cagnesco e fuma come un turco avanti e dietro nei pressi della cascatella di Preston, cascatella che prende il nome dal primo cittadino Preston che quando Rubinia era poco più che un accampamento di vaccari cadde lì e si ruppe le gambe. Dopo qualche decina di minuti, appare Errietta col suo ombrellino e la cesta da pic-nic. Il broncio di Foggy, lentamente, si trasforma in sorriso. Più Smily si avvicina più Foggy si rilassa. Fino a che i due si trovano faccia a faccia e ci rimangono per ore, fino a quando Foggy non indica la tovaglia stesa sulla coperta che copre un piccolo quadrato di prato. Si seggono e mangiano in silenzio, ma senza togliere gli occhi l'uno dall'altra. Al tramonto si alzano, ricompongono il cestino e tornano alle loro case. Il sorriso rimane stampato sul volto di Foggy per giorni e giorni, purtroppo però, tende a scemare col tempo e non lo ritrova fino al successivo pic-nic con Smily. da "il dolce paradiso chiamato Rubinia" di J.W.Quaterbis Fratello dove sei? |
Post n°62 pubblicato il 09 Luglio 2007 da calmo.mare
Non so quanto sia necessario spiegare come funzioni, ma credo d'aver capito che si citano cinque film importanti (per lo scrivente), si introducono con un parere e si devono coinvolgere cinque persone... I miei cinque film, ma temo che sono molti di più sono: Al 5° posto
Al 4° posto:
al 3° posto: Perché la frase "ho visto cose che voi umani neanche immaginate..." Mi ha sempre fatto fare il tifo per l'umanità vera e non quella ostentata. al 2° posto: "Dedicato a chi fugge!" il resto del film è poesia. al 1° posto: "senza parole" Coinvolgerò: Liubiza; |
Il reverendo Abramo Wilcok adorava apostrofare i fedeli, che accorrevano numerosi alle funzioni di Rubinia, con frasi d’effetto. Si rivolgeva personalmente ai fedeli chiamandoli per nome. Questo aveva sui fedeli un doppio effetto. Li faceva sentire coinvolti in prima persona e colpevoli allo stesso tempo. Il reverendo Wilcok conosceva perfettamente il termine “colpevole” e conosceva gli effetti devastanti che quella parola poteva suscitare nella coscienza dei più. Da abile conoscitore dell’anima umana, riconosceva al primo sguardo le debolezze altrui. Non perdeva occasione di ricordare al grasso George Hallywell che la gola era qualcosa di più che una debolezza. Alla vedova Wolfenstein, al momento dell’offerta, faceva battute sulla sua generosità, sapendo che avrebbe offerto di più per la nomea di taccagna che si portava appresso. Col pigro Geoffrey si complimentava per aver affrontato il viaggio di ben cinquanta metri per andare alla funzione, visto che tanta era la strada che separava l’abitazione di Geoffrey dal tempio. Alla signorina Annette Pennywise, ricordava che rimanere nubili a quarantadue anni non era un motivo sufficiente per invidiare le giovani spose di Rubinia. Per ogni abitante di Rubinia aveva un peccato su misura da affibbiare. Era riuscito a triplicare il numero dei partecipanti alle funzioni nel giro di pochissimi mesi. Paradossalmente accusando i fedeli, riscuoteva maggior seguito. Il peccato, diceva Wilcok, allontana dalla strada del Signore. Ci rende indegni dello sguardo benevolo di dio e attira su di noi il dispetto degli elementi. Alla fine di ogni funzione, però, praticava il perdono e l’assoluzione di ogni peccato di tutti coloro che ammettevano di aver commesso il peccato di fronte alla comunità. Le funzioni di Wilcok attiravano più curiosi di un reality alla tv, soprattutto sembravano molto più vere le lacrime che sgorgavano alla parola “perdono”. In casa il reverendo Wilcok conduceva una vita morigerata, senza esagerazioni, il giusto di ogni cosa. Non si poteva dire di lui nulla di negativo. La moglie lo trovava addirittura di una noia mortale. Agli occhi degli abitanti di Rubinia, Wilcok applicava le leggi con attenzione maniacale e non perdeva di vista un secondo la via del signore. Il reverendo si inchinò e la donna prese una frusta e lo scudisciò per mezz'ora, lasciandolo tremante in terra. Gli accarezzò la pancia e si accorse che il reverendo aveva raggiunto il culmine del piacere e mormorando quasi tra se da "il dolce paradiso chiamato Rubinia" di J.W.Quaterbis Hall & Oates (Play) |
La bellezza che vedo, la vedono anche gli altri. Anderson Wakeman Bruford & Howe |
Post n°59 pubblicato il 22 Giugno 2007 da calmo.mare
l'asfalto infuocato strappa espressioni dolenti dal volto di chiunque incrocio. La canzone di cui sopra |
A Rubinia esiste un luogo dove le giovani coppie si recano per confermare i loro sentimenti. Si tratta di un laghetto sportivo che durante il giorno vede solo alcuni anziani spendere il loro tempo nell'attesa di un pesce che abbocchi. La sera invece il bordo del lago è illuminato da piccole luci che rendono il luogo suggestivo e romantico. E' abitudine di molte ragazze di Rubinia farsi accompagnare al piccolo laghetto dell'amore, quando si sentono pronte al grande passo. da "il dolce paradiso chiamato Rubinia" di J.W.Quaterbis
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Post n°57 pubblicato il 07 Giugno 2007 da calmo.mare
... quanto i silenzi che fanno maturare pensieri "altri". quello che non c'è... |
Post n°56 pubblicato il 06 Giugno 2007 da calmo.mare
Se non fosse stata l'ora di andar via, Con gli occhi smarriti di chi si è perso |
non posso dire ciò che penso in ogni circostanza.
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Post n°54 pubblicato il 05 Giugno 2007 da calmo.mare
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Post n°53 pubblicato il 04 Giugno 2007 da calmo.mare
L'ora notturna più fredda è quella che precede il sorgere del sole. Eyes Without a face (pressa qui per listenare) |
Post n°52 pubblicato il 01 Giugno 2007 da calmo.mare
Sono perennemente in conflitto tra l'impulso e la ragione. Vorrei sapere come agire per non sbagliare! |
Ogni tanto nel cuore della notte di Rubina, si sente il pianto di un uomo. Il pianto inconsolabile di un essere con un carico di sofferenza senza fine. E' Reginald Stensfield a piangere. E’ stato visto più volte girare come in stato di sonnambulismo e piangere per le strade deserte di Rubinia. Nessuno sa perché, inoltre a detta di tutti, Reginald, è l'abitante più allegro di tutta Rubinia. Di giorno lo si incontra impegnato nelle mansioni quotidiane, sempre sorridente pronto al saluto, con un inchino sfacciatamente galante per le signore che incrocia sul suo cammino. Il motivetto che fischietta continuamente è inquietante ma allegro e incalzante. Di lui molte donne si sono innamorate ma poche si sono accompagnate a lui per molto tempo. Non è brutto e non è bello. Non è antipatico e non è un "bel tenebroso". Non c'è nessuno che lo conosce abbastanza bene per riuscire a spiegare cosa accade a Reginald durante le notti di pianto. Una volta Janet, la commessa della farmacia municipale di Rubinia, gli ha domandato come mai piangesse di notte. Lo sguardo stupito di Reginald, non ammetteva repliche. "Io dormo la notte, sentirai qualcun altro! Di notte dormo come un sasso. Non ricordo di aver mai pianto in vita mia." da "il dolce paradiso chiamato Rubinia" di J.W.Quaterbis danzando con le lacrime agli occhi (ultravox 1984 Play) |
Post n°50 pubblicato il 28 Maggio 2007 da calmo.mare
"Il fine giustifica i mezzi..." O almeno così mi hanno sempre detto i furbi che me l'hanno fatta alle spalle; clandestino... |
Post n°49 pubblicato il 25 Maggio 2007 da calmo.mare
Il caldo opprimente, di notte diventa insopportabile. |
Burro il pazzo. Burro il saggio. Burro senzaunocchio. Burt Robert Urlich conosciuto in tutta Rubinia con il soprannome/acronimo di Burro aveva diversi nomignoli, ma a detta di tutti era più pazzo di un somaro punto nei coglioni da un calabrone. Burro dallo spagnolo vuol dire somaro. Era facile vederlo passeggiare sotto un sole cocente praticamente nudo, fatta eccezione per una mutanda sbrindellata con un colore indefinibile. Improvvisamente si metteva a correre e gridare "Alleluia" se qualcuno gli regalava un penny. Alcuni lo avevano visto fare a pugni con la sua ombra e perdere ai punti. Il gestore del drug store ogni tanto gli dava una gazzosa con una macchia di vino rosso della california per vederlo ubriaco per poi sganasciarsi dalle risate mentre, in preda al delirio, Burro invocava i santi chiamandoli per nome uno ad uno, affinchè se lo portassero via nel cielo. Il falegname aveva preparato la bara per burro da alcuni anni perché si aspettava che prima o poi i santi sarebbero venuti a prenderlo sul serio. Le signore che la domenica andavano a messa cucivano dei vestiti e rammendavano quelli bucati per Burro. Non aveva fatto mai del male a nessuno se non a se stesso e anche in quei frangenti ci andava con i guanti bianchi. Era molto educato e salutava tutti con un inchino. L'unica persona che però si prendesse veramente cura di lui era Dorotea Willson. La vedova Willson era rimasta vedova a soli trentatre anni e dopo quattro anni di lutto aveva cominciato a prendersi cura di Burro. Lo faceva dormire nella sua stalla, riadattata a piccola dependance, gli preparava il bagno una volta alla settimana, gli preparava i pasti una volta al giorno e le notti tempestose lo faceva dormire in casa. Per il paese la vedova Willson era una benemerita, per Burro era una benedizione. Recentemente una voce girava tra gli infaticabili pensatori di "malipensieri". Tali pensieri mettevano in relazionele dimensioni di Burro e la solitudine della vedova Willson. Nessuno lo disse alla vedova, ma qualcuno dei ragazzi più audaci lo disse a Burro. Nessuno ha più rivisto Burro negli ultimi mesi, qualcuno pensa che i santi stavolta sono venuti a prenderlo una volta per tutte. Nessuno però si azzarda a chieder nulla alla vedova Willson che per la seconda volta ha cominciato a vestire gli abiti neri del lutto. da "il dolce paradiso chiamato Rubinia" di J.W.Quaterbis |