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Post n°154 pubblicato il 04 Giugno 2017 da umbredemuri

L'incontro avvenne una sera qualunque, divenne l'incontro di una vita. Un incontro estemporaneo. non poteva essere altrimenti. Un incontro come mille, nato sull'equivoco, lei pensava fossi un altro, io giocavo ad esserlo. Poi lentamente parola dopo parola nota dopo nota abbiamo imparato ad odiarci, con rispetto, con enfasi, con simbiosi, serenamente, quotidianamente, ossimoricamente. Un odio sottile, un rancore sottile, un gioco sottile, anacronistico, nel rispetto di regole mai scritte. Nella speranza di nessuna speranza, a contemplare il risultato di  quell'empatica minestra letteraria. Una splendida accozzaglia pseudo-teatrale maledettamente divertente.
Spesso pareva di parlare con l'inconscio perchè quando le linee coincidono, il pensiero diventa uno e non importa da dove provengono le parole, possono solo seguire quell'unica via.
E senza mai incontrarsi, per non distruggere quella radiosa polla, ci siamo rincorsi per anni.
Una contraddizione ancestrale, una commistione frombolica, un estasi musicale, un insieme di sensazioni diversamente irraggiungibili.
Il motto era 'scribo ergo sum'.
Ora non è più vero, scrivere è divenuto intransitivo, mi sto scrivendo addosso.
Quando scrivere diventa intransitivo serve la parola fine, ma poi ripenso a te e mi cerco disperatamente la parola perfetta, quella che tu hai sognato, quella che, come il pigreco nei numeri, contiene tutte le parole dette e scritte, pur così breve che nessuno la rammenta, così determinante che la si può solo sognare.
Forse quella parola sei tu, tre sillabe che, per chi le sa pronunciare, racchiudono tutti i più bei sentimenti.

 
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