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Post n°539 pubblicato il 08 Giugno 2012 da ipostasideltempo
Prendendo spunto dalla genealogia di Gesù, come è presentata in particolare nel Vangelo di Matteo e Luca ,si evidenziano tre figure femminili, quella di tre donne straniere, non appartenenti al popolo d’Israele: Tamar, Rut, Betsabea. Chi erano queste tre donne?Cominciamo da Tamar:La storia di Tamar è contenuta nel capitolo 38 del libro della Genesi: Giuda, figlio di Giacobbe, separatosi dai suoi fratelli, si è stabilito presso un uomo di nome Chira, ha conosciuto la figlia di un cananeo, l'ha sposata e da lei ha avuto tre figli, Er, Onan e Sela. Ha scelto poi Tamar, donna che la tradizione considera cananea, come moglie per il suo primo figlio, Er. Ma Er è presto morto. Giuda, allora, ha invitato il secondo figlio, Onan, a sposare Tamar e a dare una discendenza al fratello, secondo la legge del levirato. Ma Onan, sapendo "che la prole non sarebbe stata considerata come sua", non vuole avere figli. Dio lo fa morire e Giuda rimanda Tamar da suo padre. Muore poi la moglie di Giuda e Tamar, saputa la notizia, si copre con un velo e va incontro a Giuda: "aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie". Giuda non la riconosce, poiché si era coperta la faccia, la scambia per una prostituta e per andare con lei le promette un capretto, lasciandole in pegno il sigillo, il cordone e il bastone. Tamar si unisce a Giuda, concepisce un figlio e si allontana, riprendendo poi le sue vesti vedovili. Giuda manda un amico con un capretto per cercare la donna e riavere indietro i pegni lasciati a lei. Ma l'amico non trova nessuna prostituta. Tre mesi dopo giunge a Giuda la notizia che sua nuora si è prostituita ed è incinta. Giuda comanda che sia bruciata, ma Tamar gli manda a dire che è incinta dell'uomo a cui appartengono un sigillo, un cordone e un bastone. "Giuda li riconobbe e disse: "Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela" (Gn 38, 26). Tamar partorìsce due gemelli, Perez e Zerach (nella genealogia di Matteo sono chiamati Fares e Zara). Per quanto riguarda Rut la Bibbia dedica un libro intero, la cui collocazione all'interno della Bibbia stessa è discussa: la tradizione ebraica (Testo Masoretico) pone il libro di Rut fra i così detti "Cinque Rotoli" (le cinque Maghillôt o "rotoli festivi": Rut, Cantico dei Cantici,Qoélet, Lamentazioni, Ester) che vengono letti durante le feste dell'anno (in particolare la lettura liturgica di Rut avviene durante la festa di Pentecoste). Nella tradizione greca e poi latina , il libro di Rut si trova tra i libri storici, subito dopo il libro dei Giudici, forse per le parole con cui inizia: "Al tempo in cui governavano i giudici..."Il libro di Rut racconta la storia di una donna moabita, che abbandona il suo popolo per seguire la suocera ebrea a Betlemme. Da Rut nascerà un bambino, Obed, che sarà padre di Iesse, il padre del re Davide.Infine l'adultera Betsabea, che viene indicata come la moglie di Urìa.Re Davide, abbacinato dalla bellezza di Betsabea , moglie del suo ufficiale, Uria, un hittita naturalizzato ebreo. Davide convoca la donna e ha con lei un rapporto adulterino. E lei gli manda poi una comunicazione lapidaria: "Sono incinta!". Questo comporterebbe per la donna la pena di morte, essendo in stato di flagrante adulterio (suo marito è in guerra, all'estero).Si apre, così, il secondo atto che ha per attori Uria e Re Davide: questi cerca di convincere il marito di Betsabea, in licenza militare, a sostare a casa sua, così da avere con lei rapporti sessuali e così giustificare lo stato di sua moglie. Ma Uria rifiuta,firmando cosi la sua condanna a morte. Davide, infatti, gli ha consegnato l'ordine da recapitare al generale Ioab: in esso si raccomanda di esporre Uria in prima fila così da farlo morire in guerra. Cosa che puntualmente si verifica.Arriva a corte l'atteso dispaccio: "È morto il tuo servo Uria". Per Davide questo risolve tutto: può finalmente sposare l'amata Betsabea, senza essere toccato dal rimorso. Ma nel silenzio complice del popolo che teme il potere, si leva solitaria una voce, quella del profeta Natan. Egli si presenta al re e gli narra una parabola essenziale, tracciata con poche pennellate.È la storia di una violenza perpetrata da un ricco su un povero a cui è strappata l'unica pecorella. Davide reagisce emettendo una sentenza durissima contro questo prepotente. È a questo punto che il profeta gli punta l'indice contro gridandogli: "Sei tu quell'uomo!". Il re si è, quindi, inconsapevolmente autocondannato.Natan, allora, pronunzia un'aspra requisitoria contro il sovrano, denunziando non solo il suo adulterio ma anche l'omicidio di Uria, sia pure perpetrato da altre mani. Davide, ritornato alla sincerità della sua coscienza, confessa la sua colpa: "Ho peccato contro il Signore!". E queste parole sono il punto di partenza del Salmo 51, il Miserere, che la tradizione metterà sulle labbra di Davide. Il Signore perdona, ma non ignora la necessità dell'espiazione che avviene in una forma che a noi crea imbarazzo: il figlio nato dalla relazione con Betsabea, nonostante le implorazioni di Davide, morirà. Nei primi anni del 900',scrive il grande poeta francese Charles Péguy, : «Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Gesù è spaventosa. Pochi uomini hanno avuto forse tanti antenati criminali, e così criminali. Particolarmente così carnalmente criminali. È in parte ciò che dà al mistero dell’Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondità, un arretramento spaventoso. Tutto il suo impeto, tutto il suo carico di umanità. Di carnale. Quantomeno per una parte, e per una gran parte». Questa genealogia di nomi di criminali, di adultere e di meretrici che l'evangelista Matteo descrive nella stirpe umana di Gesù tende ad evidenziare il mistero della misericordia di Dio. Lo stesso Gesù sceglie Paolo, che lo ha perseguitato, e Pietro, che lo ha rinnegato, al quale erano così devoti i cristiani dei primi tempi, quelli che nei momenti più duri delle persecuzioni, per paura, avevano ceduto alle pressioni, abiurando la propria fede. Pietro e Paolo, un rinnegato e uno zelante persecutore, sono le colonne della Chiesa. Ogni popolo che scrive la sua storia ufficiale, parla delle sue vittorie, dei suoi eroi, della sua grandezza. Quanto riportato da Matteo nella sua genealogia e' un caso unico, mirabile e stupendo, evidenziando i peccati degli antenati di Gesu',piuttiosto che nasconderli per rendere il racconto piu' fedele al mistero dell'incarnazione divina. |
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"Io sono il Grande Fenice, che è in On, supervisore di tutto l'esistente.
Mi librai in alto in volo quale dio primigenio e assunsi forme.
Io sono Horus, il dio che dona luce per il tramite del suo corpo."