Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Messaggi del 18/03/2008
Post n°50 pubblicato il 18 Marzo 2008 da middlemarch_g
Quello che ci frega è la coerenza del ruolo. Prendete me. Faccio un lavoro che mi ha stancato da parecchio. Sono piena di progetti, desideri, visioni, ma mai un'ombra di tempo per dedicarmici. L’urgente, l’urgenza, le urgenze. Urge sempre tutto nella vita. E per vivere quanto tempo resta? Ieri mi sono decisa a invertire la rotta: il lavoro lo relego al tempo che avanza, quello di cattiva qualità. E per il resto comincio a fare quello che mi piace. E va bene, fin qui ci siamo. Lo comunico al mio capo, che all’apparenza non la prende neanche male, forse perché sull’immediato l’ho colto di sorpresa e non gli ho dato il tempo di razionalizzare. Oggi però le cose cominciano a cambiare. Ci ha dormito su. Siccome sono una statale, sia chiaro, veri strumenti di coercizione non ne ha. Si sa che siamo degli sculati della Madonna. Sottopagati, ma intoccabili. Se dico part time, è part time. Anche se forse da precaria al momento del rinnovo mi costerà il posto. Me la può tirare per le lunghe qualche mese, ma alla fine me lo deve dare. E’ inciso nella pietra delle tavole della legge contrattuale. Per cui gli attacchi diretti sarebbero inutili, e lo sappiamo tutti e due. Preferisce allora strategie più bizantine, da mandarino cinese, del tipo: come faccio a fare a meno di te? C’è tutta una serie di progetti che dovremo accantonare. Mi piange il cuore a doverti destinare a un’altra struttura. Più quella che preferisco, la nomination alla palma martiriale: sei una delle poche su cui potevo fare affidamento. Ora non intendo discutere il merito. Sarei ingenerosa se cominciassi a sostenere che sono riconoscimenti fuori tempo massimo, perché non è vero. Me li faceva anche prima, è una brava persona e non ho niente da rimproverargli. Quello che mi impressiona è la perversa attrazione che questi schemi esercitano su di me. Perchè d’improvviso ti accorgi quanto contino certe immagini nella costruzione della tua identità. Tu per primo ti sei riconosciuto in quel ruolo, ti sei integrato, ti sei identificato. Quanto ti è piaciuto, mentre ti sbattevi in un lavoro squalificante o comunque distante dai tuoi desideri, sublimare la frustrazione nel potere del ruolo sacrificale? In che misura ti ha appagato? E adesso che ci rinunci per tua scelta, qualcosa di te viene a mancare. Nel mio caso non è grave, per fortuna. E’ stata un’amputazione relativamente lieve. Ma non a tutti va così bene. E’ questa la fottuta fregatura: quando sacrifichi passione in nome del buon senso o della paura, lo paghi cash con un pezzo di te per compensare. E sulle lunghe distanze questo vuol dire che se sacrifichi tutto e sempre, a occupare lo spazio che chiami tuo alla fine non rimane più un cazzo che sia davvero tale. Pensateci. E se proprio non avete altro, ogni tanto mettetevi almeno a ballare nudi sul divano. Conservate uno spazio per la follia dionisiaca. Vi conviene sempre. Non avete niente da perdere. E tutto da guadagnare. |
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