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'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 28/06/2009

Troncare, sopire

Post n°525 pubblicato il 28 Giugno 2009 da middlemarch_g
 

La lettera di don Farinella gira da diversi giorni sul web, perciò penso che l'abbiate letta anche voi, e con profitto. E' molto lunga, ma direi che vale la pena fare lo sforzo di scorrerla fino in fondo per diverse ragioni.

Perché è raro sentire un prete dire pane al pane e vino al vino con questo grado di meritevole acidità solforosa. Non peraltro, è che di norma non hanno proprio il background giusto per produrre considerazioni dirette. Quando c'è di mezzo la tutela dei loro interessi l'espressione barocca e bizantina ce l'hanno proprio nel sangue, e se non possono partorire una frase affetta da una consecutio fumosa e contorta che consenta di dire tutto e il suo contrario, e che lasci aperto un tornado di spiragli attraverso il quale far passare, all'occorenza, ogni ipotesi di opportunismo etico, non si sprecano nemmeno ad aprire bocca. Per certi aspetti mi hanno sempre ricordato quel passo del Signore degli Anelli dove Barbalbero dice a Pipino e Merry: noi Ent crediamo che non valga la pena di dire qualcosa se non serve moltissimo tempo per farlo. Mutatis mutandis. Sono Signori degli Anelli anche loro. E di una variante particolarmente fetente.

Per cui insomma mi colpisce che un sacerdote sappia andare dritto al punto con una determinazione che ormai non senti più esercitare manco da Pannella, quando è in forma.

Per certi versi mi fa molta tenerezza. Molta, molta tenerezza. Per altri ancora invece mi fa rabbia. Una tremendissima rabbia. Perché dice cose assolutamente vere, assumendosene ogni responsabilità. E al tempo stesso è un prete. Fa il prete. Che oltretutto all'apparenza conosce la storia della Chiesa, perché cita cose colte e appropriate (anche se sull'iconcina di S.Ambrogio che fustiga gli imperatori avrei le mie riserve, ma vabbè, lasciamo perdere, ché altrimenti si finisce fuori tema e all'indomani dello scritto di italiano alla maturità non sarebbe un buon auspicio).

E allora te lo domando, don Farinella: non lo sai da quant'è che va avanti così? A occhio, sono 1700 anni. Dall'editto di Teodosio e dal cattolicesimo religione di stato. Millesettecento anni che ciclicamente un prete come te si incazza e comincia a sputare legittimi rospi sul viso del cardinale, o del vescovo, o del papa più meritevole di riceverne. E siccome sono sempre critiche mirate che centrano piuttosto il punto, sono 1700 anni che raccolgono un discreto seguito. Certe volte il seguito s'è così gonfiato e cresciuto alimentando la sua marea montante di protesta, che non s'è fatto più in tempo a recuperarlo, neanche in corner, cosa che pure costituisce la specialità del management curiale. I protestanti, per dire. E insomma sono 1700 anni che la gente come te ha solo due opzioni: o se ne va, oppure finisce male - occasionalmente molto male - e in ogni caso non cambia di una virgola il decorso delle cose. Questo perfino quando gli riesce di smuovere di una virgola qualche coscienza porporata, cosa che occasionalmente è pure accaduta. Sapete cosa disse Giordano Bruno appena conclusa la lettura della sua sentenza di morte, no? Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam. Che sarebbe all'incirca: tremate più voi a pronunciarla che io a riceverla.

E allora, mi chiedo, non potremmo cominciare a prendere in considerazione l'ipotesi che forse quest'utopia da martiri, quest'ambizione smodata di cambiare la Chiesa dal'interno magari non funziona? Che la Chiesa è un'istituzione fondata su premesse sbagliate e che come tale non può che produrre conseguenze deliranti? Non potremmo provare a dirci che della Chiesa si può fare a meno e che non è questo che farà di noi individui peggiori? Così, almeno per provare.

Perché onestamente dopo millesettecento anni questo giochetto comincio a trovarlo piuttosto puerile.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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