Mise en abyme

Pietre come isole del pensiero

Finalmente trovo un po' di tempo per me.

Oggi portando avanti i miei 10000 progetti, saranno almeno tanti :-), nel mio entusiasma sono frenata da una chiamata. Una mamma, un ennesima mamma mi chiama.

Ora le riconosco subito queste chiamate: dal tono della voce, dal ritmo, dall'incertezza che percepisco dall'altra parte, dalla paura, dalle interrogazioni e tante altre cose che non possono scriversi. Ho capito subito e subito ho cercato, alla meglio con i miei limiti di trovare le parole giuste. Non sono una pscicologa, e parlo quindi come parla una mamma. Magari meglio. Non so.

Sono emozioni che oramai da mesi cumulo nel cuore, talvolta le testimonianze sono difficili da sentire e cerco di gestirle come meglio posso. Devo cercare di preservarmi e però intanto rispondere col sorriso a queste mamme che mi chiamano e che poi subito mi voglione vedere. Verrà domani sera. La mia casa non è mai chiusa. Mai.

Ricordo quanto avrei voluto anch'io trovare qualche anno fa una porta aperta.

Oggi non la chiudo a chi ne ha bisogno. Sono nate così  bellissime storie di complicità, di scambi alcune volte di amicizie.

Quando se ne vanno poi, con un po' di documentazione, con la storia di un'altra mamma in testa, la mia, informazioni sul possibile, sul da farsi spesso percepisco una nuova speranza e questo mi fa piacere.

Ancora oggi mi chiamava una di queste mamme che avevo incontrato qualche mese fa, stressata, nei dubbi, veri dubbi -non quelli falsi- e che mi ringraziava per la serata di ieri..una sorta di corso-formazione  che abbiamo messo su coll'associazione. Ho apprezzato il gesto e poi quasi intimorita mi chiedeva se potevamo rivederci ancora una volta per parlarci da mamme. E come no?

Penso il volontariato sia una dimensione di vita. C'è chi lo riduce talvolta ad una dimensione meramente sociale. Può anche esserlo, ma è senz'altro l'aspetto il meno interessante. Qui c'è tanta gente così.

La sera poi, dopo, mi ritrovo da sola. Quasi. Mi abitano tante emozioni. Ci penso. Talvolta cerco di tradurle in parole. Talvolta non dormo. Dovrei cercare di preservarmi. Perciò tutte le mie energie vertono sul creare Ginevra un centro specialistico in autismo dove la gente potrebbe rivolgersi, ricevere infomazioni, sostegno e speranza.

Spero poter farcela. Siamo in tanti a sperare.

Devo dire che il silenzio della notte mi aiuta a pensare. Nel silenzio cè una forma di vuoto, ma che non associo come  nella cultura occidentale al nulla, ma bensì come nella cultura orientale che così tanto amo e apperzzo, al principio del tutto.

Il vuoto come generatore di vita. Hai mai visto l'arte del karesansui ? Ecco per me la notte è come quell’arte, dal vuoto silenzioso, costruisco un mio giardino di pietra. Sembra arido, invece è vita. Chiedilo alla pietra. Poi a te.

L’amore per me è un po’ come quel giardino. C’entra solo chi ne possiede l’arte. Sapete voi che lo sbaglio può essere fatale ? Io lo ignoravo, l’ho saputo dopo. Le pietre sono  isole che possono  anche essere intese come "isole di pensiero" ; il loro numero è fondamentale: non devono mai essere pari e mai quattro, perché questo ideogramma è simile a quello della morte. Per ogni cosa ci vuole un’arte ed una sapienza. Non è così ? E poi ci vuole anche un po’ di Bellezza, dentro. La Bellezza è sempre purezza. Non è così ? E poi ci vuole tempo. Quel tempo necessario a far nascere una roccia. Colla roccia poi costruisci un tuo giardino.

E per chi non ha tempo, del tempo ne rimane.

Queste parole non sono mie.

Buona notte a tutti.

Beatrix