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Mise en abyme

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Imaginato ?

Post n°340 pubblicato il 06 Aprile 2008 da Beatrix_a.c

Vivere al quotidiano con un bambino autistico è difficile sul piano emozionale per una mamma. Talvolta in certi periodi della propria vita ancora più difficile. Nel rapporto col bambino autistico manca il senso della reciprocità e sopratutto della capacità da parte sua a pensare e a relazionarsi  con l'altro. Questo senso della relazione gli si deve insegnare, è il frutto di un lungo e intenso apprendimento.

Oggi quando dopo una sana giornata Gabriele non mi ha visto, quando mi vede risponde al mio "buongiorno", non riesce ancora spontaneamente a dire lui "buongiorno". Mi considero tuttavia fortunata, mi risponde. Su richiesta mi dà anche un bacio. Questa mancanza di spontaneità in un rapporto d'amore non è normale, diciamo non è consueto. Non fa parte del nostro naturale senso sociale.

Talvolta, a secondo della propria giornata, è difficile da gestire sul piano emozionale. Io capisco mio figlio, so che mi ama e so che questo è il suo modo di amarmi e non potrebbe fare altrimenti finché non glielo insegno io. Nonostante lo sappia non è semplice e non lo sarà mai vivere  questo amore attraverso questo canale così poco abituale. Davvero non lo è. SO ma non VIVO, se non come frutto di un SAPERE il suo amore.

Imaginate solo un momento, un momentino solo che cosa questo concretamente significhi.

Imaginato?

Un bambino autistico ti spinge a riflettere sul senso dell'amore in generale. E come potrebbe essere diversamente? Siamo nati, penso, per poter amare e ricevere amore. Non è così?

Ogni forma di "interruzione" del rapporto, ogni senso di "mancanza"  nel senso della relazione tra due esseri che si amano è morte. Quello che non è vita è morte. La relazione è vita, l'assenza di relazione è morte. Morte di un sentimento, di una speranza, di un'emozione, ci sono tante, tantissime forme di morte nella vita. Come un preludio.

Chi vive con un bambino autistico CAPISCE colla mente il senso di questa morte, morte per sé non per lui, perché lui non percepisce allo stesso modo il senso della relazione, lui ha una forma mentis completamente diversa dalla nostra. Per lui la relazione non è se non come la percepisce lui, cioè attraverso il canale dei propri bisogni.

Ieri è stata una giornata difficile. Non è mai semplice sentire i risultati di un'inchiesta sull'autismo, mai semplice ascoltare le testimonianze di altri genitori, mai semplice saper che cosa dover ancora affrontare questi prossimi anni che poi sarà -tutti lo sappiamo- per il resto della nosta vita.

Avrò bisogno di un basamento. Voi come lo imaginate questo basamento?

In me, nell'altro? Secondo voi, dove ? Nell'amore? Nel coraggio?

Prima di rispondere, se volete, vi prego, vi prego davvero di imaginare solo un momento, un momentino solo che cosa questa mia dimensione di vita concretamente significhi.

Imaginato?

In me, nell'altro? Secondo voi, dove ? Nell'amore? Nel coraggio?

Dicevo una volta: Penso che sia importante avere in mente come punto d'appoggio interiore e insieme di confronto la dimensione del non ritorno, della possibilità del non ritorno.

Dedico a questo post a Jeanne,

figlia della nostra Presidente.

Buona domenica.

Beatrix

Pensare e dire, è vita. È vita.

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Commenti al Post:
Writer_lady
Writer_lady il 06/04/08 alle 08:36 via WEB
Vedi Bea, lo hai scritto dopo poche righe quello che stavo "immaginando" nelle prime: che il discorso è sull'amore in genere. Che il discorso, cioè, che tu riferivi al tuo piccolo chiamandolo "autismo" ("manca il senso della reciprocità e sopratutto della capacità da parte sua a pensare e a relazionarsi con l'altro") sinceramente riguarda MOLTISSIMI esseri umani (non dirò MASCHI, perchè non è questione di sesso) che sono nello standard della "normalità". Con la differenza che nel loro caso c'è spesso MALIZIA, intenzionalità, indifferenza meditata... E che invece il tuo fiorellino dona moltissimo e tu lo sai...
 
 
Beatrix_a.c
Beatrix_a.c il 06/04/08 alle 18:01 via WEB
Il mio fiorellino mi offre quello che lui è. In questo non mente e io lo so. Non per questo talvolta non sia difficile essere la mamma di un bambino che soffre del senso della relazione. Anche se ovviamente lo capisco. C'è una differenza tuttavia tra capire e ris-sentire. Poi per gli altri, coloro che non sono autistici, e -come dici tu- per malizia, intenzionalità o indifferenza non investono sul serio la relazione, per motivi loro, penso semplicemente che si perdono qqsa. Ma insomma oggi come oggi magari anche quel senso del perdere non ha nessun valore. Non è un giudizio. Chi mi conosce sa che non è il mio modo di pensare,quello di sentenziare, sono troppo amante della libertà di ognuno, soprattutto poi nel modo di amare. Solo che chi ama in quel modo non potrebbe amare me e io senz'altro non potrei amare lui. L'amore per essere tale, penso, non consente compromessi sul senso del dare e del ricevere. Penso. Sennò poi scompare. Un abbraccio a te, Bea
 
tanksgodisfriday
tanksgodisfriday il 06/04/08 alle 08:58 via WEB
Scritto e cancellato il mio commento un'infinità di volte. Ci ho bevuto su un caffé, ho risposto a un commento da me, ho riprovato, niente.
Il fatto è che io non so nulla di cosa voglia dire vivere la tua situazione, difficile rispondere alla tua domanda.
Chiedi del "basamento". Mi piace il termine che hai usato, trovo appropriata l'idea della solidità, del punto di riferiemnto fermo: credo che sia in te e nell'amore. Gli altri possono aiutare a superare momenti di incertezza, il coraggio viene fuori quando serve. Ma è il legame tra di voi a contare.
Ciao Bea.
 
 
Beatrix_a.c
Beatrix_a.c il 06/04/08 alle 18:21 via WEB
Sapessi quanti caffé bevo io prima di scrivere qqsa! Ti apprezzo molto caro Tanks perché quello che hai detto mi sembra molto giusto. Il basamento sarò io. Il mio amore, può, per i miei figli conoscere come unica variabile quella del più. Una sorta di spirale positiva. Ma il mio "io" è anche fatto del senso del mio amare. Tutti i nostri "io" sono fragili o più forti per questo senso dell'alterità, alterità che però ci fa essere non autistici. Davvero? Nel pensiero di Platone, l'alterità era il concetto oppposto a quello di "identità" (temine un po' troppo moderno, ma insomma...). Mi ha fatto sempre riflettere questa "falsa" opposizione. Un cordiale saluto a te, Bea
 
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