ONE MAN TELENOVELA
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La fiacca, lo scialo, l'amour, la guerre, le travail
Post n°15 pubblicato il 14 Giugno 2007 da molinaro
La fiacca, lo scialo, perdere tempo e pensare che forse lo si perde comunque, oppure mai. Non estremizziamo: ci sono modi migliori e peggiori di impiegarlo. Ma non sarò mai un positivista. Ricordo bellissime giornate in cui non ho combinato nulla di oggettivo e tantomeno di produttivo. Parole dal significato incerto, peraltro. Stamattina alle sei mi hanno svegliato i vigili urbani per chiedermi di spostare la Panda. Non che fosse posteggiata male, è solo che è esplosa una tubatura e devono scavare proprio lì, sotto la mia Panda. Bene, l’ho spostata. Così adesso so che il passaggio di proprietà è registrato, se mi hanno trovato subito leggendo la targa. Però gli adesivi da appiccicare sul libretto non sono ancora arrivati. Mi ha mandato un messaggio una mia amica di Venezia, era dal dentista. Il dentista mi ha fatto pensare a un’altra amica, di Roma, che aveva un dentista fra i suoi tre amanti principali, che la trattavano tutti e tre malissimo e secondo me lei era – ed è – una ragazza splendida. Un anno e mezzo fa all’improvviso ha smesso di rispondere al telefono e ai messaggi e alle lettere e poi dopo che ho insistito in vari modi mi ha mandato un messaggio laconico dicendomi di non cercarla più. Mi sto ancora domandando perché e che cosa ho fatto di sbagliato e mi manca. Chiaro però che a me mancano troppe persone perché ciascuna di loro possa considerare la cosa rilevante. Mi piace questa frase che mi è venuta così senza volere, l’avesse detta Woody Allen la metterebbero qua e là nei posti dove si mettono le frasi. A me mancano troppe persone perché ciascuna di loro possa considerare la cosa rilevante. Le persone, e le donne in particolare, gradiscono una certa esclusiva. Comunque l’amica di Roma, che poi non è proprio di Roma ma ci abitava e non so se ci abita ancora, dopo avere abitato a Como e a Parma, mi manca «specialmente». Chissà se sono troppe anche le persone che mi mancano «specialmente». Sono incostante e poco gerarchico. L’altra notte ho dormito solo tre ore e non per insonnia ma perché ho lavorato fino alle tre e mi sono dovuto alzare alle sei, ma non sono uno stakanovista, è solo che faccio tutto alle ore sbagliate, per esempio adesso tutti i bravi adulti regolari lavoratori staranno appunto lavorando e io cazzeggio nel blog. È complicato non fare nomi, l’amica di Venezia, l’amica di Roma (che poi a Roma ne ho due o tre o quattro), mi ci ingarbuglio. Ma inventare nomi di fantasia è peggio ancora. Odio quando lo fanno i giornalisti: «La piccola Chiara è stata vista l’ultima volta appollaiata su un palo del telegrafo a Cosseria, in provincia di Savona. Gli inquirenti hanno immediatamente interrogato la popolazione per accertare come mai a Cosseria ci sia ancora un palo del telegrafo, visto che primo il telegrafo non si usa più e secondo adesso i cavi sono tutti interrati. Naturalmente Chiara è un nome di fantasia. La polizia brancola nel buio, per forza che poi qualcuno qua e là si prende una manganellata a caso». Ieri ho passato molte ore a letto con un’altra amica, questa dei dintorni di Torino, a parlare, dormire e fare massaggi (niente più di questo, ragazzi, niente più). Certe cose normalissime a raccontarle suonano strane. Come scrive Stephen King in un suo racconto giovanile (Stand by me, un gran bel racconto), le cose importanti sono anche semplici ma sono le più difficili da raccontare. L’amica con cui sono stato a letto ieri (vedete come la frase è equivoca!) ha trovato in casa sua una lettera mia per lei già aperta da altri, presumibilmente i suoi genitori, diciamo quasi certamente i suoi genitori. Non è la prima volta che accade. Stavo macchinando con lei di mandarle magari nei prossimi giorni un po’ di lettere con dentro solo un foglio con su scritto: Ma farvi i cazzi vostri no, eh? Sì, la cosa dello spionaggio è un po’ collegata a quella dei nomi. Un’altra amica ancora (è chiaro che con il termine «amica» definisco una molteplicità di rapporti con varie sfumature; ma esiste forse una parola migliore?) sta dalle parti di Vicenza, è una ragazza molto dolce, scintillante, i suoi baci sono buoni, ci piace abbracciarci le poche volte che possiamo. Se scrivessi qui il suo nome potrebbero esserci problemi familiari per lei, forse. A volte però ci si lancia e non ci si bada. In un locale in riviera ho letto una poesia d’amore per una splendida ragazza e c’era lì anche il suo fidanzato, e si capiva benissimo per chi era la poesia. Uno in certi momenti pensa: basta, vada come vada. No? Mica si può sempre star lì. L’amour, la guerre, Julienne, come dice quella poesia di Guido Catalano con musica di Andrea Gattico [in Sbronzi all’alba senza sigarette, vi consiglio il CD ma anche lo spettacolo dal vivo, per esempio lo fanno adesso a Torino venerdì 15 alle 22 all’Imbarchino (che è un posto di cui parlo in un messaggio precedente) e sabato 16 alle 21.30 alla libreria Massena (altro posto di cui ho già parlato – è bello, mi accorgo che ricominciano a esistere dei luoghi, c’è stato un periodo che quasi non ce n’erano)]. Certo che scrivere fluentemente puttanate è una cosa che mi riesce abbastanza bene. A questa riga sono arrivato in una ventina di minuti, conosco gente che ci metterebbe un giorno o non ci riuscirebbe mai. Mi pagassero per scrivere queste puttanate avrei risolto ogni mio problema economico. Ma poi forse no, immediatamente non mi sentirei più libero. Amen. Mettiamoci al lavoro, l’altro, quello noioso obbligato e pagato, benché poco. Buona giornata! |
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