ONE MAN TELENOVELA
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Non è un paese per vecchi
Post n°262 pubblicato il 04 Marzo 2008 da molinaro
Non è un paese per vecchi. E quale paese lo è? Quando sei vecchio ti mettono da parte, non ti prendono in considerazione per le offerte di lavoro ma neppure (ultimamente) ti offrono una buona pensione, neanche la pensione Miramare di Chiavari, ben che vada il tuo destino, se non è sotto un ponte, è uno di quei posti orribili che quasi sempre, per beffardo ossimoro, si chiamano Villa Serena o qualcosa del genere. E poi soprattutto le diciottenni (e in certi sfortunati casi pure le ventiseienni) cominciano a trovare ridicolo il fatto che tu le corteggi; e poi se ti vesti come ti sei sempre vestito, tipo jeans mai stirati e maglione lavato una volta all’anno, ti guardano un po’ così; e se sai tutti gli orari dei treni regionali e tutte le tariffe postali ma non quanto pesano i nipotini e quand’è il loro onomastico, magari lo trovano deplorevole; e poi hai gli stessi soldi di quando eri studente ma un sacco di spese in più; e poi può succedere che la salute non sia più quella di una volta, e devi ricordarti gli occhiali da presbite, e poi anche cose più gravi e poi muori e così via. Ma insomma ci penserò poi, se e quando sarò vecchio; è inutile pensarci adesso. Quanto al film dei fratelli Cohen con tutti quegli Oscar, l’ho visto ieri sera all’Ambrosio con un’amica. Per essere avvincente, lo è: prende. Lo definirei un noir western, tanto per definirlo. Ha dei buoni momenti di tensione narrativa e qualche bella scena. Eppure sono rimasto un po’ perplesso. Credo che sia per le cose che ho letto prima sui giornali, cioè che era un film che rappresentava la società americana, evidenziava, sottolineava, denunciava, ecceterava. Almeno, credo di averle lette, quelle cose, se non me le sono sognate (a volte mi succede: mi sogno le cose e poi le attribuisco a giornali, libri, persone viventi: giuro che non lo faccio apposta). Forse ci ho pure caricato delle mie aspettative personali di film impegnato: con tutti quegli Oscar, un po’ di impegno, no? Così, non ho trovato le cose che mi aspettavo; ma forse non dovevo aspettarmele. Mi sembra un «normale» noir western, ripeto. Potrei accostarlo, che so, a Mucchio selvaggio di Peckinpah. Con qualche citazione interna coheniana: uno a cui sparano mentre è seduto alla scrivania muore con gli stessi sputacchi gorgoglianti di sangue sul collo obeso che c’erano in un accoltellato (o forse attaglierinato o attagliacartato o aqqualchealtroggettappuntitato) sempre presso una scrivania in L’uomo che non c’era. O almeno credo. Bisogna andare cauti con i ricordi. Non è un paese per smemorati svaniti svagati svampiti – e io lo sono sempre stato. La società del film è abbastanza normale. Tutti si ammazzano per i soldi e/o perché sono psicopatici. Bande di criminali si sterminano fra loro con il corollario di qualche vittima innocente di passaggio (al solito: il portiere d’albergo, la moglie di quello là, la ragazza in piscina, qualche automobilista in transito). Lo sceriffo fa coraggiosamente quello che può e non sa bene perché lo fa. Tutto regolare. Non ci vedo particolari analisi. Ma se lo prendi come un «semplice» noir western, allora è un buon film. Però, tutti quegli Oscar, non so. Si vede che gli altri candidati erano peggio. O che io ho un’idea diversa di che cosa un film deve significare (il solito intellettuale disorganico di sinistra, sempre lì a cercare sensi): magari per gli Oscar conta invece solo la tecnica (τέχνη, ars) e forse, chissà, hanno ragione loro. Si può giudicare il senso, dei film e delle vite? [Che c'entra l'immagine? Niente; ma dopo l'aspra carneficina del film un paio di tette fanno sempre bene; e comunque è Scarlett Johansson, un'attrice che ha fatto qualcosa con i Cohen. E poi è anche per completare l'immagine della copertina del libro del messaggio precedente: là il culo, qui le tette.] |
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