ONE MAN TELENOVELA
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Non è del caldo la morsa
Post n°381 pubblicato il 28 Giugno 2008 da molinaro
Sono uscito all’una a mangiare un panino chebab da Pedro in via San Donato 41 (Pedro è uno strano nome per un chebabaro: ma così si fa chiamare: con gli amici suoi parla arabo, mica spagnolo: penso sia magrebino, ma laico: vende birra normale alcolica e la sua ragazza o moglie o compagna o quello che è tiene i capelli neri lunghi sciolti sulle spalle e un vestito di media lunghezza). Il panino e la bottiglietta d’acqua, appollaiato al tavolino rotondo, totale tre euro e ottanta. Al ritorno, in via San Donato c’era un venticello piacevole, si stava bene. All’ombra, certo. Il sole scalda e fa sudare. Ma è naturale, no? Ora mi rimetto al lavoro e il termometro appoggiato sullo scaffale alle mie spalle segna 29,2 °C che è una temperatura buona. Abito sotto i tetti, esposto a Sud, e normalmente d’estate, pur con tutti gli accorgimenti di tende e imposte e penombre, si toccano in alcune giornate i 33, 34 e anche 35 °C in casa. Embè, bevo molta acqua, mi do una rinfrescata in bagno ogni tanto, lavoro lo stesso. Insomma, è per dire che a me non sembra che siamo «nella morsa del caldo». Hanno trovato un pensionato morto, a Torino. Ma magari ne hanno trovati anche a febbraio. Ogni tanto succede che qualcuno muore, a una certa età o anche non a una certa età, e anche all’improvviso. Purtroppo è così, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. A me questa pare una normalissima estate. Eppure alla tivù dicono che fa un caldo maledetto, e tutti si lamentano del caldo. Non sarà una presa per il culo? Non sarà che abbiamo disagi che derivano da ben altro, e «loro» ci fanno credere che è il caldo (o il freddo, secondo le stagioni)? Sviare l’attenzione è una tecnica antica. Leggo sui giornali cose strane. Che è aumentato il prezzo del pane, per esempio. Beh, nel mio quartiere no, lo trovo sempre sotto i due euro al chilo nella panetteria popolare di piazza Barcellona; e comunque anche in quelle più raffinate ha lo stesso costo di prima. D’altronde quando i giornali fanno «esempi di prezzi» a me sembra che li prendano su Marte, perché mi accorgo che è sempre almeno il doppio, ma anche il triplo o il quadruplo, di quello che spendo io per gli oggetti esemplificati. Non solo trattorie e jeans, riescono a sovrastimare persino i treni, che pure dovrebbe essere una tariffa scritta, fissa: sono tornato da Bologna una volta questo mese e ho speso 17,15 euro (vedi immagine), ma se il «Corriere della sera» fa un esempio di prezzo di treno, di sicuro Bologna-Torino ti piazza 30, magari 40 euro: fanno così. È gente strana quella dei mass media. Secondo me sarebbero capaci di dire che spedire una normale lettera costa un euro. Non so come, perché di fatto costa sessanta centesimi, ma secondo me ci riescono. È gente strana. Che poi a sfogare i disagi su obiettivi facili e finti siamo un po’ portati tutti, per nasconderci le vere scomode ragioni interiori, e quindi i profeti del caldo torrido e della morsa del gelo, o del romeno criminale, hanno buon gioco. Ero qualche sera fa in compagnia di un gruppetto di amici di età compresa fra la trentina e la quarantina, quindi più giovani di me; si passeggiava in una via del centro e loro a un certo punto criticavano l’abbigliamento di un gruppetto di tre ragazze: eh sì sì, stravaganti, appariscenti, volgari, si vestono così per rimorchiare, ma rimorchiare chi? puntano in alto, ’ste troie, eh sì. Ho guardato bene: una aveva un sobrio vestitino nero neanche corto, una era in pantaloni e semplice maglietta, una terza aveva una gonna con i luccichini e una camicetta. Normalissime. Normali come il caldo di oggi. Mah! Forse c’è sempre chi, quando arriva a giugno, deve sbuffare per il caldo, e chi, quando arriva a trent’anni, deve sbuffare perché esistono persone più giovani di lui. Sbuffa e sbuffa, finisce che vien caldo davvero. Buon pomeriggio!
Il metodo sperimentale... non deve confondersi col gretto positivismo che, male adoperato, cade esso pure nei vizi della metafisica. Quintino Sella
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