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Carlo Molinaro

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Quattro marzo

Post n°836 pubblicato il 04 Marzo 2010 da molinaro
Foto di molinaro

QUATTRO MARZO

(ode sensazionista notturna)

                                      Che dice la pioggerellina
                                                   Di marzo, che picchia argentina
                                                   Sui tegoli vecchi
                                                   Del tetto, sui bruscoli secchi
                                                   Dell'orto, sul fico e sul moro
                                                   Ornati di gèmmule d'oro?

                                                               Angiolo Silvio Novaro


Notte di marzo
da due ore e mezza è il quattro marzo
piove
la pioggerellina di marzo
che dice la pioggerellina di marzo
che picchia argentina sui tegoli vecchi?
Niente, non dice niente,
non dice niente,
piove e basta.

Ero andato a dormire
poi mi sono svegliato
perché mi ha preso l'inquietudine
perché tutto è impossibile
anche l'amore
anche dormire
allora mi sono alzato e rivestito
e scrivo.

Scrivere è apparentemente possibile
ma forse è un'illusione
forse non sto scrivendo
credo di scrivere ma non sto scrivendo
come l'amare
come l'essere amato
è un'illusione:
e la pioggerellina di marzo
è fredda è umida e sicuramente
non dice niente,
è soltanto una mia immaginazione.

Niente dice niente,
niente ha niente da dire:
l'amore che risponde,
l'amore che non sente,
sono la stessa cosa:
niente.

Amare e ridere o piangere forte
è la stessa cosa: niente.

I baci dati e i baci non dati
è la stessa cosa: niente.

È soltanto una mia immaginazione,
come le parole della pioggia,
come la musica del vento,
niente,
la pioggia non ha mai detto una parola,
non c'è mai stata una musica nel vento,
nessuna donna m'ha voluto bene:
niente,
è tutta solo un'invenzione mia
che stanotte svanisce,
che stanotte va via,
perché tutto è impossibile
tranne il sogno - ma il sogno è questo: niente.

Ora piove più forte
e sono così stanco
e tutte le finestre sono buie
tranne la mia dove ho la luce e scrivo
ma se questo fosse un sogno
e svanisse al risveglio
forse sarebbe meglio:
non resterebbero queste parole inutili
e io domani sarei più riposato
per lavorare
per guadagnarmi il pane
per fare quello che bisogna fare.

Che sia vero o sognato il foglio su cui scrivo
non dirà mai ciò che io voglio dire.
Se lo dicesse, diventerebbe carne
e sangue mio, diventerebbe vivo.

Che sia vera o sognata la bocca baciata
non saprà mai cosa c'è nei miei baci.
Se lo sapesse, non mi lascerebbe:
non c'è amore più grande che sapere.

Ma il foglio non è vivo e le bocche baciate
si allontanano e le cose si confondono:
il vero e il sogno diventano uguali
quando la pioggia cessa e il vento tace,
quando tutto finisce.

Notte di marzo
da tre ore e mezza è il quattro marzo
questa notte lo so con precisione
che tutto è impossibile,
che tutto è solo una mia immaginazione:
che mai nessuno ha amato nessuno,
che di nessuno nessuno ha mai saputo
la verità.

Ma all'alba lo vorrò dimenticare:
vorrò provare ancora, vorrò vivere
e metterò parole nella pioggia
e metterò una musica nel vento
e cercherò una bocca da baciare:

poi vi racconterò cosa dice la pioggia,
quali canzoni ho sentito nel vento
e quanto è grande l'amore che trovo

e voi mi crederete, giustamente:
perché all'alba, io spero, sarà vero.

 
 
 
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