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Carlo Molinaro

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« Quei giorniLe presenze e le mancanze »

La libertà non è una trasgressione

Post n°861 pubblicato il 12 Aprile 2010 da molinaro
Foto di molinaro

Una donna a me cara mi diceva giorni fa che una volta un amico, un semplice amico, le chiese di mostrargli la fica, così, perché era curioso di vedere come ce l'aveva, com'era fatta. Lei gliela mostrò, lui fu contento, e non accadde altro. In un'epoca più remota a Vercelli ricordo che una volta a una festa una ragazza disse che avrebbe fatto un pompino a tutti i ragazzi presenti, così per festa, per allegria; e così fece. Beh, non proprio a tutti, forse alla metà, dieci su venti; a me no, credo di no, ma c'è da precisare che ho un ricordo confuso, ero ubriaco fradicio, a quel tempo bevevo drammaticamente.

Sono due esempi di comportamenti liberi. Sicuramente liberi. Non trasgressivi. Liberi. È molto diverso. A volte non sembra, ma è molto diverso.

Certo, se non si conoscono le persone e le situazioni, ci si può anche confondere: perché la stessa azione può inserirsi in un comportamento libero o in un comportamento trasgressivo. Certo. L'azione può essere la stessa, ma è lo spirito a fare la differenza, ed è una differenza sostanziale, importantissima.

Chi si comporta liberamente, la persona «libera», fa una cosa perché ritiene bello farla, perché lo ritiene piacevole o buono o giusto, perché gli viene spontaneo, perché lo desidera, semplicemente. Se l'azione infrange una regola, ciò accade in modo del tutto incidentale. E la regola infranta è considerata, da chi si comporta liberamente, una regola inopportuna, una regola da superare, abolire, abrogare: una regola sbagliata, che si spera cessi presto di esistere. Magari, se è un tipo impegnato, lavora anche, politicamente, socialmente, esistenzialmente, per favorire la scomparsa della regola in questione.

Chi si comporta trasgressivamente, la persona «trasgressiva», è tutto il contrario. Ama le regole, non vorrebbe mai abrogarle: ha l'ossessione compulsiva di trasgredirle, dunque ne ha un assoluto bisogno. Se la regola cessa, non può più trasgredirla: e l'azione che trasgrediva la regola perde per lui ogni interesse, perché non gli interessava come azione in sé (giusta, buona, desiderabile), ma solo come trasgressione.  Il trasgressivo è un borghese conservatore, il suo godimento è in una gabbia di regole da infrangere di tanto in tanto, quasi con orgasmo, ma per poi subito restaurarla: che non abbia mai a crollare.

Da ragazzo sentivo dire da uomini della generazione di mio padre: «Voi giovani non potete più godere con le ragazze, perché ormai tutto è permesso». Erano proprio convinti che il piacere derivasse dalle regole, dalle proibizioni. Molti dei giovani di allora, ultracinquantenni di adesso, la pensavano diversamente, pensavano che le regole intralcianti andavano distrutte. E un poco ci provarono, a distruggerle. Ma chissà se l'etica nuova, l'etica liberata, la sentivano davvero nella carne, o era solo un'idea (Giorgio Gaber esprime bene questa differenza).

Io la sentivo davvero nella carne, ma ero molto solo, molto isolato. Forse, per i più, era solo un'idea astratta, che è facilmente evaporata via. Forse ci sono ancora oggi troppi trasgressivi (fa tanto chic) e pochissimi liberi. E poi, e infatti, col cazzo che oggi tutto è permesso: c'è ancora un agguerrito arsenale di divieti e tabù. Per la gioia dei trasgressivi, non dei liberi.

 
 
 
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