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Carlo Molinaro

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Dissi una volta a un'amica che amore

Post n°577 pubblicato il 30 Marzo 2009 da molinaro

Finito un lavoro, prima di cominciarne un’altro ho scritto una poesia, scherzosa, leggera, così, che stavo lavorando sui poeti italiani del Duecento e dintorni, con tutti quei loro incipit famosi, tipo Madonna or veggio che poco vi cale (è un classico: lei se ne sbatte!), o Disidero lo pome ne lo fiore (andiamo al sodo!), o Donne ch’avete intelletto d’amore (se la date a me, la ragione!) – e via amoreggiando. E me n’è venuto uno che riecheggia, un po’ riecheggia: Dissi una volta a un’amica che amore. E ci ho continuato una poesiuola. E va bene. Nelle due immagini, la solita finestra, ma stavolta in versione crepuscolare-piovosa (hanno dimenticato i panni fuori a bagnarsi) e poi in versione notturna. Buona settimana a chicchessia.


DISSI UNA VOLTA A UN’AMICA CHE AMORE

Dissi una volta a un’amica che amore
è acqua di sorgente, non acqua di bottiglia.

L’acqua di sorgente
sgorga continuamente
non si esaurisce e nemmeno t’appartiene
e sgorga dove sgorga, dissetando
chiunque riesca ad arrivare lì
per lungo studio e fatica o per caso.
Non è tua – ma non ti manca mai
purché tu faccia lo sforzo di andare
là dove sgorga (già sei fortunato
se hai trovato il posto, non ti pare?)
a berla fresca fresca.

L’acqua di bottiglia
è tua e te la puoi portare via
però si esaurisce in poco tempo
e poi è meno fresca e devi stare
attento alla bottiglia, che si rompe,
o che qualcuno te la frega e poi
devi cercarne un’altra.

Così a me sembra che il migliore amore
sia acqua di sorgente, non acqua di bottiglia.

Ma non pretendo che questa metafora
sia filosofica o perfetta, non so
quanto funziona, diciamo che è
una mia sensazione. Poi ci sono
altre variabili dentro la questione:
per esempio c’è la vecchia comare
ossuta che va in giro con la falce
e ci taglia la testa e allora addio
bere, addio sorgenti e addio bottiglie,
non si beve più nulla e vaffanculo.

(È chiaro che all’amica lo dicevo
per indurla a concedersi, sorgiva,
alla mia sete vagheggiante. Abbiamo
sempre secondi fini, noi poeti.
Lo credo bene! Mica si è felici
scrivendo solo inutili versicoli!)

...

Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
fatacarabina il 07/04/09 alle 01:38 via WEB
Ciao bello il paragone e sono d'accordo
 
 
molinaro
molinaro il 07/04/09 alle 09:07 via WEB
Grazie. È un paragone poetico, naturalmente: la realtà dei rapporti è sempre molto complessa. Però credo che sia fondamentalmente vero che l’amore è una sorgente e non una bottiglia. Anche le sorgenti possono inaridirsi, avere periodi di siccità, però quando zampillano zampillano, quando l’acqua c’è c’è. L’acqua-amore come spirito, sentimento, stato d’animo. Devi viverlo, non tenerlo da parte. Il soggetto amante/amato forse no, non è paragonabile proprio a una sorgente, o forse sì, ma una sorgente situata in luogo impervio, raggiungibile solo da alcuni, talvolta solo da uno (un «talvolta» non infrequente ma nemmeno così frequente – nel profondo della verità interiore che non sempre si manifesta – come vorrebbero far credere alcuni fan della monogamia). Mi domando che luogo occupi, nella metafora della sorgente, l’amore non ricambiato. Acqua sprecata, offerta e non bevuta, da una parte; sorgente irraggiungibile, di cui senti il mormorare (è bello il suono dell’acqua), di cui vedi lo scintillare, di cui percepisci la frescura, ma a cui non puoi dissetarti, dall’altra. Un supplizio da cui converrebbe allontanarsi subito, «ad altra più facile fonte la sete calmate» (De Andrè, che peraltro, con sublime ironia, mette la frase in bocca a una che la dà per cinquemila lire) – e invece non ci si allontana, si resta troppo a lungo lì con la gola riarsa a guardare l’acqua che scorre irraggiungibile, talvolta pure con altri che ne bevono tranquillamente, come niente fosse, e tu no, tiè. Un supplizio ancora maggiore è quando una sorgente a cui bevevi, e che ti piaceva, e che ti piace ancora tanto, smette di offrirti la sua acqua: in quel caso oltre al desiderio inappagato c'è il rimpianto, la nostalgia. Ma questo è un altro discorso. Ed è la vita. Speriamo in bene! Buona giornata!
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
fatacarabina il 08/04/09 alle 01:37 via WEB
Nel mio piccolo al tema dell'amore non ricambiato ci ho pensato e mi è venuto fuori questo, che trovi qui http://hotelushuaia.blogspot.com/2009/03/munnezza.html Mi chiedevo dove finivano gli amori non ricambiati, quelli inciampati o non capiti e ho pensato ad un giardino e non al cassonetto, come avevo sentito dire in un commento su Friendfeed. Credo che alla fine tutta questa entusiasta energia di volere bene, anche se mal espressa, non si possa sprecare fino ad odiarla. E mi chiedo se non ci sia amore senza sofferenza...quante domande vero?
 
     
molinaro
molinaro il 08/04/09 alle 08:23 via WEB
Sono andato a leggere e ho lasciato un commento. Bella l’idea del giardino. L’amore ricambiato attecchisce e si sviluppa, quello non ricambiato rimane sospeso, ma non deve finire nel cassonetto. Quando vidi con i miei figli la versione disneyana della fiaba di Aladino, ricordo che il genio della lampada precisava di poter esaudire qualsiasi desiderio tranne due: resuscitare i morti e far innamorare qualcuno. Questa cosa mi colpì. Si può filosofare sul fatto che i due desideri esclusi dal repertorio del genio riguardino Eros e Thanatos. Ma più che altro medito sul fatto che un amore non ricambiato si scontra con un veto così duro e irrimediabile da poter essere paragonato a quello, irrevocabile, della morte. E d’altronde è logico: l’amore nasce libero e spontaneo: guai se arrivasse lì un genio della lampada a farti innamorare artificialmente, per esaudire un desiderio altrui! Mi domando pure se, poste queste premesse, il corteggiamento sia sempre un esercizio inutile. Molte volte lo è: la maggior parte dei miei amori ricambiati lo sono stati subito o quasi subito, senza grandi corteggiamenti. E i corteggiamenti sono stati quasi tutti vani. Però c’è qualche eccezione, penso a una ragazza molto bella che ci stette (e fu poi una splendida storia) dopo un lungo corteggiamento all’inizio del quale mi aveva mandato decisamente a cagare. Ed è a questi pochi casi che uno si appiglia quando si incaponisce a corteggiare per mesi o anni, contro ogni logica! Ma l’amore ricambiato è sempre meglio, molto meglio. Ciao Carabina, buona giornata!

P. S. Si può riflettere anche sul fatto che i due desideri impossibili, impossibili persino nelle fiabe, sono i due desideri più intensi che un essere umano può provare: far tornare in vita una persona amata che è morta, ed essere amati da chi invece non ci ama. Ma non stiamo a riflettere troppo, che poi viene mal di testa.
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
fatacarabina il 08/04/09 alle 10:00 via WEB
Ah beh, ovviamente, meglio ricambiati, certo! Buona giornata a te Carlo. Belissimo scambio di idee...senza mal di testa. :)
 
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