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Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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Almeno i tigli

Post n°647 pubblicato il 15 Giugno 2009 da molinaro

Oggi, consegnato un lavoro in un ufficio di periferia, camminavo in uno spiazzo fra i tigli, tigli di banlieue, splendidi, e ho scritto una poesia che, me ne rendo conto, si presta alle battute più feroci (una delle più benevole è: allora relaziónati con i tigli, stronzo). Però è solo una poesia, esprime una verità momentanea, una sensazione. La poesia (come l’arte in genere) non conosce la «rinuncia pulsionale» (der Triebeverzicht). Già si devono censurare i desideri, dolorosamente censurare i desideri, ci manca solo che censuriamo le poesie, adesso. E poi anche una piccola poesia stupida può essere utile. Scrivendo questa qui, mi sono reso conto, a un tratto, che verosimilmente il problema di distinguere le ragazze dai tigli (e accettare i limiti che la differenza pone) è tutto maschile. Secondo me le donne, fin dall’antichità, non hanno mai confuso fra uomini e tigli: per loro è scontato, da sempre, ciò che per il maschio è una lenta conquista razionale elaborata e sofferta. E questo può essere uno spunto per lo studio delle differenze di genere (e delle connesse incomprensioni). Perché magari mi sbaglio: magari anche per le donne è un faticoso cammino. Ci vogliono pareri femminili su questo. Un fertile stimolo al dibattito! Sì, no, ok, vabbè, non esageriamo. È solo una piccola poesia stupida. Buona giornata e buona settimana.


ALMENO I TIGLI

Almeno i tigli
non si negano: passo fra loro
e l’odore e il colore è tutto mio:
basta che io lo veda, che lo senta:
e quanto più lo sento più è mio.

Gli esseri umani invece
– me compreso, s’intende –
hanno questa stranezza:
che il loro profumo, la bellezza
non sono disponibili
così semplicemente
a chi li vede li sente li apprezza.

Benché sia tanto, benché sia già raro
che uno veda, che senta, che apprezzi,
gli esseri umani per concedere
il loro profumo, la bellezza
chiedono altro. Anzi no, non chiedono:
decidono: tu sì, tu no o non più.

Le ragazze sono diverse dai tigli
– sia chiaro che io lo so, non ho vissuto
tutto il mio tempo invano –
però il mio desiderio
lui no che non lo sa:
continuerà a soffrire – si ristora
(ma solo un poco)
camminando fra i tigli.

Commenti al Post:
iocombinoguai
iocombinoguai il 15/06/09 alle 15:10 via WEB
bella poesia, ma non la penso come te sul concetto....ansi credo e vedo che la gente negli ultimi anni si avvicinano di piu al vedere, al sentire, alla ammirazione...vanno a scoprire la bellezza nelle piccole cose. che il tiglio è sublime si sa, invito a tutti perdersi nell vedere, ammirare e sentire IL TIGLIO...buona giornata
 
 
molinaro
molinaro il 15/06/09 alle 15:33 via WEB
Grazie. Hai un bel nickname, però di guai mi sa che ne combino più io. Ma non ho capito su quale concetto non la pensi come me. La poesia non mette in dubbio che la gente si avvicini al vedere e al sentire... Il concetto è che annusare da vicino il profumo di un tiglio lo posso fare quando lo desidero, se c'è un tiglio nei dintorni ed è la stagione dei fiori; annusare da vicino una ragazza richiede alcune condizioni aggiuntive! :) Ciao, buona giornata a te!
 
molinaro
molinaro il 15/06/09 alle 18:00 via WEB
Correlata in un certo senso al dare e al negare e all'irrevocabile insensatezza del desiderio c'è pure quest'altra poesia:


UN ESEMPIO

Io quando una mi piace e mi piace tanto
– anche se non ci sta e non c’è mai stata –
non riesco a smettere di sperare,
non ci riesco mai, in nessun modo, mai.
E mettiamo che tu – tu, insomma, tu
mi dicessi: «Ma non ha senso, come fai?» –
io non è che proprio ti risponderei alla domanda
– perché non c’è una risposta –
ma ti farei un esempio: «Facciamo finta
che io campo cent’anni e a cent’anni
sono proprio tutto rattrappito
devastato dalla vecchiaia e dalle malattie
e sono in un ospizio di suore cattive
che non mi lavano mai e quindi oltre tutto
puzzo come una merda, puzzo già di cadavere,
e non mi muovo più e ho le piaghe da decubito
sul lenzuolo marcio, una flebo e un catetere,
sono anni che nessuno più mi cerca
e se le suore non mi hanno soppresso
è solo perché incassano la mia pensione
ma adesso che sono agli ultimi
hanno già accettato una prenotazione
per il posto letto (letto è una parola forte:
diciamo per il posto) da un nano di un circo di Bamberga
che vuole liberarsi del padre, facciamo finta
che è quasi certamente l’ultimo giorno,
e io sono lì, che è uno scenario possibile,
considerato come va ultimamente il welfare,
sono lì che aspetto che il cuore si fermi,
ecco, in quel momento so già che spererò
che tu arrivi, entri, dai uno spintone a una suora,
e ti chini su me e mi baci, con tutte le bave,
mi baci sulla bocca e io sono felice».
«Minchia che schifo» – immagino che dici
quando finisco di farti l’esempio,
ma sì comunque era solo un esempio
per spiegare com’è il mio modo che non riesco
a smettere di sperare, hai capito?
(Poi se arrivi prima mi trovi un po' meglio.)
 
patateglia
patateglia il 15/06/09 alle 18:26 via WEB
il desiderio è indipendente da tuttto,ma la civiltà lo deve imbrigliare,se no....casino!!!!
 
 
molinaro
molinaro il 15/06/09 alle 18:50 via WEB
Leggendo il tuo commento mi è venuto al volo un gioco di parole, un cambio di vocale: forse l'unico modo per imbrigliare il desiderio è imbrogliare il desiderio: cioè ogni volta che punta su cose impossibili o dannose, truccargli la strada e deviarlo su cose possibili o utili. Forse dice una cosa del genere anche Gilles Deleuze, ma non sono sicuro, del suo librone che ho letto ho capito una parola sì e due no. È carino "Patateglia". Ciao, buona serata!
 
molinaro
molinaro il 15/06/09 alle 19:39 via WEB
Desiderio, desiderio... Poi certo bisogna essere un po’ seri, razionali, entrare nel profondo dei valori e dei ruoli, certo. Stamattina ho ricevuto simultaneamente (il caso fa i suoi giochi) due... comunicazioni da due ragazze coetanee, entrambe dell’83. In tre minuti. La prima mi comunicava di non gradire i miei continui tentativi di annusare i suoi fiori, diciamo così. S'è capito. La seconda, felice, mi comunicava di avere fatto bene lo scritto di microbiologia: ed è molto importante, perché è un momento critico, uno snodo nel suo percorso di studi. E io sono stato contento della microbiologia e triste dei fiori non annusabili, ma sul momento, lo ammetto, più triste per i fiori, e la poesia non l’ho scritta sulla microbiologia. Però, cazzo, questo non vuol dire, è solo che... l’amoroso desiderio è più forte di ogni cosa, lo dicono anche Dante e Leonardo da Vinci, poi lo dicono anche i proverbi popolari, in modo più rozzo, citando peli vari e coppie di buoi. Ma adesso che ci penso più calmo verso sera, penso a tutte le fatiche che ha fatto e che fa per studiare, con gli impegni che ha, sono davvero felice, felice che la seconda ragazza abbia fatto bene microbiologia, sono fiero e anche sollevato, che ero preoccupato, lo ammetto, lei è brava ma ha una strada difficile, mia figlia. È brava, e capisce le cose e le persone, persino quel matto di suo padre.
 
 
molinaro
molinaro il 15/06/09 alle 20:08 via WEB
(però non volgarizziamolo, il desiderio – non è mai solo questione di peli e buoi – non per me, almeno – quando una mi piace, è una gioia anche sentir raccontare di lei, conoscere la sua vita, la sua storia – avere qualcuno “che mi parli ancora un po’ di lei” – mi è venuto in mente ascoltando questa bella canzone – la faccenda è sempre più complessa – il proverbio dei peli e dei buoi è una stronzata)
 
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