Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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« Almeno i tigliUna sera per caso davant... »

I rapporti umani

Post n°648 pubblicato il 16 Giugno 2009 da molinaro
Foto di molinaro

Titolo altisonante, alla Malraux, ma è solo una riflessione così, mentre chiudo la finestra perché se no il camion della monnezza mi trasforma la stanza in una camera a gas. Comunque splendido libro La condition humaine di Malraux, o almeno m'è sembrato splendido quando l'ho letto da ragazzo, ero al liceo.

Io i rapporti umani, inizialmente, se mi vengono offerti li prendo un po' tutti.

Forse sono le mie carenze affettive pregresse, la mia giovinezza solitaria, ad avere lasciato in me l'impulso ad accettare comunque, «inizialmente», quasi qualsiasi conoscenza, quasi qualsiasi rapporto. Cosa che a volte ha dei lati positivi: in alcune occasioni conoscenze che non mi entusiasmavano, ma che accettavo solo perché... le accetto tutte, si sono poi sviluppate in cose belle; almeno in un caso, in cose meravigliose. È una splendida apertura, da un lato!

Ma non sempre va così. A volte la conoscenza continua a non entusiasmarmi, e però se all'altra persona fa piacere io vado avanti... In epoca storica e non protostorica, insomma diciamo nel III millennio, mi accorgo, pensandoci, di avere troncato «di brutto» solo due conoscenze. In entrambi i casi mi sono sentito sfruttato ed esasperato, usato, fatto lavorare per niente, e allora alla fine li ho mandati a cagare. Nel primo caso ci ho messo due anni, nel secondo sei mesi (un progresso netto!). Ma sono solo due casi, dal 2000 in qua, altri non me ne vengono in mente. Altre conoscenze si sono esaurite per sfinimento, sì, qualcuna. Ma di solito le conoscenze (e gli amori) hanno avuto termine (o non inizio) per scelta dell'altra persona.

Il camion della monnezza si è allontanato, riapro la finestra.

C'è una signora che mi invita a cena un paio di volte al mese ormai da un po' di anni. Ci ha anche «provato», con me, io mi sono negato e lei non ha insistito troppo, però non ha mai smesso di invitarmi a cena. Non è che mi piaccia molto. Non l'ho mai invitata io, infatti. Però quando mi invita ci vado. Uhm.

Potrei dirle: «Smettila di invitarmi a cena, non ha senso». Mentre scrivevo adesso questa frase fra virgolette mi è venuto in mente, è incredibile, Auschwitz, un mucchio di cadaveri nudi. Sì, ci dev'essere qualcosa di sbagliato in me se percepisco una crudeltà così immensa (e così fuori luogo) nella frase: «Smettila di invitarmi a cena, non ha senso». Magari ci lavorerò sopra, per usare un verbo caro agli psicologi. Ma per adesso so che continuerò con quel paio di cene al mese. Non mi costa poi grande fatica, a lei fa piacere, ci guadagno una cena (cucinata non male), a lei evidentemente non pesa il fatto di essere sempre lei a chiamarmi (non le ho mai telefonato io), penso si accorga (mica è scema) del mio non entusiasmo ma si vede che la faccenda non le dà fastidio e allora va bene, no? Forse. Forse no. Non so. Chissà.

È pure che vedo un tale sparpagliamento, che inorridisco a sparpagliare io. Come dire... Non so. C'è un amico mio, un amico da quando avevamo sedici anni, uno dei pochissimi rimasti, che è da prima di Natale che ci si dice vediamoci, vediamoci, mangiamo una pizza insieme, ed è giugno e la pizza non s'è ancora mangiata - si sarà raffreddata ormai. Sì, percepisco questo immane sparpagliamento, dispersione, forse lo percepisco come un crimine contro l'umanità, e allora inorridisco (il mucchio di cadaveri nudi) all'idea di esserne complice, «uccidendo» un rapporto, qualsiasi rapporto. Boh. Forse. Ma poi tanto ne sono complice lo stesso, perché accade, e dunque ne sono complice.

Però è importante che io non ci resti male quando «gli altri» fanno diversamente. Cioè per esempio se è una ragazza a dirlo a me, «Smettila di invitarmi a cena, non ha senso», è probabile che a lei non venga in mente Auschwitz, un mucchio di cadaveri nudi, ma che invece le sembri di fare una cosa del tutto normale. E quindi io non devo restarci così male.

Chi è già quel filosofo che dice «siamo tutti mendicanti di bellezza»? È poi un filosofo? Ricordo di averlo letto da qualche parte ma non ricordo altro. Forse è vero ciò che egli dice; però mendicare è la cosa meno seducente che ci sia. Ad affascinare è la mano che trancia, divide, sceglie e respinge, non la mano che si protende e implora. Chissà se riuscirò mai a impararlo e a metterlo in pratica.

Certo, ripensando alla stupida poesia che ho messo qui ieri, sono le persone umane (le donne, diciamo, nel mio caso) a spingermi a volte a essere mendicante di bellezza. I tigli no, i tigli me la danno senza che io debba neanche chiederla, la danno a tutti senza problemi ed è come se fossero infiniti, perché non è che se c'è anche un altro ad annusare lo stesso tiglio io ne ho di meno: ne ho uguale.

Ma i rapporti umani, è una faccenda molto molto più complessa. Mica siamo alberi. È una faccenda molto molto diversa. Ovviamente. Noi umani non possiamo dare il nostro profumo a chiunque lo voglia. Solitamente no. Ci sono complicazioni molto maggiori.

Che cazzate sto scrivendo. Mi rimetto al lavoro. È meglio. Oggi la mansardina è in toni caldi, giallo arancio, si veda la foto in alto a destra. La mansardina mi concede la sua bellezza senza problemi. O magari no, non è detto. Magari un giorno o l'altro mi arriva in casa chi ci abita e mi grida: cazzo continui a fotografare la mia finestra, stronzo? cazzo vuoi? - E tutti, sicuramente, gli danno ragione, perché l'ho invaso senza chiedergli il permesso, e non è mica un tiglio. Probabilmente gli do ragione anch'io. Che casino. Arriva adesso un profumo buono, direi di mughetto, sarà la vicina dell'alloggio accanto che si fa la toilette sul terrazzo, d'estate lo fa. Questo qui lo annuso senza scrupoli: mica sono andato a cercarlo: mi entra in casa: se lei non vuole, si profumi in bagno: con la finestra chiusa.

(Eppure ho la sensazione che se le dicessi, incontrandola per le scale, che mi è piaciuto il suo profumo arrivato dal terrazzo, si agiterebbe, mi guarderebbe come un maniaco, diventerebbe diffidente e non mi saluterebbe più. Magari mi sbaglio, ma temo che andrebbe così. Non le dirò nulla, nessun problema.)

In sostanza, è vero, è verissimo quello che mi diceva una saggia amica al telefono stamattina: se una persona «non la vuoi», è sgradevole anche solo pensare che stia lì intorno a guardare la tua vita. Guardare troppo insistentemente vite belle che non mi volevano è un errore che ho commesso più volte nella vita mia. Cazzo, è così difficile rinunciare alla bellezza! Ma è necessario. Necessario, corretto, rispettoso, giusto.

Buona giornata.

 
 
 
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