Sarà un coincidenza inattendibile, sarà un luogo comune, sarà che la società stia mutando pericolosamente, ma porsi la domanda, è legittimo: "Ma a chi interessa la festa del lavoro, oggi primo maggio?". La Ghisleri che si è presa la briga di sondare l'umore degli italiani, ha messo a fuoco l'orientamento del popolo italico e ha ricavato dati preoccupanti: per il 30,2 è solo ostentazione e propaganda, il 19,8 è fermamente convinto che la gestione della festività, sia solo propaganda per la politica e il 16,5 ritiene che sia assolutamente inutile...a meno che non si voglia fare un bel ponte vacanziero. Resterebbe un 28,4 di italiani a ritenere che il "Primo Maggio" abbia senso e valore, ma la metà di quest'ultima percentuale include l'elettorato del PD. A queste condizioni nasce spontanea la domanda posta più su: non era pleonastica, bensì basata su dati reali dettati dalla indagine demoscopica. Insomma, il lavoro non viene più considerato un diritto espresso dalla nostra Costituzione, vi sono emergenze e non da oggi, salari e stipendi restano fermi o...fanno finta di crescere e l'indifferenza aumenta, abbatte gli umori e la voglia di attivarsi. Il 25 aprile ha segnato un rigurgito (anche se contenuto e mascherato) per i valori che esprime e che consegnano al paese la vittoria e l'uscita da un ventennio da dimenticare, ma se traballa anche quel giorno importante e storicamente mette gli uni contro gli altri, allora siamo a prendere atto che l'aria e il clima sono inquinati, si perdono tradizioni e storia di un paese che non si trova oggi a vivere una piena e giusta società civile e una Costituzione che ci ha preservati per decenni e decenni. Che tristezza!