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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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L'impegno è stato gravoso: scegliere 1500 adolescenti di dodici anni e seguirli fino ai 21 anni, per compiere una ricerca molto interessante. E' ciò che ha fatto la "Pittsburgh University": con meticolosità i ricercatori, hanno tenuto sotto osservazione i ragazzi nella loro quotidianità registrando i loro stati emozionali, lo studio e la vita solita scolastica che ognuno di loro svolgeva. I dati pubblicati sulla rivista "Child Development" sono molto indicativi poiché è stata una ricerca riferita ad ogni soggetto con puntualità, per cui i risultati sono abbastanza pertinenti. Emerge quindi che tutti i ragazzi sgridati, avvertiti con severità e ossessione, minacciati, puniti magari con troppa disinvoltura, nella maggior parte dei casi, abbiano abbandonato gli studi, quindi, niente scuole superiori e niente università. E c'è di più: molti di costoro hanno poi scelto strade peggiori abbandonandosi a furti, risse e violenze sessuali. Un quadro penoso, molto crudele e senz'altro destinato alla discussione e alla riflessione. Perché questo risvolto? Forse un senso di ribellione e di vendetta facendo esattamente il contrario di ciò che volevano i genitori? La compulsiva pressione dei genitori, dimostra che i ragazzi cerchino sensazioni immediate e fuori casa, amici e distrazioni, per loro la vita è in quel momento e no proiettata nel futuro più o meno prossimo. Ecco, non fasciandosi la testa per quanto si evinca, non è sempre l'ossessione dei genitori la causa inficiante, ma purtroppo resta una delle più ricorrenti e plausibili. Quindi facciamo attenzione sin dall'adolescenza (ricordate che la ricerca è durante nove anni) ad avere rapporti chiari, frequenti, dialettici sul piano del confronto e di non pretendere ciò che magari con il tempo, loro otterrebbero comunque con lo studio. L'errore è pressare da vicino, spesso e volentieri, e con voce e mezzi coercitivi. Ricordiamo che il dialogo è l'unico sistema giusto per trattare con i figli.
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