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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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"E' rosso, fermati!". Rallento e mi accodo: "Ma sei sicura che devo farlo?". Volge il capo dalla mia parte e mi fissa: "Senti noiosa zanzara tigre, lo abbiamo deciso insieme, ne abbiamo parlato abbastanza, alla fine eri d'accordo, perché adesso ci ripensi?". Riparto e continuo a guidare lentamente: "Per me è la prima volta, sono imbarazzato e un po' titubante...", Questa volta non gira il capo, quando guido io, lei deve guardare la strada ricoprendo il ruolo fondamentale di secondo pilota: "Ma lo fanno tutti, non è una novità, molti ricorrono ai centri estetici e sono molto soddisfatti; dai Pinguì, stai sereno e fattene una ragione". Siamo rimasti in silenzio lungo il tragitto, rimuginavo e non smettevo di pensare a questa mia prima esperienza in un centro di estetica. Che poi, io sono bello per conto mio, andare a fare una revisione in un posto simile, mi avvilisce. Lei ci va, è donna, non ha problemi e si fa curare le mani, i piedini, mette lo smalto, mette la cera...passa la cera, sembra il film Karate Kid, ma io che male ho fatto?". Al fin giungemmo: "Vai avanti tu..io intanto parcheggio...". Mi fissa con lo sguardo che se potesse uccidere, sarei già stecchito: "Carle' non fare scherzi...occhio che ti curo, mi raggiungi dentro vero?". "Senti Calippa alla fragola, io sono una persona seria e se dico...", "Ma smettila che in un niente spariresti dalla mia vista, basterebbe che voltassi un attimo lo sguardo!". Scende dall'auto e si dirige verso il centro di estetica. La tentazione è stata forte: volevo tornarmene a casa...scappare lontano. Dopo aver parcheggiato, suono all'ingresso, sento il click automatico della porta che si apre. Entro e resto basito: un ambiente moderno e accogliente: punto al banco della reception e una sventola bonazza, tutta truccata mi fa: "Buon giorno! Lei e il sig. Carlo?". Mi volto, non c'era nessun altro, ci penso un attimo e mi...desto: "Ehm...si, sono io...": Bene, venga mi segua...l'accompagno...". Mi scanso leggermente, la lascio passare e la seguo. L'avessi mai fatto! Mi dovevo bendare gli occhi, un inseguimento cieco dovevo fare, mi sarebbe bastato ascoltare il tacchettio per seguirla e affidarmi alle narici per il profumo che emanava. Mi fa accomodare in un piccolo ma accogliente vano: uno studio attrezzatissimo con poltrona tipo dentista (azz) e mi sorride: "Attenda, presto la raggiungerà l'operatrice". Tento di bloccarla prima che esca per saperne di più, ma...ci ho messo troppo tempo per destarmi dal torpore e riprendere le mie facoltà mentali e lessicali...
La seconda parte...a dopo.
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