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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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I telefonini erano l’unica speranza, certamente no il mio che avrebbe potuto solo…comunicare con i pesci sottostanti (ammesso che ce ne fossero), ma gli altri amici, muniti di ultimi modelli dove sei fai una pernacchia ti sentono dall’altra parte del globo, cominciarono a smanettare per comunicare….: ”Ma scusate…la posizione come la determinate? Avete una bussola con voi? “. Mi guardarono come se avessi bestemmiato: “Una bussola? A’ Carle’, non è un film questo, siamo usciti per venire a pesca e no per girare l’ultima serie di Lost!”. Mi rispose Albri' (Albrizio) con uno sberleffo. Risate generali, li conosco bene: ridevano per esorcizzare la paura che lentamente cominciava a montare intanto che passava il tempo: l’aurora schiariva il cielo in attesa che il sole facesse capolino dal mare. Non potendo far altro mentre gli altri si affannavano per cercare contatti, mi accucciai in un angolino e aspettai che qualcuno si degnasse di recepire il nostro modesto SOS. Con la testa affollata da mille pensieri, tutti negativi e poco auspicabili, mi appisolai nuovamente. Fui scosso da una manata di Costa’ (Costante): “Dai Carle' alzati, siamo salvi…” Mi disse indicando una grossa imbarcazione della Capitaneria che puntava verso il nostro barcone. Si accostò per lanciarci una cima e: “Siete Albanesi? Di che nazionalità siete? Extracomunitari?”. Ci avevano scambiati per poveri clandestini. Azz!!!! Ci affrettammo subito a precisare la nostra nazionalità e le nostre provenienze, raccontando la brutta avventura. Arrivammo a Otranto in piena mattinata, trainati dal mezzo della Capitaneria. In un porto affollato di turisti, scendemmo dal barcone con le coperte addosso e ci incaminammo fendendo la gente che ci ci guardava come fossimo disperati clandestini: “Arrestate lo scafista, il maledetto assassino!”. Gridavano verso di noi e i marinai che ci acompagnavano. Altri invece: “Rimanete nella vostra terra, non venite qua che siamo già nella merda per conto nostro!”. Insomma, ne abbiamo sentite tante da essere talmente imbarazzati che camminavamo con il capo chino e i volti coperti. L’unica cosa che sono riuscito a dire agli altri è stata: “Raga', vado in pescheria a comprare il pesce, altrimenti mia moglie mi menerà di brutto perché non crederà mai a ‘sta storia!”.
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