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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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…in un ristorante di Arcore: Silvio con un manipolo di fedelissimi. Si sa come vanno questi incontri conviviali, sono improntati sempre con un clichè classico e noto a tutti. Il buon capo mette su una bella e allegra comitiva attorno ad un desco ben fornito di pietanze gustose, ottime bottiglie di vino e la serata trascorre spensieratamente. Un frizzo, un lazzo, discorsi seri alternati da battute, da barzellette, insomma, il buon “padre di famiglia” sa come intrattenere gli ospiti. Il cav racconta le sue esperienze politiche e soprattutto le sue giornate “obbligate” presso il centro anziani dove, per scontare una pena (sic!) , è costretto a intrattenersi con gli ospiti. Pensate che per lui sia un calvario? Macchè ! E’ un piacere portar loro cioccolatini, caramelle e regalini: affabilità e cordialità sono i suoi grimaldelli! L’affabulatore, il comunicatore sa cosa e come fare! Piacione e pacioso, imbonitore e ruffiano, intrattiene gli amici e le amiche fidati, racconta le sue esperienze, i suoi siparietti con gli arzilli amici del centro: “Pensate che ci sono cari vecchietti…” racconta a tavola: “…che se non l’imbocco io, non mangiano!”. E ancora, a sbalordire la platea degli astanti: “Ho convertito un vecchio comunista ad aderire a Forza Italia!”. Magari gli avrà frantumato gli zebedei per giorni e giorni, finché il vecchietto esausto, è diventato un suo acceso fan. Grande Berluscao, immenso, gioiosa macchina da guerra: un mostro della comunicazione, un animale capace con il suo naturale istinto, di travolgere tutti con il suo eloquio scorrevole, con la sua dialettica tracimante e convincente. Ebbene, ho riflettuto molto su questa notizia letta in rete, onestamente e francamente, non mi sento di essere severo e ironico, sarcastico e irriverente nei suoi confronti. Vi spiego perché, applicandomi con molta fantasia e tanta immodestia: immaginiamo e non concediamo, che io per un mero attacco di follia, metta su una bella cena con tutti voi. Amici fedeli e costantemente presenti, uniti dalla quotidianità e dall’assiduità, dalla simpatia e dalla cordialità. Una bella serata, tutti insieme appassionatamente, tra sorrisi, risate, chiacchiere in libera uscita: tra un boccone e un sorso di vino, che tipo di serata pensate che possa sortire? Tra un Carlè che racconta cazzate, magari un po’ brillo e lingua ancor più sciolta, che differenza potrà mai esserci, tra me e Silvio? Tra i suoi fedelissimi e voi? Insomma, perché criticare il cav che passa una serata a cena con i suoi leali amici e un Monellaccio, che alla sua stregua, affabula, intrattiene e rompe le balle come lui? Cazzaro per cazzaro, cazzeggio per cazzeggio, chi sono io per giudicare?
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