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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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« LA GENEROSITA' NON HA LIMITI | IL PIATTO PIANGE? IO PASSO.... » |
Correva l’anno 1959 e in una calda sera d’estate, l’attempato conte Fracchiolla si recò all’indirizzo che gli avevano indicato per trascorre una serata in allegria con donnine disponibili e gioco d’azzardo a volontà. Per lui era consuetudine passare le serate così, tuttavia, la novità, il visitare quel nuovo posto, era un’esperienza che gli procurava un intensa emozione. Tutto eccitato, raggiunse la città vecchia a piedi, s’incamminò attraversò i vicoli stretti e poco illuminati cercando di scorgere il numero civico suggeritogli. Lo notò alla debole luce di un fanale, il palazzo antichissimo era immerso nel buio, per strada non v’era anima viva: ebbe un tremito, guardò il grande e vetusto portone in legno malandato ma ancora solido. Una breve incertezza lo colse, ma subito si riebbe e decise di entrare spinto dalla pressante curiosità. L’androne era vasto e la debole luce emanata da un vecchio e semplice lampadario in ferro che pendeva dalla volta ad arco, gli mostrò pareti umide e malandate, scorticate dal tempo e fatiscenti. In fondo all’atrio in penombra, notò la scala che gli era stata indicata, una lunga scala che avrebbe dovuto portarlo al piano superiore, là dove era situato il “privè”. Si avviò attento a dove metteva i piedi: i lastroni in pietra viva e grezza erano imperlati per l’umidità e anche le sue narici avvertivano il classico tanfo del vecchiume, del luogo poco ventilato. Era quasi giunto alla scala, quando improvvisamente l’unica luce, quella in alto, si spense e il buio lo avvolse. In quel preciso momento udì un GRRRRRR!!! Spaventoso, spettrale. Ebbe paura, il sudore cominciò a scendere sulla fronte, un brivido gli attraversò la schiena, fu colto dal panico e non riuscì a muoversi. Il conte Fracchiolla cercò di riflettere, pensò che da qualche parte avrebbe dovuto esserci un interruttore e mentre a tentoni cercava di riportarsi verso l’ingresso, ancora una volta, nel buio, risuonò l’agghiacciante: GRRRRRRRRRR!!!! Ebbe un sussulto, era incapace di muoversi per la paura. Trattenne il respiro per ascoltare, per capire cosa fosse. Dopo interminabili secondi di silenzio assoluto, tornò a muoversi lentamente e finalmente, tastando le pareti mentre ogni speranza sembrava averlo abbandonato, madido di sudore e quasi barcollando, trovò l’interruttore, lo spinse e finalmente si riaccese la luce. La sorpresa fu enorme. Non c’era nessuno nell’atrio e dopo essersi accertato di essere assolutamente solo, comprese la provenienza del GRRRRRRR! La RINGHI…era, non era altro che la ringhera della scala.
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