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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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La provocazione di cui abbiamo chiacchierato ieri, è un cavallo di battaglia per tanti che si servono di quest'atto per lanciare messaggi, per comunicare situazioni e/o comportamenti che altrimenti non sarebbero raccolti. La provocazione ha la pretesa di stupire, attirare, convincere chi la subisce e resta proprio questo il fine estremo: sensibilizzare le coscienze spesso sopite su temi che meriterebbero più attenzione e più interessamento. Insomma, una forma mediatica che enfatizza e smuove la gente, le masse. A Malmo (non appongo il segno diacritico sulla O perché la mia tastiera ne è priva) grande città svedese, una coppia di giovani, lui 28 e lei 26 anni e incinta, sono soliti mendicare nelle vie del centro città. Mediamente intascano tra le trenta e sessanta corone al giorno: vita dura, sempre in strada e specie in questo periodo, freddo e gelo sono implacabili. I due ricevono una proposta alettante: quadruplicare l'introito per sostare solo due ore e al caldo, all'interno di un museo moderno. I due non si sono fatti pregare e hanno accettato questa manna dal cielo! E cosa fanno di bello i nostri due giovani? Niente, assolutamente niente, li vedete in foto: sono posti in una bella sala, stanno là fermi, non parlano e si fanno vedere, osservare dai visitatori. Tema della "mostra" insolita: "Oggi non siete obbligati a dare soldi". E come tutte le provocazioni, il dibattito si è acceso e si sono create due scuole di pensiero: è giusto o non è giusto impiegare due esseri umani in tal guisa? Lo scopo evidente è quello di sensibilizzare le coscienze su un problema ormai pressante per tutti: i ROM. Se ne discute anche da noi, abbiamo purtroppo situazioni molto più pesanti e più gravi; a Malmo sono 150 circa i rom che mendicano in città ed è consentito dalla legge. La priorità della mostra, supportata da molti ritagli di giornali posti sulla parete, è proprio quella di richiamare l'attenzione sul problema. La sala l'avete vista, immaginate anche la musica sottofondo, non v'è altro. La gente ci arriva dopo aver attraversato un corridoio piuttosto buio, quindi, la scena che immediatamente si presenta ai loro occhi, è piuttosto imbarazzante. Il direttore della mostra Carlsson non ha dubbi sul suo progetto provocatorio: "La gente deve farsi delle domande, deve chiedersi sinceramente, come si pone di fronte ai mendicanti, alla loro miseria e il perché di tanta ingiustizia sociale". Beh, mi ha colpito molto questa iniziativa: la civilissima Svezia, si pone delle domande su un tema scottante e di attualità. Noi, di fronte allo stesso problema, magari più esteso e più complesso, siamo capaci solo di schierarci, chiacchierando molto e concludendo poco, molto poco. Respingerli o inserirli...ma senza avere progetti precisi e chiari. Il problema è sociale e la società se ne deve fare carico. Dibattere e accendere gli animi non serve a nessuno: si decida una volta per sempre, qualunque decisione, ma si faccia in fretta.
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