|
Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, come prevede la normativa n.62 del 2001. Alcune foto di questo blog e del relativo profilo e/o sito sono state reperite sul web. Ove fosse stato violato il diritto di copyright, prego i proprietari di darmene avviso, per la relativa rimozione. Ogni testo e foto di mia proprietà non possono essere copiati o riprodotti, senza mia autorizzazione, ai sensi della normativa n.29 del 2001.
Menu
Chi può scrivere sul blog
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
« E GLI UOMINI CHE FINE HA... | DONNE...SOTTUTTOIO!!!! » |
Ecco come hanno fatto per studiare e affermare che il tempo non esiste! Rivoluzionaria dichiarazione ma se è espressione di ricerca, di sperimentazione e di analisi, allora merita attenzione. I giapponesi si sono basati su una comune e diffusa impressione che tutti spesso avvertiamo: quante volte in occasione di un viaggio, sapendo che saremmo comunque ritornati percorrendo la stessa strada, il viaggio di ritorno ci sembra meno lungo? E' appunto su questa sensazione che hanno impostato la sperimentazione. Imputato è il nostro sistema nervoso che genera la cognizione del tempo. Ossia, grazie a due condizioni principali che sono la convinzione che avremo un ritorno e l'assenza di periodicità cadenzata. Quindi avviene che solo in casi dove siamo convinti che andiamo da qualche parte (non per abitudine) e certi che torneremo indietro, è sufficiente per ottenere la diversità del tempo: un ritorno compiuto in un tempo che a noi sembrerà più breve dell'andata. Sono appunto i segnali percettivi che il nostro sistema nervoso ci lancia distorcendo la realtà e il tempo che trascorre secondo il mezzo usato per il viaggio. Pertanto, quando percepiamo per lunghi intervalli, entrano in gioco processi cognitivi come memoria e attenzione; di contro, quando il nostro "orologio interno" ci fornisce anche risposte fisiologiche, i nostri processi cognitivi sono più complessi e allargati alle emozioni, alle sensazioni e a percezioni più peculiari. Concludendo, ciò che ci frega è il viaggio lungo, abituale e ripetuto con noiosa regolarità. Per "ammazzare" il tempo e regolarlo a nostro piacimento sarebbe sufficiente fare solo viaggi.....di ritorno! Magari fosse possibile, ce ne sarebbe uno in particolare che se ci fosse anche il ritorno, sarei pronto a sottoscrivere.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
|