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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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C'erano una volta il capo e l'accessorio pregiato: non erano must o griffe come ve ne sono oggi, erano pezzi solo per poche persone. Alla fine degli anni cinquanta cominciai a capire quanto fosse importante per l'uomo e la donna (specialmente) possedere una pelliccia, una borsa in pelle pregiata, una cintura, un borsellino, un paio di scarpe tutto rigorosamente alla moda e quindi costosi. La mia mamma all'epoca non possedeva niente di pregiato: erano i primi anni del boom economico e solo con il lavoro prodotto si cominciò a disporre di qualche soldino per comprare il "capriccio" da indossare. Così nel tempo, con il lavoro del mio papà, cominciammo un po' tutti in famiglia a godere di qualcosa che fosse abbastanza evidente addosso. Arrivò così la prima pelliccia per la mamma, il cappotto elegante per il papà e abbigliamento più consono per noi ragazzi. Consono nel senso che stando con altri ragazzi, non si facevano figuracce indossando capi da... dopoguerra!!! All'epoca non v'erano grandi gruppi di animalisti: quelli che ricordo erano i soliti quattro "ragazzacci" che alla inaugurazione della stagione lirica alla Scala o in altri teatri importanti in Italia, si piazzavano davanti all'ingresso e lanciavano uova marce alle signore impelliciate. In seguito, la pelliccia in particolare, divenne un tabù vero e proprio perché nel caso fosse indossata a passeggio, per strada rischiavi critiche ad alta voce se i contestatori erano persone educate, oppure farina e acqua sulla pelliccia se erano animalisti estremisti! Detto questo, veniamo ai giorni nostri dove si punta sul sintetico e i pochi che azzardano a vestire ancora con pelli animali, rischiano grosso per le contestazioni numerose. Siamo diventati tutti animalisti nel tempo, abbiamo preso coscienza di cosa significhi ammazzare animali per poi portarli in giro indossandoli con noncuranza e senza alcuna remora. Alla fine con la sensibilizzazione delle coscienze sono stati raggiunti ottimi risultati e quanto meno si è circoscritto l'uso delle pelli animali a pochi ed incauti personaggi che azzardano correndo qualche pericolo. La celeberrima "Maison Hermes" francese ha introdotto sul mercato un nuovo modello di borsa in coccodrillo, la testimonial è la stagionata ma sempre brava Jean Birkin (Je t'aime...moi non plus). La borsa la vedete su in alto. C'è un problema però, l'attrice forse non sapeva che l'avrebbero prodotta in pura pelle di coccodrillo, perciò si è defilata dalla sponsorizzazione rimandando la sua partecipazione a borse più...abbordabili. Intanto gli animalisti non si sono fatti mancare l'occasione per intervenire con veemenza sul marchio francese e stigmatizzare l'uso della pelle pregiata. Sapete come hanno risposto dalla "Hermes" circa l'approccio che hanno con i coccodrilli? "State tranquilli..." hanno riferito alle associazioni animaliste: "...d'ora in poi li uccideremo con più umanità!". Poiché io non sono molto pronto a recepire, a capire e a sintetizzare il sublime pensiero di costoro della Hermes, qualcuno può spiegarmi la differenza che corre nell'uccidere in modo disumano e ammazzare in modo più umano? Ovvero, cambia qualcosa per i coccodrilli? Se la morte è unica perché uccidere può essere fatto in modi diversi?
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