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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Riallacciandomi al post precedente, vi riporto l'esito ottenuto con l'esperimento che si è tenuto al liceo "Munari" in quel di Crema. Una prova interessante che spiega con i fatti quale sia l'intreccio tra giovani e social: 46 ragazzi (terza, quarta e quinta) hanno tentato di superare un tremendo banco di prova. Rimanere sconnessi per sei giorni, dal 23 al 29 gennaio. Per incarico degli insegnanti dovevano riportare su un diario i loro "movimenti" e indicare sensazioni, sentimenti, emozioni, provocate dal letale distacco. Già dall'inizio dell'esperimento, si sono dichiarati le povere "vittime": crisi, disorientamenti, isolamento assoluto da tutto il mondo. Solo tre ragazzi su quarantasei hanno portato felicemente a termine l'arduo esperimento. Trentuno ragazzi non sono riusciti a passare indenni la metà settimana, due sono crollati il sabato perché non in grado di saltare il w.e. senza il contatto social. Dieci ragazzi che dovevano iniziare con gli altri, non hanno nemmeno fatto in tempo a partire con la prova: hanno rinunciato. La ricerca non voleva vincitori e vinti, voleva solo portare a casa le ragioni, i motivi di questa "rinuncia": avranno sicuramente in mano molti elementi da studiare i professori del Munari e sapranno trarre conclusioni: "Tocca alle famiglie e alla scuola offrire spazi di crescita alternativa. Quando la tecnologia è funzionale alle relazioni, è bellissima. Diventa un grosso problema quando la sostituisce".
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