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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Il noto psichiatra/sociologo Paolo Crepet è stato ospite l'altra sera del programma "La Gabbia" su LA7. Ho sempre simpatizzato per Crepet, i suoi articoli o i suoi interventi in TV mi hanno sempre appassionato e poiché non mi sia stato possibile seguirlo in tv, ho cercato tracce del suo intervento per conoscere su quale argomento si sia impegnato. In realtà prima di fiutare le tracce, ho incrociato un post o un articolo di una persona, tale Massimo Puricelli che avendo seguito il programma, ha giustamente ritenuto dover replicare con una lettera aperta al professore. L'argomento in discussione, prendendo origini dal suicidio del giovane friulano che si è ammazzato a causa del lavoro che non riusciva trovare, ha indotto Crepet a esprimere come sempre e senza mezze parole, il suo punto di vista. Comparando i tempi della sua gioventù con quelli attuali, il professore ritiene che oggi i giovani siano molto più avvantaggiati e facilitati nel muoversi grazie alle frontiere aperte e al poter esplorare più soluzioni per trovare il lavoro in un momento che resta ancora duro e problematico per le crisi che abbiamo e stiamo attraversando. Insomma, a detta di Crepet i giovani di oggi sono penalizzati non solo perché conoscono poco le lingue, ma mancano di quella pura passione che animava i giovani di una volta, sono lagnosi e incapaci di raggiungere quei traguardi che dovrebbero spingerli all'impegno totale. Lavativi, bamboccioni e sempre attaccati alla famiglia, non si sentono sicuri, insistono a non mollare il nido per le mancate certezze che vorrebbero prima di andarsene di casa. Ebbene, se per il professore questi ultimi 25 anni rappresentano comunque e a prescindere, un periodo migliore e favorevole per sistemarsi rispetto al passato, per l'autore dell'articolo non è così e si scaglia contro il nostro sociologo perché in primis ha offeso la memoria del giovane suicida (pace all'anima sua) e poi perché nel sostenere freddamente la sua posizione, non ha usato alcuna precauzione verbale servendosi di un eloquio asciutto e distaccato e senza provare, come sostiene Puricelli, alcuna "pietas" per la povera vittima. Crepet definisce il suicidio del giovane friulano "anomalia della psiche" e come tale va giudicato emotivamente. Ecco, come dicevo, Paolo Crepet ha un difetto se così lo possiamo definire: dire le cose senza pleonasmi, seccamente e senza perifrasi inutili: ha urtato Puricelli? Ha mentito spudoratamente sulle cause e ragioni di questa situazione giovanile allo sbando? Poteva essere meno rigido? Concludendo, sul tema giovanile e relativa disoccupazione, ha ragione il professore oppure questa dei giovani di oggi senza spina dorsale, senza stimoli, senza capacità di impegno di fronte ai problemi della vita, sono reali? O ancora, è la politica che è colpevole e inadempiente per le mancate scelte opportune sul lavoro? Chi non ha compreso appieno i problemi dei giovani di oggi?
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