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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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In un momento come questo, dove governa confusione e mescolanza, vi sono identità professionali che provocano lo sparigliarsi delle carte sul tavolo. Prendiamo i giornalisti, i commentatori delle notizie in genere, quelli che hanno compiti precisi dovendo interessarsi ai fatti della politica quotidiana accompagnando il lettore nei meandri tortuosi e farraginosi, quelli che si interessano della cronaca e quelli che si occupano della economia e finanza. Tralasciando i cronisti che svolgono il loro lavoro attenendosi più o meno ai fatti che accadono, richiamo la vostra attenzione su coloro che dalle pagine dei giornali resocontano gli avvenimenti dei palazzi che contano, dei leader politici, dei rappresentati sindacali, di tutti coloro che ogni giorno conducono il gioco delle notizie e delle informazioni. Non vi parlerò delle grandi firme del passato, gente che ha fatto veramente la storia del giornalismo italiano, ma di coloro che oggi vediamo tutti i giorni in tv. Li avrete notati: sono firme prestigiose dei vari quotidiani, di riviste quotate, settimanali ecc.ecc. Li conoscevamo per aver letto gli articoli che scrivevano, oggi invece li incontriamo tutti indistintamente in TV. A partire dai direttori editoriali e fino ai prestigiosi collaboratori, ogni giorno dalla mattina alla sera, li incrociamo sulle maggiori reti televisive: un valzer quotidiano che li sposta da una parte all'altra e a prescindere dalle loro posizioni politiche, non risparmiano esibizioni pertinenti a seconda del canale: fosse RAI 3, La 7 o altri non è importante, quello che devono dire lo rendono accettabile apportando piccole notazioni, inserimenti plausibili e meticolose argomentazioni...mutevoli. Compiacciono le platee, assecondano l'inclinazione del pubblico in studio e quello a casa: una capacità, una gara di bravura se vogliamo, per professionisti capaci e intraprendenti. Se seguite Floris il martedì sera, fateci caso: chiunque faccia un intervento in studio, alla fine scatta sempre l'applauso, sempre lo stesso, sempre con la stessa intensità. E' un dettaglio ma chi è attento dovrebbe cogliere. Vanno bene dappertutto, sparano verità, fake, mezze bugie, intere notizie appena appena edulcorate e tante, ma tante cazzate sui personaggi più in vista. Ecco perché ne usciamo sempre con la testa ben confusa, oggi si sparla di Tizio, domani di Caio, poi di Sempronio...e poi si riprende il giro. Conclusione, sono finiti i giornalisti della politica (in particolare), non sono più definibili come per il passato, oggi possono essere solo etichettati in un modo: sono intrattenitori sfacciati e...simpatici! Non sempre simpatici, ma quello dipende dallo studio in cui stanno apparendo e discettando al momento!
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