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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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« MA COSI' NON VALE | BACI COME DA TRADIZIONE O NO? » |
E' singolare, nonché molto significativo, che un ufficiale dell'Arma durante una delle solite conferenze con i giornalisti locali circa arresti e operazioni di routine, vada oltre il compito di informare sui dettagli dell'operazione eseguita. A Padova, il colonnello Oreste Liporace Comandante Provinciale dei carabinieri, ragguaglia i presenti sull'arresto di otto persone ree di aver messo a segno una serie di furti in appartamenti della città e della provincia. Si tratta di otto uomini, di etnia albanese e immortalati da foto segnaletiche che il colonnello tiene a far girare tra i cronisti presenti, affinché fissino nelle loro menti quei volti di ladruncoli esperti e pronti a commettere altri furti. I cronisti notano la preoccupazione sul volto del colonnello, non è una semplice riunione di routine come tante altre svolte in casi analoghi. Il comandante ci tiene molto affinché la stampa collabori con le forze dell'ordine per allertare la popolazione e invitarla ad aumentare le misure per proteggersi. Bontà sua, i carabinieri lo fanno da sempre, sanno cosa fare, si raccomandano e se possono dare consigli lo fanno con alto senso del dovere: sanno benissimo che prevenire è meglio. Tra l'altro gli otto uomini arrestati sono noti, sono persone che delinquono abitualmente e che passano la loro vita rubando e razziando negli appartamenti, facendosi arrestare e dopo un po', di nuovo al lavoro solito, riprendendo una ricorrente attività "lavorativa" come se niente fosse. Il colonnello Liporace è quasi dispiaciuto, è teso, parla e lo fa con rispetto e dignità: non intende interferire con nessun altra istituzione e se qualcosa deve far trapelare, lo fa con garbo e moderazione. La giustizia italiana è il grande cruccio del comandante, sa che i suoi uomini, ancora una volta hanno compiuto il loro dovere assicurando alla legge i ladri, ma nel contempo, l'marezza lo assale perché, come ampiamente dimostrato dai fatti, sa che quegli otto uomini torneranno alla carica, torneranno a delinquere e a nulla sarà servito l'arresto. "Vuoi per la mancata convalida di un fermo o di un arresto, vuoi perché non viene disposto il carcere preventivo o ancora perché le pene erogate sono tanto lievi da scontarsi in un battito di ciglia". I cronisti appuntano le dichiarazioni, accettano in silenzio tutti i consigli rivolti alla gente, alle misure per tener lontano i delinquenti e i trucchi per confonderli, sono l'unica arma che possiede il nostro buon colonnello e lui ha "parlato alla nuora perché la suocera intenda". Tocchiamo un tasto delicato purtroppo, ora non siamo solo noi cittadini a lamentare situazioni sempre più diffuse di gente che dovrebbe stare a lungo in cella, ora abbiamo gente che per esperienza diretta, ammette il duro lavoro: duro per l'inutilità, per lo sprezzo e la protervia di gentaglia che sicura delle condizioni di cui gode, si può permettere di deridere anche le forze dell'ordine: "Ma che ci arrestate a fare? Lo sapete che in un lampo saremo fuori per riprendere il quotidiano lavoro". Ecco di cosa soffriva il comandante Provinciale dell'Arma: pativa il dileggio ben mascherato, l'offesa velata, il vano impegno professionale che nonostante i buoni risultati, si infrange contro un fragile e inconsistente muro di argilla. La nostra legge oggi è questa e facciamocene una ragione. Forze dell'ordine presenti da una lato e giustizia a maglie larghe dall'altra. Molto larghe...ahinoi!
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