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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Dalle mie parti c'è un'espressione idiomatica molto significativa per etichettare una persona che sappia molto e che sia informata su tutto: "Lui sa quando deve morire". Detta in dialetto è fonicamente simpatica, tra lo sfottò e lo sbalorditivo, tra la sicumera di chi parla e la meraviglia di chi ascolta, il soggetto indicato è ben conscio di quel che dica, appunto, quasi conoscesse anche la sua data di morte. Spocchia, pretesa, arroganza e prosopopea, sono i termini caratteriali di costoro che se tacessero ogni tanto farebbero più bella figura. Non è il caso di Google questo, poiché stando a quanto abbia pubblicato su "Nature" una rivista scientifica molto diffusa, la famosa società di Mountain View, ha diffuso un suo studio realizzato in collaborazione con l'Università di Chicago e quella di Stanford. Google ci ha messo la "sua" intelligenza artificiale e l'algoritmo aggiornato per "sapere" la data di morte di ciascuno di noi con una approssimazione del 5%. Il nuovo sistema è stato ritenuto dagli studiosi eccezionale e pare abbia superato tutti gli altri sistemi precedenti, ormai obsoleti. Testato su 216.000 pazienti che abbiano almeno subito una degenza di 24 ore, esso ha fissato con lo scarto del 95% la data di morte, ma non solo, ha anche potuto stabilire un eventuale nuova degenza e addirittura, un nuovo prolungato ricovero. In buona sostanza questa è la rivoluzionaria scoperta di Google, attestata da professori e scienziati che ne hanno riconosciuto la bontà oltre che l'attendibilità quasi precisa. Il professor Nigam Shah è entusiasta e non nasconde i nuovi scenari che specie in campo clinico questo algoritmo potrà offrire: "Questi modelli hanno superato in tutti i casi i modelli predittivi tradizionali e utilizzati clinicamente. Riteniamo che questo approccio possa essere utilizzato per creare previsioni precise per una grande varietà di scenari clinici". Ragà, questo e il futuro di domani mattina, ve ne rendete conto? Siamo ormai allo scarto del 5%, una bazzecola se pensiamo all'eternità che potremmo conquistare con un algoritmo ancora più complesso e preciso. Pertanto, poiché non vi vedo più nella pelle, frementi come foglie per la voglia di conoscere ogni dettaglio, lasciate che vi ponga qualche domanda prima di parlarne, ammesso che ce ne fosse bisogno: "Ma a voi frega qualcosa sapere quando dovete morire? Ci tenete poi così tanto saperlo con un certo anticipo? E perché volete saperlo? A che vi servirebbe? Avete da sbrigare affari improrogabili? No? E allora a kikaxxo interessa tutta sta menata? Tra l'altro avete letto quale sia l'unica condizione per poter accedere all'algoritmo e procedere all'ottenimento del patetico risultato? Un ricovero di almeno 24 ore. Non è poi niente di grave, anzi sapete che vi dico, mo' me la vado a fare io una bella base di ricovero e mi tolgo il pensiero!
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