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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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E se esistesse, chi potrebbe determinarlo, garantirlo, certificarlo, apponendo una bella firma a suffragio di quanto sostiene? Un giudice, solo un giudice può e nelle sue mani più che in quelle di altri su questa terra, v'è depositata la verità. Ancora una volta, assistiamo ai "regali" che la giustizia italiana a suo insindacabile giudizio, fa ai più efferati e maniaci delinquesti della nostra cronaca nera nazionale. La famigerata banda della "Uno Bianca" nacque dal coinvolgimento di tre fratelli: Roberto Savi e Alberto (detto Luca) entrambi poliziotti: il primo a Bologna e il secondo a Rimini e un terzo fratello che faceva l'artigiano. A costoro nel tempo si associano, con responsabilità diverse, altri tre poliziotti Gullotta, Volpicelli e Occhipinti. Insomma, tutti attivi in polizia e tutti coesi a delinquere tra Emilia e Romagna e Marche. Un tempo molto lungo: la prima rapina nel giugno dell'ottantasette e l'ultima a novembre del novantaquattro. Specializzati in rapine, puntavano sui caselli autostradali, andavano puntualmente a segno e con il passare del tempo, divennero sempre più audaci e l'essere nell'ambiente della P.S. forniva loro vantaggi indicibili. I primi anni andarono così ma poi con le prime vittime si giunse al consuntivo finale che addebitava loro 103 azioni criminali, 24 morti e 102 feriti! Uno score da professionisti del crimine, e la morte dei tre giovani carabinieri di pattuglia, ammazzati solo perché erano nel posto giusto ma al momento sbagliato, è l'atto più criminale, assurdo e impietoso che la banda abbia compiuto. Non aggiungo altro alle sortite di queste bestie, fecero impazzire tutte le forze dell'ordine del paese, si pensava addirittura, data la gravità di certe aggressioni, a trame nere politiche e/o mafiose. Mai ci fu chiarezza e secondo gli inquirenti erano solo ladri e assassini per scelta loro. Di questa banda messa in carcere dopo aver celebrato tre processi, Vallicelli essendo personaggio coinvolto ma marginale, patteggiò 3 anni e otto mesi, mentre i fratelli Savi hanno beccato l'ergastolo così come Occhipinti. L'altro, il Gugliotta, dai 28 anni presi in prima istanza, ha goduto di una riduzione a 18 anni e poi per la legge Guzzini, ne ha fatti solo 14 per l'indulto. Allora eludendo gli ergastoli cominati ai tre fratelli terribili, perché dal 2010 Occhipinti (ergastolo anche per lui) aveva un permesso per uscire per 5 ora al giorno? E perché dal 2012 a ieri è passato dalla semilibertà alla libertà totale? Perché i giudici hanno accettato la richiesta dell'avvocato difensore: "Il soggetto non è più pericoloso ed è un pentito autentico"? Pertanto, l'ergastolo è rimasta una chimera e da oggi Occhipinti è libero alla età di 53 anni, pronto per tornare a vivere in società. I fratelli Savi sono detenuti da gennaio 2018 nello stesso carcere e possono anche incontrarsi...per ora, poi non sappiamo. I parenti delle vittime sono sul sentiero di guerra, non hanno pace e sapere di Occhipinti totalmente libero offende la memoria dei loro cari. Ma non solo per l'efferatezza dei loro massacri, ma essenzialmente perché non si sono mai pentiti pubblicamente. Ancora una storia italiana come tante ma con i parenti, tanti parenti di vittime che crederebbero nella giustizia se non ci fosse chi provvedesse a fare regali disattendendo le loro aspettative. Cambiamo su tutti i dizionari l'etimologia e il significato di "ERGASTOLO": ormai lo si può stabilire con un numero di anni prefissati a secondo dei giudici e di chi si preoccupa più di chi ammazza che di chi viene ammazzato!
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