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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Conoscete il logo e perché sia nato il movimento declinato al femminile con questo nome. Fondato con finalità giustificate dalle molestie subite da donne a causa del lavoro, l'associazione, nel giro di un anno circa ha procurato più polemiche che altro, ossia, tra contrari e a favore, tra stroncature e suffragi, si sono mosse tante donne sollecitate dal potere crescente del movimento. Molte hanno citato molestie gravi, altre meno gravi, alcune molto in ritardo rispetto al tempo dei fatti, altri sono contro perché la molestia della donna che cerca di lavorare, c'erano e ci saranno sempre, ecc.ecc. Tuttavia tra favorevoli e contrari, le polemiche uno scopo lo hanno raggiunto e non so nemmeno se voluto, cercato e sollecitato. Gli uomini occupati a certi livelli dirigenziali in ogni settore, sono calati in questo primo anno di presenza ingombrante del "Metoo". Sono circa 200 maschi nel mondo che incolpati di atti deplorevoli e abusi verso le donne, hanno perso il lavoro e il 43% dei sostituti sono donne. Un dato significativo: ci sono posti dove si è preferito mettere una donna onde placare chiacchiere e presunti fastidi visto che a denunciare, le donne o ci mettono poco o impiegano molto tempo ma ci arrivano e creano il caso. Nel 2016 furono appena trenta gli uomini "spinti" a mollare per denunce di aggressioni alle donne. Un bel salto in avanti, quindi dallo studio eseguito dal "New York Times", pare che l'effetto del movimento sia servito a qualcosa. Uomini molesti a casa e quasi la metà dei posti liberati, affidati alle donne. Anche se poi, a volerla dire tutta, non esistono donne che tentano abusi dall'alto della loro carica su subordinati maschi? Almeno diciamolo per amor di verità. Orbene, veniamo a Treviso dove ciò che è accaduto non era previsto, supposto e paventato. Un lavoratore presso un Azienda di Trasporti, dopo anni e anni di onorato lavoro, ha raggiunto il punto di non ritorno e si è rivolto al sindacato: lui lavora, solo maschio, tra una quarantina di donne! Azzaola, e mo'??? Come la mettiamo? E chi se lo aspettava che accadesse un caso...al contrario? Lavorare e sentirsi l'alito di quaranta donne (anche se piacevole) sul collo, non deve essere poi così comodo e sostenibile. La sua denuncia è stata raccolta dalla FILT CGIL di Treviso, nella persona della segretaria (allora ce l'avete con lui?) Samantha Greco la quale ha raccolto la sua deposizione in proposito: solo tra quaranta lavoratrici, subisce discriminazioni di ogni tipo e stando a quanto sostiene l'uomo, anche di carattere sessuale. Lui è integerrimo, non fa altro che il suo lavoro e non deroga. Sarà forse questa la ragione per cui le donne lo prendono di mira e lo subissano di intemperanze e assilli? La vendetta pare sia stata messa in atto dal capo reparto (un'altra donna) e gli tocca fare turni serali, le notti e tutti i lavori fisici per cui un uomo è più indicato di una donna. Si aspettava da tempo una promozione il buon lavoratore ma non è accaduto, anzi, peggiorava sempre di più il suo stato professionale. Allora, se il caso "Metoo" ha portato alla luce una categoria di maschi prevaricatori e pronti a carpire le donne "sottoposte" con vigliacca assiduità, questo signore, una volta accertata la sua storia e le angherie che dice di aver subito nel tempo, cosa dovrebbe fare? Quaranta donne che lavorano con lui e che non meriterebbero nemmeno l'appellativo di categoria "gentil sesso" (stando alle sue indicazioni), alla fine costui che fa? Fonda un bel movimento? "Be like you"?
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