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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Ho riflettuto molto prima di scrivere questo post: ero dibattuto e non nascondo che gli occhi si sono inumiditi. Un caso molto eclatante per la drammatica situazione che un padre e una madre, hanno dovuto affrontare per le due bambine nate nel 2016: sorelle siamesi! Ibrahima Ndiaye un senegalese, ha fatto la sua scelta dolorosa dopo aver esperito tutte le possibilità a sua disposizione: ha interpellato i più importanti ospedali del mondo, ha cercato il posto più attrezzato per procedere alla divisione delle sue care gemelline, ma purtroppo non aveva previsto l'estremità del caso, non aveva messo in conto l'unica possibilità che andava scartata a priori senza se e senza ma. Già, ma chi è capace di affrontare freddamente e con naturalezza una scelta così ardita? Le piccole Marieme e Ndeye hanno in comune fegato, vescica, sistema digerente e tre reni, mentre sono indipendenti per i polmoni, i cervelli e i cuori. Londra e il "Great Ormond Street Hopsital", è stata la sua scelta ponderata, all'equipe specializzata diretta dal Prof. De Coppi, ha voluto affidare le due bambine da "dividere" per consentire loro la miglior vita possibile. Così non è stato e il direttore italiano, dopo visite e consulti approfonditi, ha comunicato ai genitori fiduciosi e pronti a tutto, che si poteva procedere ma salvando solo una delle gemelline poiché l'altra aveva il cuoricino troppo debole e senz'altro sarebbe morta subito. Una soluzione che metteva Marieme la più serena, la più distaccata, la più riflessiva a cedere la vita per salvare sua sorella Ndeye la più vivace, sempre pronta a richiamare l'attenzione...ma con il cuore più debole. Questa la chiave del dramma: affrontando l'intervento, Ndeye sarebbe destinata a morire. Ibrahima è musulmano sufi e ha dovuto passare mesi e mesi interrogandosi e relazionandosi continuamente con tutti i medici e il comitato etico dell'ospedale: nessuno scontro vivace, ma confronti necessari per prendere le decisioni importanti. Alla fine è sortita, i genitori persone molto sagge e pronte a misurarsi anche sul piano religioso oltre che etico, preferiscono rinunciare all'intervento: far morire una per salvare l'altra, non fa parte della loro cultura. Imbarazzante scelta la loro, ma il comitato etico alla fine ha compreso come abbiano vissuto il papà e la mamma questa tragedia e alla fine, si è dichiarato d'accordo con i due accettando la decisione dolorosa. Ibrahim definisce le due bambine grazie alle loro spiccate personalità, al fuoco e al ghiaccio, quindi vivranno entrambe fino a quando verranno meno entrambe il giorno che il loro Dio deciderà di chiamarle. Loro saranno sempre accanto alle bimbe non faranno mai mancare il loro affetto, il loro immenso amore. Se dramma sarà, sarà per tutti con buona pace nel cuore. Non a caso il papà definiva "ghiaccio" l'una e "fuoco" l'altra: entrambe bisognose l'una dell'altra! E così sarà fino alla fine. Scelta scellerata? Scelta giusta? Chi può dirlo? Chi potrebbe mai saperlo se una esperienza del genere non viene vissuta sulla propria pelle?
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