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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Vi siete mai, indipendentemente dalla vostra professione di fede, confrontati con i sette vizi capitali? Ponendosi in un'ottica e in una prospettiva diversa, un prof. di cui non rammento il nome, ha approcciato l'argomento indicato con attenzione e opportuna riflessione. Il percorso scientifico della nostra morale, rapportato alla nostra natura umana, permette una visione alternativa e una chiave di lettura curiosa. Per la nostra morale, definire il "giusto" e lo "sbagliato", ci allontana dall'esaminare tutti gli aspetti del problema: analizzare scientificamente consentirebbe, invece, di rilevare aspetti positivi e poco considerati. In sintesi:
1) Lussuria: sollecita il cervello, migliora il pregio dell'analisi e ravviva la nostra creatività.
2) Gola: mangiare più dolci, rende più generosi e disponibili verso il prossimo. I meno inclini alla "gola", sono sempre in difficoltà per risolvere i loro problemi e nei rapporti interpersonali.
3) Invidia: se si invidia qualcuno sarà motivo di confronto con chi è migliore di noi: positivo quindi riferirsi a qualcuno che possiamo emulare.
4) Accidia: la pigrizia e la limitazione delle nostre attenzioni sui problemi, favoriscono i rapporti con il prossimo e permettono di essere meno egoisti e più aperti verso chi ha bisogno.
5) Avidità: possedere, affannarsi per avere, significa essere felici: la ricchezza non è in assoluto un peccato. Senza eccessi, si può evitare di compromettere i nostri rapporti con gli altri e con il nostro stato di salute.
6) Ira: rabbia e ira, configurandosi in indignazione, attivano le nostre facoltà: difronte ad ingiustizie e ostacoli, siamo spinti a lottare per raggiungere scopi e traguardi ambiti anche nel sociale.
7) Superbia: vantarsi orgogliosamente dei propri meriti e dei propri successi, dimostrando gli sforzi e il duro lavoro affrontato, resta, nonostante tutto, un punto di merito. Al contrario, se ci si vanta e si attribuisce il merito alle proprie ipotetiche qualità personali o al proprio talento, allora si passa per spocchiosi, tracotanti e saccenti.
Insomma, c'è materia per riflettere su questi "vizi capitali" in sintonia con la nostra natura: dobbiamo solo dominarli senza farci travolgere e permettere che ci aiutino a migliorare le nostre caratteristiche. Per chi ha sempre ritenuto nel tempo che peccare fosse solo abbandonarsi alle tentazioni, oggi, le nostre debolezze si pongono sotto una luce diversa, un nuovo profilo scientifico e con una invitante chiave di lettura, sotto l'aspetto etico e morale. Concludendo: Peccare è bello?
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