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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Appuntamento con il raduno tradizionale degli alpini a Rimini, dopo due anni saltati per il covid. Una festa che ha accentrato sulla costa romagnola, oltre 400 mila persone: un tripudio come sempre di penne nere, sfilate e bagordi a tutto spiano. Sapete quanto siano festosi gli amici: tavolate, bevute, canti, inni e una goliardia mai vista prima. Una penosa novità tuttavia ha rovinato la festa: l'associazione femminista "Non una di meno" ha raccolto circa 400 denunce di donne infastidite e purtroppo importunate fisicamente...da mani troppo lunghe. Pacche amichevoli un po' dappertutto, qualche carezza di troppo a donne in giro per la città, personale femminile di bar, ritrovi e ristoranti; insomma, una "manbassa" era sempre al lavoro. Non sono quanto possa essere vero, non ricordo una simile reazione in altre occasioni. Certo è che sarà stato il clima, il posto e la riviera sempre generosa, qualcosa è accaduto. L'associazione ha raccolto queste denunce, gli alpini negano e c'è da dimostrare tutto quello che è stato riferito. Violenze vere e proprie non si sono registrate, ma il diritto di una donna è quello di non dover essere sfiorata da nessuno e non sentire inviti o apprezzamenti piuttosto pesanti. Spero si chiarisca questa brutta storia, i centomila alpini presenti non possono essere stati tutti colpevoli, pertanto quelli che sono alpini e...basta, hanno diritto di uscirne puliti da questa imbarazzante situazione. Si faccia chiarezze e l'associazione "Non una di meno" molto attiva sul nostro territorio, produca prove su quanto abbia denunciato. Tutti hanno diritto alla verità: siano donne, siano uomini piumati, dobbiamo sapere quello che è veramente accaduto.
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