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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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E' stata piacevole l'esperienza dell'altra mattina, realizzata da “Cassetta2 alias il Presidente”: per festeggiare il suo ventennale da blogger, ha organizzato un meeting su Skype, invitando chiunque avesse avuto voglia di porgere gli auguri, scambiare due chiacchiere e conoscere lui con altri colleghi operativi su Libero. Io ero presente e devo ammettere che questo tentativo di riunire chi frequenta e opera quassù, mi ha indotto ad alcune considerazioni personali che vi riporto. Tutto nasce dall'impellente necessità di riabituarci e riprenderci un linguaggio antico, fatto di pause, di ascolti basati su gesti, sul movimento degli occhi, sulla disponibilità ad ascoltare, concedendoci non solo il piacere dell'ascolto, ma anche il comprendere quello che gli altri hanno nella mente. Troppe misure sono oltre il lecito: siamo abituati ad ascoltare solo suoni superiori ai 50/60 decibel, alle cuffiette, ai blablabla urlati e irritanti negli uffici, nei luoghi di lavoro, per strada, a casa, alla tv. Abbiamo bisogno di rieducazione, di momenti oziosi, di "stacco" acustico e immergerci nei nostri silenzi; cambiare ritmi, pesare e quantificare le nostre parole, i nostri toni, affidarci alla riflessione, usare più altri organi (non solo la lingua) come occhi e gesti per esprimerci, relazionarci e sintonizzarci con tutti gli altri. Ecco, l'altra mattina, ero in diretta su Skype con loro, è ho riscoperto il gusto dello stare insieme, della condivisione e del rapporto diretto. Sono sincero, mi mancava tutto questo: ormai si scrive e basta, si replica se ci sono commenti e si prosegue la giornata alla ricerca dell'argomento su cui scrivere per il giorno dopo. Invidio un po' coloro che devono lavorare, occuparsi della casa, dei parenti e sono presi da impegni, quindi quando si presentano su Libero, per loro è una pausa magari gradevole e non obbligata nei tempi e nei modi. Insomma, il silenzio è troppo, la confusione è tanta, quindi...
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