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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Dal dicembre scorso, è presente in cima a una collina, la cabina di "Santo Pietro Belvedere" (PI). No, non è una cabina telefonica qualunque, è isolata e da lontano la si vede chiaramente senza alcun orpello intorno, basta salire il leggero pendio e la si raggiunge facilmente. A che serve? Semplicemente a non dimenticare chi ci abbia lasciato per raggiungere il cielo. Chi ne abbia voglia, entra, trova un piano d'appoggio e sopra un libro con le pagine degli ospiti. Marco Vanni, un fotografo ha ideato questo posto: si è servito di un vecchio telefono appendendolo nella cabina, ha sfruttato l'idea di un giapponese, e ha proceduto spinto dalla fede e certo di favorire altre persone che vogliano parlare con i propri cari. "La Cabina del vento": tutto è crederci, è stare lì dentro in perfetta solitudine a parlare con un marito, con una moglie, con un figlio/a, un parente lontano o vicino, un amico che è deceduto troppo presto, oppure una persona cara e indimenticabile. Ormai il luogo è meta di pellegrinaggio, sono tanti che vogliono andare lassù e raccontare, chiedere e sapere tutto ciò che riguardi la persona persa. "Al vento puoi affidare tante cose, non solo parole per chi non c’è più, ma anche per chi ancora non hai conosciuto, qualcuno o qualcosa che ti manca. Il vento cambia le sorti, il tempo, trasporta il polline e impollina i fiori. Quindi è vita. Ma è anche quello che distrugge e porta lontano le voci: se urli a favore di vento, la tua voce arriva più lontano. E può anche tornare indietro, così da metterti in contatto con te stesso».
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