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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Il mio era così: fine anni '50 e primi anni '60, a casa mia quello era il telefono. Unico e solo, ovviamente in "duplex" con il dirimpettaio di pianerottolo, era il mezzo di comunicazione che serviva alla famiglia. Serviva a me, per piacere o per forza, era il mio telefono e se squillava si doveva correre per raggiungerlo. Un solo apparecchio e chi faceva prima, rispondeva: "Pronto". Tutta una questione di interessi personali, pertanto, io ero sempre il primo e io gestivo le chiamate da fare tra amici e ragazze: era un continuo stare al telefono, un cercarsi sempre per non perdersi un sospiro, un bacio o trattandosi di amici, un vaffa', una pernacchia e chiacchiere in libertà. L'altro ieri ho letto un articolo che spiegava il perché, quando rispondiamo, ancora oggi diciamo: "Pronto..." oppure: "Pronto chi parla?". In realtà sin dai primi collegamenti si diceva, ma era nel senso di disponibilità all'uso della linea. Tuttavia, oggi ci costringono ad essere prudenti perché malignamente e subdolamente, fanno di tutto per rubare dati e soldi, oppure per venderti qualcosa. Pertanto, come ebbe ad insegnarmi moltissimi anni fa, il mio amico fraterno l'attore Gianni Ciardo, io sono solito sostituire il vetusto "Pronto" con il più adatto e sicuro: "Propenso...".
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