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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi di Novembre 2014
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Tornando al post di ieri, una domanda spontanea mi è stata rivolta da alcuni di voi: "Perchè ora? Perchè tutta 'sta fretta?". Legittima e oppurtuna domanda, oltre che pertinente, quindi, mi corre l'obbligo puntualizzare alcuni punti probabilmente sfuggiti al vostro acume e al vostro aguzzare la vista. Mi sembra evidente che l'incalzare del tempo, il battito inesorabile del metronomo, sia lì ad indicare che è "l'ora che volge al desìo...", urge pertanto un'analisi doviziosa e serrata della situazione, almeno per quel che mi riguarda. Io mi preoccupo, non mi nascondo niente e so riconoscere le mie condizioni di salute.Ma se l'altra sera, mentre eravamo a cena io e il mio 51%, soli come sempre e pronti a farci di TV per addormentarci, mi è capitato questo che vedete, allora io sono molto preoccupato:
Lui: "Amo' come se cànge u' canale dò?".
Lei: "Cudde iè u' microonde, rimbambite!".
Idioma incomprensibile per molti il "barese", quindi per evitarvi la pag. 777 del televideo, procedo con una traduzione opportuna. IO: "Amo' come si cambia il canale qua?". LEI, la perfida: "Quello è il microonde rimbambito". Spero adesso sia tutto più chiaro: la sua ansia, la mia preoccupazione e la...nostra fretta!
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E' giunto il momento dei consuntivi, dei bilanci e delle previsioni per il futuro. Alla luce dei cambiamenti che avverranno nel prossimo anno, è opportuno cominciare a capire che sorte subiremo. "Raga' ci vediamo al solito posto? Mi sembra una buona giornata per stare seduti attorno ad un tavolino all'aperto e chiacchierare davanti ad un buon caffè!". "Oh gorgione, non è che ti sei fatta venire in mente una delle tue solite cazzate spero?". E' stata la prima osservazione di Vitozzo, appena sono giunto all'appuntamento. Mancava solo Sugo ma sarebbe giunto a breve. Noi quattro: Gianci, Sugo, Vitozzo e io, come alcuni di voi sanno, siamo amici da oltre 50 anni: una vita intera, mai separati, siamesi dalla nascita...quasi. Abbiamo diviso tutto, persino le cicche (senza filtro) fumate con gli spilli. Insomma una vita fatta di zingarate e di puttanate a non finire. La strana combinazione è che ognuno di noi ha conservato, dopo aver sistemato tutti gli altri figli, solo le figlie femmine: quattro donne che per il momento diciamo che ci inibiscono moralmente anche se ognuna ormai ha la sua indipendenza. Solo la figlia di Vitozzo frequenta l'Università a Firenze, mentre le altre, esclusa la figlia di Sugo che lavora in città, sono fuori per lavoro. Orbene, previsti i matrimoni di due ragazze per l'anno prossimo (mia figlia e la figlia di Sugo), ho esordito: "Dobbiamo preoccuparci del nostro futuro, cominciamo a pensare cosa fare nell'immediato, visto che ormai siamo a fine corsa...". Gianci subito replica tra un sorso e l'altro al suo caffè: "Se volete aspettare che mia figlia si sposi, aspetterete una vita intera, da quel che capisco non ne ha intenzione, quindi vi eviterò il matrimonio, i regali di nozze e...andate affan'cucolo con i vostri!". "Vabbè, ma secondo te che dovremmo fare che già non facciamo? Siamo qua, siamo al sole, c'è un traffico di gnocche da paura, gli occhi urlano, la carne è debole e siamo qua a dire cheeee...glurp?". Vitozzo quasi si strozzava per il gigantesco cornetto che masticava con avidità mentre una "bambolona" attraversava il suo campo visivo. Sugo, invece, è quello tra noi che finirà il suo "giro" l'anno prossimo con me: "Raga', Carle' non ha poi torto, quando tutto questo sarà passato, dovremo pur trovare un posto, un luogo dove....". "...ecco appunto...". Prendo la palla al balzo come il miglior cacciatore australiano di canguri: "...è ciò che volevo dire: desidero che si faccia un accordo, un preciso "contratto" per decidere dove passare il tempo che ci resterà...". "Ovvero, cosa proponi rompipalle che non sei altro...". Gianci mi sembra piuttosto incazzato, tira al suo sigaro come non mai, brutto segno: "Propongo dopo Il Nazzareno, la Leopolda e tutti i posti citati recentemente, il "Patto dell'Arzilla", l'unico posto per non stare per strada e dove potremmo rompere gli zebedei a Berlusconi se continuasse ad occuparsi di ospizi compresa la nostra "Villa Arzilla"..." Oh, si sono alzati, mi hanno guardato fisso negli occhi e son scappati fulmineamente all'unisono, come facevamo da ragazzi: l'ultimo che rimaneva al bar, pagava il conto. Così, dal Patto dell'Arzilla è scaturito un ricco scontrino che ho provveduto a pagare prima che il cameriere s'incazzasse. 'Sti pirla...ma quando cresceranno?
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