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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 03/03/2019
Chiunque nel tempo ne abbia realizzato una rappresentazione grafica o scultorea, ha sempre posto due oggetti nelle mani della Dea della Giustizia: in una la spada e nell'altra una bilancia. Due distintivi, due eloquenti segni che connotano l'operato della Dea. Punizione (spada) ed equità (bilancia): due principi fondamentali perché si abbia fiducia nella sua somma imparzialità e nella giusta applicazione delle leggi. Il tempo, al di là della mitologia, ci ha sempre fatto visualizzare in tal modo l'applicazione e l'interpretazione delle Giustizia e la "figura" maestosa, generalmente posta dinanzi ai palazzi di giustizia, ci ricorda come avvengano e si svolgano i processi. Olga Matei (46 anni) e Michele Castaldo (57 anni) si conobbero nel 2016 e si piacquero subito. Durò circa un mesa la loro relazione, giusto il tempo che servì ad Olga per capire che l'uomo non fosse proprio come lo aveva immaginato. Decise di lasciarlo e non frequentarlo più a causa della sua ansiosa gelosia. Fu proprio quel senso di appartenenza che prende un po' gli uomini, quel diritto di proprietà indissolubile che animò tragicamente il Castaldo: non ci stava a perdere la "sua" donna e così alla prima buona occasione, accecato dalla rabbia, la strangolò ammazzandola come una bestia. Un tempesta ormonale che lo portò al gesto estremo: "Ho perso la testa, lei non voleva stare più con me, doveva essere mia e di nessun altro. L'ho stretta a me e l'ho strangolata". Niente di nuovo, gli ultimi tempi la cronaca ci riporta con frequenza casi analoghi e siamo avvezzi a sentire le solite cantilene...dettate dagli avvocati difensori. Ebbene, in sede giudiziaria il Castaldo si è beccato trentanni di carcere. La Signora fuori al tribunale, con bilancia e spada, non ha mosso un muscolo (come avrebbe potuto?) la legge aveva fatto il suo corso. Ma....all'italiana in sede di appello, il giudice ha ritenuto, dopo arringhe opportune e ficcanti, dimezzare la pena e portarla a sedici anni: la gelosia, in fondo, è una attenuante e il cinquantasettenne fu posseduto da una pressante tempesta emotiva e passionale...". Con una pena già ridotta in prima istanza per aver patteggiato, ora si dimezza e potete giurarci, nel tempo scenderà ancora e così avremo un omicidio bello e buono, giudicato...ops...interpretato alla grande da due personaggi determinanti: un avvocato difensore che si è guadagnato alla grande la sua parcella e un giudice che a modo suo e "legittimamente", ha avuto una visione personale e criticata moltissimo in questi giorni, ritenendo la gelosia una attenuante e no una causa scatenante. Beh, credetemi, c'è qualcuno che giura di aver visto la statua fuori al tribunale, fare smorfie indicibili e ha mostrato segni di insofferenza: poverina, altro non potrebbe fare per come vanno le cose da noi. Sappiamo tutti come funziona il giocattolo giustizia in Italia, ma ora si esagera e di questo passo ogni cavillo giuridico sarà utile. Povera DEA: secoli e secoli passati a star lì ferma e immobile per capire che in fondo... non è nulla, non è altro che sciocca rappresentazione e basta.
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