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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 11/03/2020
Quando piove sul bagnato, generalmente, in pochi ci fanno caso. Sta accadendo che le carceri italiane siano in subbuglio e passatemi l'eufemismo, in decine e decine di città dove sono site importanti case circondariali, da alcuni giorni, sono in atto rissose e violente proteste da parte dei detenuti: ci sono scappati anche dei morti e quindi la situazione è gravissima. Il tam tam carcerario è uno degli strumenti di comunicazione più veloci e più diretti di ogni altro, nel giro di poche ore, è bastata la prima violenta contestazione perché in breve, quasi tutti i penitenziari fossero coinvolti in proteste verbose e plateali. Ma cosa chiedono? Perché questo passa parola così eclatante e coinvolgente? Sembrerebbe che il covid-19 abbia spaventato moltissimi detenuti e quindi chiederebbero misure protettive per la loro salute. Ma qualcosa non quadra poiché a voler vedere la situazione sotto un'altra angolazione, basterebbe evitare (così come pare sia stato deciso dal ministero), le visite dei parenti e amici per non aver i contatti con l'esterno e preservarsi. I più informati invece, attribuiscono proprio alla soppressione delle visite, la vera causa del malessere sfociato poi in vistose manifestazioni di intemperanza. Manca la polvere bianca, quella che bene o male, giungeva puntualmente ai detenuti proprio dai parenti o amici in visita. Mancando le dosi, hanno tentato di assalire le infermerie per procurarsi il metadone. Quindi da questa pesante alienazione, pare sia partita una delle più movimentate e incendiarie manifestazioni in tantissime sedi. A Milano addirittura un paio di giudici sono saliti sul tetto per raggiungere i più facinorosi e trattare soluzioni per porre fine alla protesta che impegna non solo gli agenti penitenziari, ma anche forze di PS e Carabinieri fuori dal carcere. A Foggia sono evasi molti detenuti, andavano in giro per rubare auto e sparire dalla circolazione. Ne hanno riacciuffati diversi, ma mancano ancora alcuni all'appello. Intanto, la richiesta più palese e più insistita per tutti, ora è assurda, due sostantivi sono la priorità: INDULTO E/O AMNISTIA. Il dato in evidenza è che la maggior parte (quasi tutti) dei detenuti coinvolti siano extracomunitari o non italiani, ma provenienti della CE. Gli italiani, poiché potrebbero rischiare grosso in queste turbolente manifestazioni, non si stanno immischiando e non fanno parte della schiera in prima fila. Per cui per riportare la calma e riprendere in mano le redini della conduzione degli istituti coinvolti, cosa si dovrebbe fare? E giusto che tutti abbiano il massimo delle cure, delle attenzioni e in caso di virus siano prontamente soccorsi, ma tendere, aspirare e battersi per la libertà, per il rilascio e per chiudere fascicoli su fascicoli, in nome di una forma di malattia virale da trattare fuori oltre le sbarre, mi pare eccessivo. Ci si sono messi anche parenti e amici che in massa davanti alle mura, si battono anche loro per i detenuti: risultato? La stanno facendo grossa e creano problemi per strada davanti alle carceri. Non è un problemino questo e a sentire i soliti radicali doc e un Gad Lerner fuori di testa, non mi piace che lo stato sia ostaggio e debba scendere a patti con questa gente che ritiene di avere il coltello dalla parte del manico. Pieno rispetto per loro, ma le pene comminate si pagano nei luoghi deputati. Se vogliamo parlare di sconti e abbuoni, questo paese ha già dato tanto anche nel recente passato, per gente come questa e francamente trovarseli tutti fuori insieme e appassionatamente, non è accettabile, non è normale e non è materia di scambio. Rispettino le leggi, tornino a fare i detenuti e rientrino nelle loro celle. Abbiamo già tanti kaxxi per la testa, ci manca pure che vogliano anche cogliere una buona occasione come questa: "Facciamo che abbiamo scherzato e mandateci a casa".
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