...E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Eugenio Montale
...e per tutti il dolore degli altri è dolore a metà.
Fabrizio de andrè
Ogni poeta s'è angosciato, meravigliato e ha goduto. L'ammirazione per un gran passo di poesia non va mai alla stupefacente abilità, ma alla novità della scoperta che contiene. Anche se proviamo un palpito di gioia a trovare un aggettivo accoppiato con riuscita a un sostantivo, che mai si videro insieme, non è stupore dell'eleganza della cosa, alla prontezza dell'ingegno, all'abilità tecnica del poeta che ci tocca, ma meraviglia alla nuova realtà portata in luce.
Dal "mestiere di vivere" di Cesare Pavese
Post n°55 pubblicato il 04 Settembre 2008 da myriamy74
Mare calmo Imprevedibile la mia stagione, ragione sabbiosa Dune sinuose i tuoi rincorrermi, voce liquida L'equilibro tra le tue braccia si insinua, mi perdo La vita mi rende livida in volto, mi sciolgo come un laccio Un capriccio diventa la mia musica, rido e piango Urlo e divento tempesta, ridi e mi accarezzi il viso. Sorge la marea sui miei fianchi, sorge il sole sulla mia pelle. Antagonista ribelle, viaggiatore dei miei dissensi. Protagonista sottomessa,eremita delle tue disillusioni. Morgana sconfitta, non canto per attrarti. Sei troppo giovane oggi, vecchio nei tuoi intenti di domani per le mie spire. |
Post n°54 pubblicato il 11 Agosto 2008 da myriamy74
Parole mute sul tuo viso, la mia linea Il sole bacia i nostri corpi, avvolti Volo e tremo, si libera il sangue Nero il tuo sguardo, liquore il colore mi sciolgo e tu mi rincorri, mi avvolgi Banale il resto, il mondo si spegne Si accende il nostro cerchio Contemplo l'altare del tuo desiderio Mi sfiori come il vento, mi libro come ali Musica le tue attenzioni, le tue labbra libertà ti donerei, ma tu stringi la mia mano. |
Post n°53 pubblicato il 06 Aprile 2008 da myriamy74
Memorie di un lavavetri I miei occhi appesi ad un finestrino: i tuoi occhi. Nessun rimorso sulle strade della mia città. Ho viaggiato. Ho percorso centro chilometri in un fiato: mare e cemento. Ho sperato e atteso: occhi sconosciuti e poi il vento. L’acqua sul vetro era il mare o la speranza: chissà. La notte una vecchia accattona con le calze strappate. Correva la mia auto ed era come il velluto: il giorno moriva contento. I colori ed i rumori callosi nelle auto in sosta al semaforo. I tuoi occhi contavano monete e si sono imposti all’attenzione. Un secondo, l’acqua, il tremare delle mani, il calore delle auto. Il tempo come un pazzo in fuga: tutti noi fuggitivi. Ti ho visto contare monete, cinque monete: cinque pezzi di pane. Un sorriso come stretta di mano nel tuo vestito triste. Un augurio in punta di labbra: “Buona strada!”. |
Post n°52 pubblicato il 08 Marzo 2008 da myriamy74
Riflesso La giornata si muove come un soffio L’albero è fermo e geme un alito di vento I miei capelli persi nel viavai, i passi decisi Le voci sono dei rimproveri ed i sorrisi intensi I vetri nascondono il vero, celano modi di vedere Il cielo a singhiozzi, mi stupisce, la nuvole a pezzi Vorrei un cuore più saggio, un’emozione selvaggia Il laccio della ragione domato da un leone La vita come un rotolo di carte da scartare Ci sono cose che vorrei, musiche che vorrei toccare Angoli da dimenticare, luoghi da visitare La mia essenza di donna da conservare La bellezza dura il tempo di una lacrima Espiazione ai bordi delle strade Rumori di silenzio, cocci rotti i discorsi Tutto nel metro del mio passo Tutto nel soffio del vento Nulla alle porte del tempo: vento che batte. |
Post n°50 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da myriamy74
Vorrei vivere mille anni solo per guardare il mare di oggi, per osservare le increspature del suo vestito al tramonto. Non ci sono colori più belli del suo azzurro che si tinge di rosso in una giornata propizia. E’ come se Il sangue della terra si riversasse tutto in quel pensiero che porterà alla notte, quel sentire acuto di salsedine, quel rapimento al cuore come un tuffo azzardato in qualcosa di impensabile: il domani. Mi ha rapita il colore del mare , anche se è durato un istante per i tempi di questa terra. Ha avuto la durata di una clessidra rotta nel mio sentire del momento: adesso. Che paesaggio da brivido quel quadro in estemporanea che è la mia immaginazione: adesso. Oggi la serenità mi passeggiava al fianco e non c’era nessun chiasso nei miei pensieri. Come capire il mormorio di un’onda, che ha innumerevoli parole, credo solo uno il senso: incanto. Ho gettato lo sguardo sulla riva, sulla linea di seta dell’orizzonte e non avevo paura di soffermarmi sull’inconoscibile: il domani. Mi sono ritrovata a sorridere con un fare sciocco e sgarbato: stupore l’effetto. Ti ho sognato stanotte, come tante notti. Eravamo così vicini da spaventarmi ed ingannarmi di nuovo: incredibile a dirsi. Solo l’intrigo del sogno può tradirti così, portarti con garbo lontano. Al risveglio mi sono sentita un vetro infranto per disattenzione umana, una corda tirata al di là della sua portata. Sai, oggi ho visto il mare e mi sono sentita come una nave in porto: finalmente. Ho pensato non importa il domani: finalmente. Ho avuto la bellezza del mondo ad un passo: il presente, il mare. Il resto non ha più importanza: è già notte. |
Il mio inverno Goccia e battito, il tramonto che manca Acqua che scorre, forse pioggia, forse pianto Ritmico il senso, cammino sulle mie scarpe alte Un disegno il mio movimento, i capelli un richiamo E’ cambiata la scena del giorno passato Un coro di vento alle mie spalle, spire di polvere Il bicchiere vuoto non svela l’arcano, il vetro è muto Partiamo per beffare l’inverno, per batterlo in ritirata Sono più ferma di ieri, sorrido all’imprevisto Faccio un inchino alla realtà di un battere e levare Un coro di bambini che mi scalda il cuore Il mio sorriso allo specchio, le lacrime asciutte Lo specchio bugiardo e le serate in cui credevo Il ritmo lo decido io, il battito lo decido io. |
Post n°47 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da myriamy74
Il mio nome…chiedilo al tempo Il tuo nome…eternità Ho chiesto aiuto al mio crudele romanticismo per ridare vigore alla vita, alla voce di un cantante disilluso. Lo squarcio nel cielo, il mare infuso alla saggezza popolare, l’incredibile dire e ridire intorno all’amore eterno, perduto. L’amore è raro quanto la follia di un saggio, quanto il virtuosismo di un musicista alla sua prima incoscienza. La saggezza non esiste tra le curve dell’abbraccio degli amanti. Occhi che penetrano occhi, ogni distacco come partorire un dolore. Che accattivante scena madre, due rari personaggi, due protagonisti in sordina, perché la passione si consuma in silenzio, in un soffio. Qualcosa che ti prende lo stomaco e la mente, che ti rende insofferente, mi ricorda il ricordo. L’urgenza che ti fa sonnecchiare in una scelta. La guerra delle stagioni, infatti la passione è la vera guerra che consumo nella mia sigaretta accesa. I versi lasciamoli al Poeta,qualunque possa essere, mentre il perdono di tutto ciò che è liso, lasciamolo al consumarsi delle candele…Per strada ho visto un fiore che cresceva a forza tra il cemento e non è amore questo, non amava mentre si costruiva un velluto per corazza? La passione è il suo colore del vino, in cui mi inebrio. E’ più bello del mattino tutto ciò che posso toccare con le mie mani, in una carezza che sembra calore. Ti chiederei poche parole:” Parlami delle stelle che pungono la notte”. Risvegliandomi al tuo fianco il giorno sarebbe la mia vanità svelata,ma non darmi per cena l’ovvietà, così che col tempo non possa invecchiare prima del dovuto. Il silenzio il sipario…Il solo sicuro di essere…possesso dell’impossibile. |
Post n°46 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da myriamy74
Carnaval Chicchi di coriandoli per la strada, colori come sassi Sgargianti le sensazioni, i suoni, movimento e onda E’ un carnevale acerbo che si consuma, che mi consuma La musica si muove sul mio corpo, sento il tonfo del ritmo Libertà, vorrei urlare la libertà come un inno Tra le cose più povere che ci sono, tra il senso profondo Ho imparato a suonare, per stupirmi appena posso Oggi il sole è caldo, intenso come una ferita Le strade corrose di vento, la nebbia sfuma morbida L’istinto cresce, l’arte dell’osservare maschere e mosche Ronzio di parole, vocio di canzoni, irrisolte memorie Il raso come un soffio rosso, un fuoco che non brucia Incredibile inarcarsi di case e cose, terra che si muove. |
Post n°44 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da myriamy74
Quando ero bambina adoravo il mare, la spiaggia, il sole che entrava dalle imposte nei pomeriggi. Sembrava tutto un rituale antico, come il cicalio di voci in lontananza, dopo un pranzo consumato con i parenti. Ripensavo ai colori del vestito di mia madre, al suo viso, alla sua dolcezza come quella del pane appena cotto. I miei compagni d’ infanzia, le nostre corse sull’asfalto duro e nero, le cadute, le ferite, i ruzzoloni nella campagna verde e speranzosa. L’odore era incredibile, quella sensazione di libertà, di pienezza della vita, i sorrisi sul viso sporco di terra. Quella terra che non sporca le mani, ma che ti riempie il cuore di assoluta umiltà. Gli abbracci soffocati dopo una zuffa di pugni e calci alla cieca, mentre ci ricomponevamo dal nostro gioco degenerato. Le corse in soffitta a rubare, come delle gazze ladre, ciò che attirava la nostra fantasia e poi tutti insieme in punizione davanti un muro grigio. Tutto mi sembrava gigantesco, ma non avevo nessuna paura, perché eravamo inseparabili come i lacci di una corda. Il tempo ci ha concesso tanto, l’ansia del vivere, gli amori che ti regala la vita, amici di una stagione e poi di nuovo sconosciuti. Siamo cresciuti tutti, ma nel ricordo la nostra vecchia stagione dell’infanzia è rimasta intensa come l’odore dei melograni della mia isola. |
Appunti distratti di viaggio Oggi è un giorno imprecisato, di un mese imprecisato, di un anno qualunque. Ho la mia età da portare a spasso in questa città, in questo pezzo di mondo a forma di crocevia. I miei impegni segnano l’ora, le mie priorità vanno a zonzo come i pensieri e le scarpe che si affrettano. La gru è in mezzo alla mia vista, mi fermo, mi schermo gli occhi dal sole per vedere meglio ed esclamo: “ Ecco una nota stonata della giornata”. Ci vuole passione per rovinare così rovinosamente il paesaggio, la chiesa accanto dissente con i suoi marmi secolari. Gente che aspetta ed è spettatrice alla mia sinistra, poi mi volto e tutto si inverte. C’è il mare nella mia città ed un marinaio attende il mare e mi commuovo. Quante insegne e amori che nascono come fiori e stagioni. Un peccatore in attesa del perdono, una canzone in lontananza, mentre una radio langue e infrange il tempo. L’azzurro ha un mestiere impegnativo e feroce, coprire il suono di un’ambulanza stonata, mentre mi giro rapita dal suono sgraziato e dalla preoccupazione momentanea. Gli sguardi cadono come pioggia altrove, tutto passa e si ricompone il flusso. I cartelli e la mia ignoranza stesa ai balconi di un palazzo. Ascoltare Puccini per dimenticarsi della sinfonia del traffico e sporgersi sul parapetto di un marciapiede come a cercare l’abisso. Il prato di mozziconi abbandonati da chissà quanto tempo, come un santuario di baci rubati. L’attesa è incredibile e vorrei ballare e non pensare al mio appuntamento delle tre spaccate. Vorrei fuggire dall’idea di un giudizio universale,essere sorda al rintocco della campana, alla pietà di un canto leggero, all’uomo nero che passa con le sue borse di plastica e i suoi denti rotti. Con le mani piene di fuliggine si muove uno straniero, mentre aspetta un numero ed una carrozza. Puccini sfuma nei tre minuti concessi e mi ricompongo da un pensiero elegante e velocissimo: la fuga come l’urlo di un matto. |
Il viaggio La mia sigaretta e la cenere, l’intrusione L’ossuta incapacità, forse l’incomprensione Una stazione, l’attesa e di nuovo le nuvole La panchina che si distende al tempo I fili d’erba e le case, un girotondo ai miei occhi I vicoli li sento nella mia memoria Non lasciatevi sedurre dal vento Meglio il fruscio di un violino Fermate le nuvole e rubatele Non importa come, rubatene il colore. Un viaggio è come un amico Ti attende, è la stessa distanza Ti abbraccia, ti rapisce, ti stordisce Il mondo in una pozzanghera, mi confonde Fermatevi sul ciglio, ascoltate…la musica ha un corpo. |
Piccole cose Animale impazzito la mia ragione, emozione Una riflessione, confusione, in un cuore in città Ho le mani fredde, ma il sangue è vivo Adoro questo riscendere le scale, ripensare La vita come una ferita chiusa, un cascata Il blu della notte sulle cose, un velo tenero Il buio corroso dal vento, sussurro Profumo di pioggia, sapore di lacrime Rido, perché ho voglia di sentire questo sapore Non ho paura del profumo intenso dell’amore Così tenero l’errore, la distanza è un soffio La bellezza è una statua dalle forme intense L’anima come specchio alla noia Ho una voce da mostrare, un’armonia di cose Un diamante tra la polvere, non perde luce E’ un pensiero tra le pietre di un fiume. |
...A un passo dal possibile Ci sono giornate che mi sento confusa, inforco i miei occhiali e comincia il lavorio di pensieri . I mie impegni, l’ansia delle scadenze, la rabbia per le tante disattenzioni. I furtivi cambi di fronte del mio umore , la raffica di parole che scorrono sullo schermo, le immagini di un mondo che corre come un treno, un viavai di cose ad intermittenza. Ogni accenno come ad un passo, le paure come stagioni. La mia stanza come un tempio , lo specchio che tanto desideravo, la mia chitarra, i libri. La voce di un ricordo tra le case, le mie passeggiate silenziose, i vecchi addormentati sulle panchine, gli alberi in una posa fiacca, il mare in un angolo a riposo. I miei perché come una bussola che non funziona, i miei sorrisi come segni di una speranza che non vuole morire. I miei anni spesi ad accatastare preoccupazioni e dubbi, accanto ad un camino acceso, tra gli abbracci sentiti di mia madre, i rimproveri accesi di mio padre. Avrei bruciato ogni parola fuori posto, ma non sono mai stata molto coraggiosa. Ho messo i miei sogni in una scatola di latta, mi sono detta mille volte basta. Ho pianto tutto le volte che ne ho sentito il bisogno, non ho trattenuto nulla, ho urlato come un cane alla luna il mio rammarico di un tempo. Mi manca il mio mare, mi manca quella sensazione di sabbia sulla pelle, quelle giornate interminabili e folli. Sono cresciuta e non ho smesso di ridere delle cose sciocche, ho cercato bellezza in ogni anfratto invisibile, ho lasciato che un fiore crescesse e morisse sulla pianta. Ho amato i ricordi fissati in una foto lisa e dimenticata, tenuto fra le mani i momenti passati, gettato un ponte tra me ed il mai accaduto. Ho cantato con il cuore in gola, mentre mi dimenticavo il dolore di una perdita irrimediabile. Ho abbracciato tutte le distanze del mondo in un soffio di vento, ho sentito l’asfalto ai miei piedi, corso fino a cadere di sasso. Ho toccato il senso profondo di te, ho legato a me tutto il tempo che è stato, fino a che sbagliando…non ho imparato a dimenticarti. |
...di colpo si fa notte La neve è una preghiera in una stagione angusta che sa di piombo ad un filo dal tuo corpo. Armi come fiori in un campo incolto, mine e manti di fiori bigi. Grigi i muri, grigi i visi, scuri i pensieri in un viale troppo difficile da percorrere. La guerra non si può raccontare fino in fondo, perché è uno di quei ricordi che ti segnano la pelle come un marchio. Tutte le stagioni della terra in un oggetto senza più respiro, in un’auto dilaniata da una bomba, il soffio del vento tra le lamiere nere di fumo. Occhi contro occhi, in una speranza sospesa, in un chiedere tregua alla fame. I figli amati e persi, i figli perduti nelle terre di nessuno, vestiti da un burattinaio che fa il burocrate a tempo pieno. Una danza di ragioni avverse, un viavai di decisioni rimandate, un continuo respirare povertà e fango, polvere da sparo e memorie. La neve scende come un prodigio antico, si insinua nelle tue narici e ti ubriaca come una festa. Tutto il rumore si allontana, narcotizzato da un silenzio soffice, trasportato da un miracolo fragile. I miei occhi sono attenti, ogni istante non va perduto, ogni frammento conservato nella memoria come una moneta. Scende fra le cose il miracolo nuovo, inaspettato, quasi a suggellare l’inizio di qualcosa. La pace ha il colore della neve, ha il sottofondo del silenzio, senza il fragore di uno scoppio, senza pianto…negli occhi di un bambino. |
Aspettandoti Mi sento all’angolo, un pensiero la catena L’istinto come vetro che si appanna Prendo fiato, ho corso e perso Liquore ogni assenza, una mano alla gola La tua voce scivola , carezza e vento Mi sento nuova alla vita fra le tue mani Un fiore in un campo, una luna a falce Tutta l’attenzione che ho, non perderla Un viaggio, la distrazione dietro l’angolo Nello spigolo più acuto ho perso la voce Ho perso un filo e l’ emozione, ci ho cantato sopra Le cicale estive inflessibili fati Un graffio continuo all’ora più alta L’autunno di foglie peste e mosto L’inverno che vende il freddo I fiori del tempo dei colori L’universo una giostra nelle nostri mani. Amati, amanti in un metro di vita. |
Fiaba Una scatola di cartone, un petto da leone I sogni si pagavano per poco, infinite monete Eravamo bambini per tutte le ore del giorno La notte ci baciavano le fate in segreto Gli arcobaleni, i casali dei folletti I vestiti erano le armature, le spade non ferivano Perdevamo il fiato a rincorrerci Profondi erano gli abbracci, la malizia era del drago Ero una principessa scontrosa Il principe giocava di timidezza Il tempo, chi lo conosceva, pareva tutto lì Chiedevamo la neve e la fantasia ci aiutava Sconfiggevamo tutti e tornavamo a correre Nello specchio eravamo il futuro Una scatola di cartone, un' emozione. |
Un passo incerto, una nuvola che si muove Pensa che sciocca, mi vesto di una strana paura Accendo una luce, ma tu non torni sui tuoi passi Oggi il sole sembrava allegro, io distratta Questi giorni mi sembrano anni Neppure i mesi sembrano misura al tempo. I vicoli li ho visto, erano vestiti di pioggia Il giallo, due gatti che si azzuffavano Ho riso nel voltarmi, il cappotto si è piegato Le gambe salde, attaccate alla mie ragioni Chi si attaccava ad una bottiglia, chi gettava cicche Il mare incantato in un bacino, ubriaco di notte I lampioni come soldati, gli alberi come spettatori Tutto lo spazio del mondo ai miei piedi Il cuore, un rumore a tratti, un battito di ciglia Resto qui, se vuoi raggiungimi tu.
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Pagine Due pagine bianche da riempiere, vorrei due matite I miei pensieri una diga aperta, vagabondi Può essere sacrificio, la giusta disposizione d’animo. Mi sento gitana e la mia mano è morbida Vorrei firmare un accordo con dio Rompere le barricate fra il cielo e noi Vorrei che quel giorno piovesse Le gocce sospese sul vetro ed il respiro Le nuvole le maschere ideali del sole Momenti liberi di dire il peggio di se Ma che importa alla fine, Abbiamo visto mediocrità e guerra. Sai chi sono ? Una bolla sospesa. Oggi lo so da me… |
Tango I corpi e la musica, esseri sospesi in un accordo Due schiene curve nell’aria ferma, due mani piene Piedi veloci e tenere movenze di un vestito, soffici piume Velluto che corre come un ventaglio perfetto, il silenzio si consuma Siamo due gambe che corrono in direzioni opposte, un corpo Sento il tuo respiro corto ad un passo dal mio passo deciso Mi distacco e prendo fiato, ma la musica si ribella Siamo incastonati l’uno nell’altro e tu mi trascini Sei forte, ma io ho paura di cadere per l’emozione Sento la musica come una frusta , ritorno in me e mi distacco Mi raggiungi e gli occhi sono un violino morbido Sento il grigio del tuo vestito accanto, ferro rovente il cuore Il tuo viso è una piena di stanchezza, ma non senti il vuoto Corrono come vagoni i nostri piedi, un vortice vorace Tutto è sinfonia, la stanza gira, felice mi perdo Il moto incalza, il respiro tempesta in gola Siamo al culmine dell’espressione vigile Il sudore riga il tuo viso, la mia schiena come rugiada Veloce, incredibile, irripetibile, irraggiungibile come il passo del destino, impagabile, impalpabile come un’ombra una cascata su di noi, una giostra impazzita, un vento veloce, uno scirocco rabbioso il ritmo senza fiato…un , due, tre, quattro…fine. |
La festa Il mal d’amore tra il rosso pesto Porpora di un vestito a festa Eccolo lo sciabordio dei santi Cartapesta colorata da voti antichi Tutto è ancora alla follia Il tempo che non si ferma L’orrore che sembra il figlio di tutti L’incoerenza come un’incudine che risuona Il martello della giustizia sospeso I fiori rubati alla zolla E’ il primo fattore che li muove? Ho perso due diademi, erano il tesoro della terra Rubati alla terra, il primo fattore non vedeva Era voltato di spalle. Non piangere non farti corrodere dalle nenie sorde L’amore come un foglio stropicciato e macero Si perde e si perde ancora in nebbia di un rimpianto dannato.
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Inviato da: Bigmaxx
il 11/01/2009 alle 11:03
Inviato da: stefanovers
il 26/10/2008 alle 05:49
Inviato da: Giles2004
il 04/10/2008 alle 15:16
Inviato da: myriamy74
il 05/09/2008 alle 13:17
Inviato da: alain_10
il 05/09/2008 alle 11:42