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Tante donne diverse

Post n°222 pubblicato il 14 Febbraio 2011 da nathalie71

Guardo poco la tv, soprattutto da quando, con il passaggio al digitale terrestre, prendo un canale no e l’altro anche, alcuni a targhe alterne. In un momento di grazia digitale, su uno di questi nuovi canali che hanno tutti nomi che si assomigliano, facevano uno speciale su uno stilista spagnolo, Cristobal Balenciaga, che ha rivoluzionato la moda degli anni 50 e 60.Si è ritirato nel 1968, in seguito all’invenzione del pret à porter. Una sua sarta commentava il suo ritiro dicendo una grande verità. Prima dell’invenzione del pret à porter, l’abito veniva fatto su misura per la cliente, a sua immagine e somiglianza, come un’opera d’arte unica e irripetibile. Una donna diversa dall’altra, ognuna con i suoi punti di forza da esaltare e le sue debolezze da mitigare. Dallo stilista che vestiva le donne più famose e potenti del mondo con abiti da sogno, alla sarta che cuciva in cucina l’abito buono della domenica per la vicina di casa, ciascuna donna aveva il suo corpo e il vestito si adeguava a misura alle sue forme. Con l’introduzione consumistica del pret a porter, il paradigma si ribalta;  le donne iniziano a lavorare fuori casa: hanno bisogno di abiti comodi, a basso costo. I vestiti vengono fabbricati in serie, in taglie standard e modelli simili. E’ il corpo della donna che si deve adeguare al vestito. Tante donne, tutte uguali. Tutte a dieta per entrare in una 40/42, massimo 44. La donna deve rispettare certi standard di seno, vita, fianchi. La moda impone il dictat: il colore di moda, la forma di moda, la dimensione di moda. La donna si deve adeguare. Liberazione della donna? Balenciaga non chiuse i battenti per motivi economici: era uno degli stilisti più famosi e pagati d’Europa nel momento in cui decise di ritirarsi. Aveva capito che non avrebbe potuto ridurre la sua arte ad un prodotto in serie. Noi donne, no. Abbiamo rinunciato alla nostra bellezza, la nostra unicità, per omologarci al gusto di qualcun altro. Abbiamo messo il potere della nostra immagine nelle mani di qualcuno che non ha un volto.

 
 
 
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