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NON SPRECHIAMO L'ACQUA
Ecco 12 regole per risparmiare il consumo di acqua potabile. Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non deve essere sprecato
REGOLA 1 - Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4.000 litri di acqua all’anno.
REGOLA 2 - Non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa.
REGOLA 3 - Non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.
REGOLA 4 - Contenere i lavaggi delle autovetture con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio.
REGOLA 5 - Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente.
REGOLA 6 - Far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico; si ottiene cosi’ un risparmio pari a 8.000 / 11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia.
REGOLA 7 - Pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un’altra terrina.
REGOLA 8 - Usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie.
REGOLA 9 - Fare la doccia la posto del bagno in vasca, ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno.
REGOLA 10 - Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e tappare il lavandino al momento di farsi la barba; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone.
REGOLA 11 - Applicare un frangiflutto a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua.
REGOLA 12 - Utilizzare per lo scarico del water un sistema a rubinetto o a manovella al posto di quello a sciacquone; si risparmiano così circa 26.00 litri all’anno.
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Post N° 151
Post n°151 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da Akire28
Sant'Arcangelo, nella discarica della morte La discarica di Sant'Arcangelo è ferma per lutto di Antonio Corbo "Repubblica" Erano in quattro, uno ha visto morire il giovane geometra. «Ho urlato, ma è stato un attimo». Marco Leone è in ospedale. Ha una gamba schiacciata, sarà operato oggi. Direttore dei lavori, è anche uno dei due indagati. Ecco il primo racconto sulla tragedia nella discarica. Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, camera 234. «Di là, corridoio a pagamento», goffa indicazione di un infermiere. Il passaggio di classe l´ha chiesto la "Daneco Spa", che gestisce la discarica di Sant´Arcangelo. Da Milano sono piombati i dirigenti. Marco Leone, ingegnere di 34 anni, dell´Aquila, in società da due anni, è un paziente di riguardo. Sarà interrogato dal pm Marcella Pizzillo, è pronto ad assumersi da solo le responsabilità. Le riunisce in una sola parola. «Fatalità». Nient´altro sulla sicurezza del cantiere. Spiega: «Facevano le misurazioni io e Pasquale Russo, ragionavamo: la facciamo qua, magari più in là...Fissavamo la zona della nuova vasca». La discarica ne ha già una, colma: 130 mila tonnellate, poi un´ordinanza per altre 50, poi ancora 44. Lotto 1. Dovrà alla fine ingoiare rifiuti per 700 mila. Ma che è successo alla vasca del Lotto 4, è vero che c´è una lesione? La domanda o le ferite provocano una smorfia di dolore. «No una frana. Stiamo riparando», sdrammatizza Leone. Cercavate quindi d´urgenza un´atra vasca, quella del Lotto 2? «Sì, prendevano le misure. Io e Pasquale». Si insiste: ma eravate soli, vero? Ammette: «C´erano un consulente e un topografo, ma non mi chieda i loro nomi». Avanti, continui, ingegner Leone. «Eravamo curvi a misurare, la ruspa ha azionato la marcia indietro, ho urlato, la mia gamba era già sotto il cingolato, ho urlato ma è stato un attimo». Dice che tornerà alla discarica. È il suo lavoro. Ma dovrà prima salvare la gamba, povero ingegnere. Si va a Sant´Arcangelo Trimonte. Tra colline che dolcemente guardano la Puglia. L´immondizia è una gobba alta già dieci metri, nel recinto protetto dall´Aeronautica. È classificato "teatro di operazione nazionale", per distinguere le discariche dalle missioni all´estero. Il capitano che dirige i carabinieri, Massimiliano Bolis, è rientrato proprio lunedì sera da Kabul. Neanche il tempo di lasciare lo zaino, cambiare divisa, ed è già qui. Fa caldo. Sole, un sole che opprime come il silenzio. Terribili le mosche. La discarica della morte è ferma. Per lutto. Ma nella paralisi si leggono anche paura e rabbia. Un fascio di fiori ricorda la tragedia. Un ragazzo che se n´è andato a 19 anni, il geometra Pasquale Russo, schiacciato nel cinquantesimo giorno del suo primo lavoro da un caterpillar D6N ultima generazione, dotato purtroppo di retromarcia. L´altro indagato con l´ingegner Leone è il "ruspista", Vincenzo Giangrande di Casal di Principe, rintracciato dai carabinieri a Castel Volturno. Chiamò i soccorsi e urlando sparì. Ore 16 di lunedì. «Un incidente, che volete da me?» si dispera. Ha quasi cinquant´anni, i figli hanno l´età di Pasquale, il ragazzo martoriato dalle ruote cingolate della sua ruspa. I fiori hanno una dedica. "Le mamme del Codisan". Sono le donne del Comitato di Sant´Arcangelo, li hanno appesi alla rete dall´esterno. Sequestrata solo l´area con il caterpillar al centro. Nessuno può entrare. Passano solo i dirigenti della Daneco. Neanche Aldo Giangregorio, «geometra per dodici anni», ora macellaio, primo di 630 cittadini. «Capisco la gioia del primo lavoro, facevo lo stesso mestiere». Ma il sindaco ora deve difendersi. «Chiediamo garanzie sul programma e la verità». Il presidente del Codisan, Nicola Colangelo, alza i toni. «Siamo come le pecore di Acerra, quelle chiuse in un recinto che aspettano rassegnate di andare al macello. Per la diossina. Avevamo l´aria purissima. Ci toccherà morire di immondizia per salvare Napoli. Guarda se apre Chiaiano». Incalzano gli altri: «E guarda se viene Bertolaso da noi». Bertolaso invece arriva. Alle 17 è nell´obitorio dell´ospedale. Con il colonnello Alfredo Parrulli, con il prefetto e il questore Santoro. Abbraccia i genitori di Pasquale, una giovane coppia, hanno un´impresa. Porta le condoglianze di Silvio Berlusconi che ha chiuso l´undicesima visita a Napoli con un pensiero a Pasquale. Incontra i suoi amici. «Povero Pasquale, dov´è il suo sorriso?» ripetono sgomenti. |
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