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NON SPRECHIAMO L'ACQUA

Ecco 12 regole per risparmiare il consumo di acqua potabile. Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non deve essere sprecato

REGOLA 1 - Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4.000 litri di acqua all’anno.

REGOLA 2 - Non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa.

REGOLA 3 - Non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.

REGOLA 4 -  Contenere i lavaggi delle autovetture con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio.

REGOLA 5 - Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente.

REGOLA 6 - Far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico; si ottiene cosi’ un risparmio pari a 8.000 / 11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia.

REGOLA 7 - Pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un’altra terrina.

REGOLA 8 - Usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie.

REGOLA 9 - Fare la doccia la posto del bagno in vasca, ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno.

REGOLA 10 - Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e tappare il lavandino al momento di farsi la barba; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone.

REGOLA 11 - Applicare un frangiflutto a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua.

REGOLA 12 - Utilizzare per lo scarico del water un sistema a rubinetto o a manovella al posto di quello a sciacquone; si risparmiano così circa 26.00 litri all’anno.

 
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Valle del Sacco: una delle zone più inquinate d'Italia

Post n°168 pubblicato il 03 Marzo 2009 da Akire28

Quattro indagati
per disastro ambientale colposo

Sono ritenuti responsabili di aver inquinato le acque del fiume con un pesticida e di aver contaminato i prodotti alimentari in tutta l'area del Lazio meridionale

 

 
ROMA - Quattro avvisi di garanzia per disastro colposo ambientale per la contaminazione dei siti della valle del Sacco, una zona situata in massima parte nella provincia di Frosinone e per un breve tratto in quella di Roma. I provvedimenti hanno riguardato il direttore dello stabilimento della Centrale del latte di Roma, il direttore dello stabilimento industriale della Caffaro s.r.l. di Colleferro, il legale rappresentante e il responsabile tecnico del Consorzio c.s.c. di Colleferro.

Secondo gli investigatori del Corpo forestale dello Stato di Segni e dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma, gli indagati sarebbero responsabili dell'ipotesi di disastro colposo ambientale per la contaminazione dei siti della valle del Sacco destinati a insediamenti abitativi, agricoli e allevamento e per l'avvelenamento delle acque del fiume Sacco, da cui consegue la contaminazione di prodotti alimentari e il pericolo per la pubblica incolumità e per la salute pubblica.

Le indagini, fa sapere la nota della forestale, "hanno permesso di appurare la presenza nell'area di un inquinamento diffuso causato in prevalenza dai derivati della lavorazione del 'lindano'", un pesticida prodotto fin dagli anni Cinquanta e utilizzato in campo agricolo fino alla fine degli anni Ottanta.

Il lindano, sostiene ancora il corpo forestale dello Stato, è "scaturito dall'area di produzione industriale ex Snia Bpd e propagato lungo il corso del fiume Sacco e nelle falde acquifere ad esso circostanti". Per le forze dell'ordine le quattro persone colpite da avvisi di garanzia avrebbero "cagionato, nelle rispettive qualità ed in cooperazione colposa tra loro, un disastro colposo ambientale".

I primi fatti risalgono al dicembre 2004, quando un allevatore di Segni comunicò al Servizio veterinario di Colleferro che il latte da lui prodotto veniva rifiutato da alcune settimane dalla Centrale del latte di Roma, a causa di una sostanza non meglio identificata evidenziata dalle analisi chimiche condotte sul latte da lui trasportato.

Il
piano di emergenza sanitaria è scattato quando le analisi condotte dal Servizio veterinario di Colleferro hanno trovato la presenza oltre i limiti del beta-esaclorocicloesano non solo nel latte del primo allevatore, ma anche nel latte di altri. I primi accertamenti vennero effettuati dai carabinieri del Nas. Inoltre, il territorio ritenuto inquinato è stato costantemente tenuto sotto osservazione dalla forestale di Segni.

Le attività di monitoraggio, insieme ai controlli e ai campionamenti eseguiti dall'Arpa, hanno determinato il sequestro di diverse aree, messe successivamente in sicurezza, la delimitazione di aree definite a rischio, attraverso la marcatura delle fasce di rispetto e infine il sequestro del complesso industriale di proprietà della società Caffaro s.r.l. denominato 'area Chetoni' ed ubicato all'interno della ex Snia-Bpd.
Fonte: Repubblica

 
 
 
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