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Un blog creato da marineblue il 30/01/2008

NONNA RACHELE

I ricordi di nonna Rachele

 
 

AREA PERSONALE

 

 

NONNA RACHELE A FESTA ITALIANA

 

7 marzo 2009
nonna Rachele intervistata
dal Resto del Carlino

Clicca qui per leggere l'intervista

 

RINGRAZIAMENTI

Grazie per il vostro affetto. Oggi grazie alla messa in onda della trasmissione FESTA ITALIANA ho ricevuto tante mail.
Cercherò di rispondere a tutti, abbiate pazienza, scrivo con un dito solo e la connessione a volte fa i capricci.
Vi abbraccio.
Nonna Rachele

 

FINALMENTE ...

Finalmente ho abbracciato due mie nipotine acquisite ...
Che gioia!!!!

Nella foto: Veronica, io, Pinu, Numottola

 

CONFIDENZE

01 ottobre 2008

Sul  Confidenze di questa settimana un articolo su NONNA RACHELE.
Potete dare un'occhiata al
PDF qui.

La foto accostata all'articolo di Nonna Rachele non raffigura Nonna Rachele.

 

NONNA RACHELE

Che fatica convincere nonna a fare una foto per il suo Blogghino!

Ma non pensate anche voi che sia una bellissima nonna?

 

 

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ASPETTANDO LA BELLA STAGIONE...

Il mio verde paradiso ...
Appena verrà la bella stagione vi scriverò da qui!
Dalla finestra della mia camera vedo questa meraviglia...


Gelso con more dal sapore delicato e dolce




Albero di cachi ... ne và ghiotta mia nipote Veronica




Cachi sotto controllo ... non ancora maturi!




Questo vaso insieme a tanti altri che circondano la casa,
li comprò mio padre 65 anni fa.
Fanno ancora la loro bella figura vero?






Mimino curioso.

 
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METTETEVI COMODI

Post n°69 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da marineblue

Mettetevi comodi davanti alla tv ... sto per arrivare!

OGGI MERCOLEDI' 29 ottobre

NONNA RACHELE SU

Festa Italiana RAI 1 ore 14.10 .

 

Per chi si perderà il servizio, troveremo il modo di inserirlo qui tra qualche giorno.
Veronica

 

 
 
 

SOLIDARIETA'

Post n°68 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da marineblue

Non ho mai saputo il suo nome, veniva chiamata  con affetto da tutti: la vecchia. L’unica parente era la nuora che essendo vedova con quattro bambini piccoli da allevare non poteva far molto per lei. Era benvoluta da tutti; i contadini della zona le portavano sempre qualcosa di commestibile e i vicini l’aiutavano portandole su alcuni secchi d’acqua, qualche pezzo di legna e andando a prendere abiti e lenzuola da lavare, poiché viveva sola in un solaio. Allora non esistevano pensioni sociali né altri provvedimenti, se si escludeva il ricovero per anziani che era molto triste e poco curato. Finche la vista glielo permise lavorò all’uncinetto. Durante l’estate, quando i ricchi venivano in villeggiatura, andava a prendere gli ordini: le davano il filato e le commissionavano centrini e coperte nelle quali era maestra. Il solaio era infestato dai topi, ma lei non si lamentava, si limitava a dormire con un bastone col quale si difendeva quando i ratti più audaci le volevano tener compagnia e salivano sul letto. I contadini quando tornavano dal mulino, si fermavano e le lasciavano un po’ di farina che lei metteva in una piccola madia  come provvista per l’inverno, ma un giorno andò ad affondare la paletta nella farina e tutto precipitò sul fondo. I topi  con delicatezza avevano mangiato sotto lasciando uno strato di due dita in superficie. Quando i contadini lo seppero si affrettarono a rifornirla e mamma le regalò una grande scatola di latta a prova di rosicchiamenti. Il falegname le fece una gabbietta di rete metallica molto fine per impedire anche alle mosche di attaccare i suoi alimenti. Un autunno andai con la tata a portarle una coperta imbottita e ricordo ancora la felicità che vidi nei suoi occhi ( come tutto è relativo !). Rimasi poi stupita nel vedere l’uva, le mele e le pere legate per il picciolo con una corda ed appese alle travi . Era lo stratagemma per salvarle. Una mattina d'estate, quando la vecchia s'alzò dal letto, non riusciva a posare i piedi per terra, perchè durante la notte i topi le avevano rosicchiato con delicatezza le callosità delle piante dei piedi, lasciando la pelle sottilissima. Un giorno un ragazzo ebbe un’idea che era proprio l’uovo di Colombo ad averci pensato: le portò un gatto . Era nero, bellissimo, perché sempre lucido, in quanto lei lo  accarezzava continuamente. Non so perché io avevo paura di quel gatto e mi è rimasta una inconscia  avversione per i gatti neri. Questo colore deve essere sfortunato perché ricordo una nidiata di gattini soriani con uno solo nero. Ebbene il contadino lo dovette sopprimere perché la gatta lo rifiutava, non lo allattava e lo spingeva fuori dal nido e lui piangeva tutto il giorno. La vecchia invece lo adorò e lui allietò l’ultimo periodo della sua vita, ma quando lei se ne andò, inspiegabilmente  nessuno lo vide più. 

NONNA  RACHELE   

 
 
 

SARNUSA

Post n°67 pubblicato il 22 Ottobre 2008 da marineblue

A volte ricordo alcuni tipici abitanti del mio paese. Quelli che Anatole France chiama: ridicoli e compassionevoli. Non ho mai saputo il suo vero nome perché tutti lo chiamavano: SARNUSA. Questo soprannome era dovuto alla sua irrefrenabile curiosità. Quando riusciva a guardare dentro una finestra sembrava anche che annusasse, tipo cane da tartufi. Viveva con la vecchia madre, faceva il bracciante, era un gran lavoratore, premuroso, sempre sorridente e risultava simpatico. Quando rimase solo fu sempre pulito e ordinato e si prese cura della casa in modo maniacale. A quei tempi in paese non esistevano le chiavi perciò  la gente  lo trovava spesso in casa che guardava nei cassetti, ma non ha mai rubato niente, né andava a spettegolare facendo la cronaca di queste sue perquisizioni. Da noi non venne mai dentro, credo avesse soggezione di mamma, ma quando lavorava in giardino lanciava occhiate concupiscenti verso l’interno e annusava. Magari adesso mi farebbe comodo, perché a volte non ricordo dove ho messo una data cosa e avrei potuto ricorrere a lui che certo lo avrebbe saputo, evitando così di perdere tempo. Io che non sono curiosa non ho mai capita questa sua mania che avrà certamente un nome scientifico che non conosco. Papà rideva, ma lo capiva e a volte lo chiamava perché lo aiutasse a riordinare una camera  contenente martelli e altri attrezzi per semplici riparazioni, ma soprattutto un armadietto con tanti cassettini per chiodi, viti etc. Quello era per lui un giorno benedetto, si vedeva la gioia che provava  a sarnuser (termine dialettale ) ovunque. Un giorno ,non vedendo le finestre aperte della sua casa, i vicini entrarono e lo trovarono a letto immobile e sorridente. Era andato ad esplorare la grande incognita di cui tutti noi siamo curiosi. Gli abitanti del paese, poiché non aveva parenti, si divisero le poche cose che possedeva e la casupola andò al Comune .

NONNA RACHELE

 
 
 

IL  MERE

Post n°66 pubblicato il 14 Ottobre 2008 da marineblue

E’colui che da anni ci organizza le gite e i soggiorni vari. E’ giovane perché ha soltanto 87 anni ed è in gambissima. Ogni tanto ci dice: sono troppo vecchio, adesso basta. Si deve ascoltare senza replicare, lasciandolo cuocere nel suo brodo, se si vuol ottenere il risultato che desideriamo. Infatti dopo poco l’ARABA FENICE risorge dalle ceneri più pimpante che mai, pronto ad organizzare tutto alla perfezione.

E’ un po’ fumantino, ma spesso ha le sue buone ragioni, perché guai se qualcuno ci chiama vecchie, abbiamo solo qualche difettuccio che potrebbe definirci tali.

Per esempio ci lamentiamo quando c’è qualche strada in salita . Si è perciò premurato di assicurarci, in una delle lettere che ci spiegano l’itinerario, che i 40 metri per arrivare al Monastero sarebbero stati in discesa tanto all’andata che al ritorno. Gli ho risposto che se era vero, era un genio e avrebbe avuto buone speranze per entrare a far parte della NASA. Caro Mere, una volta  sei esploso perché una di noi, in uno dei nostri soggiorni estivi, si era auto prescritto il cortisone e pretendeva tu andassi dal dottore per avere la ricetta. Alla conta per il  ritorno da Peschiera, una tale alla quale non ero molto simpatica, insisteva a dire che ero sul pullman, malgrado nessuno mi vedesse. Il tentativo di eliminarmi andò fallito anche perché le erbe cattive non si estirpano mai e tutto si è risolto senza andare a Chi l’ha visto. Un’altra di noi, tenta ogni tanto di sciogliersi fra le tue braccia, ma viene crudelmente respinta dai tuoi: sta suuu! Una volta ne abbiamo leggermente persa una all’ Autogril, ma è sveglia e si è recuperata da sola. Mi sono lasciata per ultima perché so di essere la più lazzarona: non arretro di fronte a niente pur di ridere, ma è risaputo che ciò è terapeutico. Il mio saggio padre diceva che: il giorno più perso è quello in cui non si è riso.  Tu mi mandavi a CIAPPA’ I RAT  ma io non posso obbedirti perché la corsa non è la mia specialità sportiva e i topi corrono forte…. .Grazie per la tua pazienza! Io mi diverto sempre nelle gite e nei soggiorni che ci organizzi e ho il privilegio  di vederti qualche volta ridere. 

NONNA RACHELE                

 
 
 

LA  MIMINA

Post n°65 pubblicato il 07 Ottobre 2008 da marineblue

(Dedicato alle gattare)   Capitò un giorno un piccolo esserino, più topo che gatto, come al solito era dei contadini, ma faceva la spola tra noi e loro fermandosi sempre un po’ di più da noi. Mio padre che amava tutti gli animali prediligendo però i cani, aveva un po’ di rancore verso i gatti perché gli facevano fuori i suoi adorati uccellini che  gli andavano a mangiare in mano. Con la Mimina ci fu subito amore; era debole, non dedita alla caccia perché inappetente e dolcissima. Lei aveva tutti noi che facevamo a gara per farla mangiare. Mia figlia le dava piccoli pezzetti della sua bistecca e le spezzava in due un cappelletto, papà le comprava i formaggini, quelli a spicchi e accarezzandola la convinceva ad ingoiarli. Mamma l’aveva abituata a prendere il caffèlatte coi biscotti che prendeva lei al mattino ed ero io che le preparavo il suo cibo preferito: gli asparagi con burro e formaggio. Ne mangiava due senza forzarla. Quando i contadini  traslocarono nella loro nuova casa, non ci pensarono nemmeno di portarla con loro e lei fu felice di sistemarsi in pianta stabile da noi. Io e Marina ce la godevamo solo la domenica e durante l’estate quando andavo dai miei genitori. Mimina o conosceva i giorni della settimana o capiva quando mamma le diceva: oggi viene la Rachele con la Marina, perché la trovavo spesso  ad aspettarci sul muretto di fianco al cancello ansiosa di strusciarsi a noi. Mio marito non amava molto i gatti, ma per lei faceva anche lui eccezione. Tutte le mattine andava a trovare il mio papà a letto con dei RON RON incredibili per lei così gracilina. Quando purtroppo lui se ne andò, continuò per una settimana a voler che le aprissimo la porta della camera, dopo di che, non trovandolo fuggiva terrorizzata. Restarono sole lei e la mamma in quella grande casa di campagna e si attaccarono ancora di più una all’altra. In una calda estate mamma decise di andare quindici giorni montagna e si raccomandò di portare il cibo alla gatta. Tutti i giorni io e mio marito andavamo con qualche buon boccone, ma lei non voleva mangiare; ci incolpava di aver mandato via la mamma, non ci faceva i complimenti e per la prima volta le vidi uno sguardo  cattivo nei nostri confronti. Quando mamma tornò lei era pazza di felicità e ci riammise a corte con un sacco di complimenti, sembrava volersi scusare di aver pensato male di noi. Un giorno  mamma mi telefonò disperata perché Mimina era scomparsa; andammo in giro a cercarla, ma non v’era traccia, ne i vicini l’avevano vista. Passarono 15 giorni  e ci eravamo rassegnati, quando riapparve: pelo e ossa. Ci affrettammo a rifocillarla e fu la prima volta che la vidi divorare tutto, poi si mise a dormire nel suo cestino. Mamma era contenta ma la trovava strana: non veniva quando la chiamava  e a volte urtava i mobili. Era accaduto che un cacciatore le aveva sparato rendendola completamente sorda e quasi cieca. Stava sempre in casa, usciva guardinga solo per necessità  e rientrava subito. Quando anche la mia mamma venne a mancare, la portammo con noi in città. Fu l’ unica volta che noi imponemmo qualcosa a mia suocera. La convinsi anche perché sapeva che aveva 16 anni e l’avremmo avuta per poco. Con noi Mimina fu molto felice per altri 10 anni (in barba alla suocera ). Avevamo un lungo corridoio e lei verso sera ci veniva ad aspettare alla porta . Quando arrivava uno dei due dopo il rito dei complimenti ci accompagnava in cucina andava ad aspettare l’ altro. Mio marito passò qualche giorno in ospedale e non c’era verso di convincerla a tornare in cucina e si notava il suo dispiacere. Al ritorno Franco fu accolto da grandi feste e riprese il rito serale. Avevamo due poltrone divise da un tavolino dove ci mettevamo a guardare la TV. Lei stava un po’ in grembo a me, poi attraversava il tavolino e andava da mio marito, poi tornava da me, poi da lui finche non si andava a letto. Mia figlia non c’era mai: scuola,amiche, squadra di pallavolo, allenamenti, partita e fidanzato….però amava anche lei la gattina e le faceva le coccole. Quando si sposò, veniva a trovarci e la gatta era subito sulle sue ginocchia, ma non capiva perché lo spazio per lei diminuiva sempre. Marina era incinta e dopo la nascita di Veronica, Mimina ebbe di nuovo il suo posto. Si affezionò poi a mia nipote che era molto dolce e carina con lei. Aveva ormai  26 anni e noi dovevamo traslocare nella casa nuova e la nostra povera gattina invecchiando a volte perdeva qualche goccina che sulle piastrelle si faceva presto a lavare, sul nuovo pavimento di legno sarebbero state deleterie. Era una preoccupazione di cui si parlava con mio marito, ben decisi comunque a portarla con noi a tutti i costi. Dovevamo traslocare il primo giugno e lei tolse il disturbo verso il 20 maggio. Dio mio, come piansi disperata pensando che forse aveva capito di crearci dei problemi e ci voleva tanto bene da sacrificarsi per noi. Forse no, era arrivata la sua ultima ora, però mi da ancora angoscia.    

NONNA  RACHELE

La gattina della foto non è "lei", ma le assomiglia molto .

 
 
 

LA  CASETTA

Post n°64 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da marineblue

Fallito il tentativo di liberarsi dei suoi nipoti virtuali con la trovata  del collegio, mio padre mi fece costruire in giardino una casetta di legno col tetto di lamiera abbastanza capiente  da ospitare la mia numerosa prole. Era carina, aveva davanti un piccolo giardino, un cancello, un campanello e persino la chiave. Io ero al settimo cielo;( pure mamma credo) ho sempre avuto il senso della proprietà e quella era casa mia. Ricevevo le mie amiche, cucinavo per i miei bambini deliziosi pranzetti, frutto di piccoli furti perpetrati in cucina, a volte con la complicità della tata Luisa. I miei amici erano tutti incantati dalla casetta, in genere si divertivano e non erano invidiosi ...meno una bambina, figlia di un facoltoso avvocato che non aveva per i figli  le delicate attenzioni del mio papà e non l’accontentò con una casetta che doveva essere oltre tutto più bella della mia. Quando veniva a trovarmi non ne ero certo felice, perché sfogava la sua frustrazione rompendomi sempre qualche cosa,  per quanto stessi attenta. Fingeva di cadere e franava sui miei bambolotti di celluloide spiaccicandoli al suolo, indifferente di avermi ucciso un figlio. Avevo una voglia pazza  di mollarle una sberla, ma mamma aveva avuto il torto di fare di me una bambina educata e papà di avermi spiegato le regole di buon vicinato . Credevano di porre rimedio al misfatto comperandone un‘altro in sostituzione, ma non era la stessa cosa: quel figlio aveva un nome e per un po’  mi restava il rimpianto. La felicità di avere una casa mia con relativa chiave era offuscata dalla pretesa di mia madre di venire ogni tanto a far ordine. Io non lo trovavo giusto (il bello è che la penso ancora così) e quando la visita era preannunciata nascondevo i tesori che sapevo avrebbe buttato e che a volte recuperavo nella pattumiera e li facevo sopravvivere almeno fino alla prossima razzia. Quello era un giorno nefasto e finiva regoralmente in pianti . Cosa importava a lei se nei tegamini c’erano delle muffe alte 5 centimetri? Non c’era intesa perché lei era ordinata e io no. Una volta diedi una grande festa per il compleanno dell’ Armida che altrimenti a casa sua sarebbe passato sotto silenzio. Abbiamo lavato scrupolosamente tutti i tegami e i piatti, poi abbiamo raccolto una grande quantità delle bacche rosse del biancospino (dette in dialetto CAGAPOI ). Snocciolato i frutti riducemmo il tutto in purè e abbiamo preparato la minestra di Cagapoi, il secondo di Cagapoi e il dolce di Cagapoi. Ammetto che fosse un menù un po’ monotono, infatti a me non piaceva molto e assaggiai appena le portate, ma l’ Armida lo trovava ottimo e ne fece una scorpacciata. La notte non fu delle migliori della sua vita e non assaggiò mai più Cagapoi.(Il nome aveva influito molto sul risultato ).Questa però fu l’unica disavventura, perché ci siamo sempre divertiti tutti nella mia casetta e papà in questo modo riuscì a conquistare in casa sua una poltrona dove mettersi  comodamente a leggere  senza schiacciare uno dei suoi nipoti .

NONNA  RACHELE

 
 
 

FESTA ITALIANA

Post n°63 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da marineblue

La prossima settimana io e mia nipote Veronica a :

FESTA ITALIANA RAI 1

Ulteriori dettagli a breve

 
 
 

IL  COLLEGIO

Post n°62 pubblicato il 26 Settembre 2008 da marineblue

Da bambina abitavo in campagna, in una grande casa di cui però in inverno non venivano riscaldate tutte le stanze. Io possedevo 13 bambole che accudivo con grande solerzia. Alcune dormivano sul divano, altre giocavano sulle poltrone e poiché  la numerosa prole doveva anche essere alimentata, il tavolo era invaso da piatti e pentolini colmi di schifezze.Questa infestazione era tollerata da mia madre, che almeno non doveva leggere favole tutto il giorno. Tuttavia attendeva con ansia la primavera per potermi sfrattare in giardino. Mio padre lavorava in Banca e avrebbe voluto avere il meritato riposo della domenica, ma non aveva un posto in cui sedersi . Gli piaceva tanto leggere, ma io pretendevo di coinvolgerlo nelle cure da prestare ai miei numerosi figli che come tali erano matematicamente i suoi nipoti. L’istinto di conservazione gli suggerì una brillante idea: mi convinse a mandare i miei bambini in collegio perché ricevessero una adeguata educazione. Passai una settimana a preparare il corredo per ciascuno dei miei 12 figli che partivano; il tredicesimo essendo neonato doveva essere nutrito col biberon e restava a casa. Un lunedì mattina, mio padre rinchiuse le 12 bambole in una valigia e le portò in città dove aveva un pied a terre. Ebbe così un breve periodo di tranquillità, ma non aveva messo in conto le vacanze di Natale. Figlia di tanto padre convinsi io, lui a farmi riabbracciare  la prole. E’ ovvio che le bambole non ripartirono più, né mi curai più del loro analfabetismo. Si ripiombò nel caos! Questa volta però papà ebbe un’idea definitiva… no non le bruciò. Mi fece costruire in giardino una casetta di legno e così salvò come suol dirsi capra e cavoli.

NONNA   RACHELE

 
 
 

LA  NOIA 

Post n°61 pubblicato il 20 Settembre 2008 da marineblue

In un post mia nipote dice che lei non si annoia mai. Anch’io, con una eccezione però, quando sono costretta ad ascoltare uno stupido, il quale ha tutto il diritto di esserlo purché non voglia anche credere e soprattutto far credere di essere un superdotato e furbo come una volpe. C’è un limite a tutto! Questi tipi non sono nemmeno contestabili perché loro enunciano solo dogmi . In questi casi depreco l’educazione che mia madre si è sentita in dovere di impartirmi, perché il mio più grande desiderio sarebbe uno di quegli sbadigli ad  O  senza mano davanti e, pure accompagnato dal sonoro  di un bel urlo rilassante. Invece devo a fatica tenere  la mandibola inchiodata cercando però  di concedermi qualche evasione tipo: devo ricordarmi di comprare il burro e su questa  strada compilo una virtuale nota della spesa, esordendo ogni tanto con dei poco  compromettenti GIA’. Il guaio viene quando sento il punto interrogativo di una domanda (ma di che cavolo starà parlando?) SI ?  NO ? Un opportuno DIPENDE in genere mi salva, oppure mi fa giudicare una rimbambita. Intanto se il tempo viene usato a dismisura la noia cresce e mi fa diventare pure cattiva. Guai poi se quel tale dice :vado e non si alza, ridice: vado ed è sempre li. Dico io, ma le promesse sono promesse, perché non mantenerle ?Sono stata sincera però non vado certo orgogliosa di questo mio comportamento; dovrei essere più paziente. Sgridatemi pure ! Anche le nonne debbono essere redarguite quando fanno qualcosa di male!

Nonna Rachele

 
 
 

L' AZZARDO

Post n°60 pubblicato il 14 Settembre 2008 da marineblue

Se è possibile cerco sempre di farvi ridere anche se per questi episodi, per me, sarebbe il caso non farlo. Chi mi conosce sa che vedo sempre il lato comico delle cose e quando ho fatto presente ad amici e parenti il pericolo di fare qualcosa non consono alla mia età, raccontando cosa mi stava capitando hanno riso tutti, compresa la simpatica giornalista di CONFIDENZE che mi ha intervistata.

Dunque succede questo, che se racconto a  persone sconosciute che scrivo su Internet vengo guardata con diffidenza. E’cominciato con una ragazza che mi ha telefonato dicendo  che stava facendo una indagine  sul modo di vivere delle persone anziane e mi ha chiesto se poteva farmi qualche domanda. Avuto il mio consenso, mi ha chiesto quanti anni ho e quando le ho detto 84  mi ha fatto i suoi complimenti e si è informata sulla mia famiglia, cosa facevo da giovane, poi come impiegavo il mio tempo libero e io le risposi che avevo un blog su internet dove scrivevo.

Ci fu un momento di silenzio e di gelo, poi un frettoloso : "bene, bene, niente, niente ...non importa abbiamo già intervistato abbastanza di queste di queste persone" e chiuse la comunicazione.

Me la immagino l’inflazione di ottantaquattrenni che scrivono dei post….Poverina, ha pensato che avessi l’Alzheimer e mi stessi inventando tutto.

Era una intervistatrice dei miei stivali…. Perché io al suo posto avrei ascoltato e avrei verificato in seguito…… chissà che non ne uscisse uno scoop .

Comunque la ringrazio per avermi fatto fare una risata; è stata una sprovveduta benefica! Al secondo episodio ho capito il pericolo: devo stare attenta  a dire certe cose perché mi prendono per matta. Tornavo dal supermercato e mi si affianca una signora certamente più giovane di me che attacca bottone, mi racconta che è vedova, ha i figli lontani e che si sente molto sola. Le rispondo che anch’io sono sola ma che ho la fortuna di avere i miei cari vicini e affettuosi. Pensavo già di dirle che quando si sentiva molto giù poteva venirmi a trovare se voleva, quando lei mi ha chiesto come occupavo il mio tempo libero e io  ho avuto la dabbenaggine di dirglielo, cioè che avevo un blog su internet e che passavo alcune ore al computer. Improvvisamente è calato il gelo e la fretta della signora che proprio non aveva più tempo per l’Alzheimer.

Ho capito certe cose meglio tenerle segrete, che ne dite? Si vede che tutti mettono in pratica il proverbio: chi schiva un matto fa una buona giornata.

NONNA RACHELE

 
 
 

L'UFO

Post n°59 pubblicato il 10 Settembre 2008 da marineblue

Questa mattina mi sono svegliata alle 5 e ho aperto la finestra su un meraviglioso cielo stellato. Una stella era più luminosa delle altre e ho pensato fosse un aereo, però non si muoveva. Continuo a guardare: è straordinariamente brillante, palpitante e mentre le altre gradualmente all’avvicinarsi dell’alba sbiadiscono, quella resta identica. Ad un tratto si muove lentamente verso destra, poi si ferma; intanto passa un aereo di linea che segue rapidamente la sua rotta e si dilegua. Quello è un UFO penso, ma senza convinzione. Le altre stelle, ormai con la luce che avanza sono evanescenti, mentre questa mantiene la sua luce e il suo pulsare; improvvisamente parte velocemente verso destra, poi si ferma. Ora è proprio di fronte alla mia finestra e io penso che gli extraterrestri mi stanno guardando e magari fotografando per la prima pagina del loro Resto del Carlino. Mia nipote commentando il mio ultimo post ha detto che forse sono una sconosciuta al mio paese, ma in compenso nota in tutta Italia e io mi sono montata la testa e ho pensato che la mia fama sia entrata nell’ universo e abbia incuriosito qualcuno. Noooo, so cosa pensate, ma vi giuro che non ho l’ abitudine di alzare il gomito. Mi sono solo allargata un po’ troppo. Intanto l’UFO inizia a muoversi lentamente verso sinistra, poi quando ormai è giorno si allontana e sparisce. Cos’era ?  So che  esistono i  palloni sonda, ma sono ignorante in materia. Forse qualcuno mi può illuminare o azzardare un parere. Devo archiviare il tutto come oggetto non identificato? Sono sempre stata scettica  sull’Ufologia, però adesso sono perplessa . 

COS’ERA ?

Nonna Rachele

 
 
 

IL PAESE CHE NON C'E'

Post n°58 pubblicato il 08 Settembre 2008 da marineblue

Durante l’inverno quando sono in città a volte mi viene nostalgia del paese nel quale sono cresciuta e dei suoi abitanti che consideravo parenti. Sono venuta via a 24 anni quando mi sono sposata. Ogni anno però ho passato parte dell’estate in campagna coi miei genitori e con la mia bambina. Come arrivavo prendevo la bicicletta e raggiungevo il mio paese; era piacevole vedere i luoghi a me noti e pieni di ricordi e sentirmi chiamare per due chiacchiere con gli amici che mi aggiornavano su quanto era accaduto durante la mia assenza. Ero una di loro, pronta a farmi due risate riprendendo il discorso come se ci fossimo lasciati il giorno prima. Pian piano vedevo sorgere nuove ville e condomini, ma non ci facevo caso. Quest’ anno improvvisamente mi sono resa conto che il mio paese non c’era più e che nessuno mi chiamava.  Dov’ero ? Era un luogo sconosciuto pieno di gente che mi ignorava e che io non conoscevo, come a volte succede nei sogni. La tristezza e lo sgomento mi avevano preso, quando in distanza ho visto la Pierina (mia compagna di scuola ); l’ho chiamata, l’ho abbracciata e le ho chiesto  notizie dei nostri compagni: non c’è più nessuno, mi son sentita rispondere. Come ? Eravamo 25 bambini ! Si c’è Augusto in Argentina, qualche altro è andato via tanti anni fa e non so più niente, gli altri sono tutti vicino alla Chiesa da tempo. Dio mio, ormai devo rassegnarmi ad essere una sconosciuta in un luogo ignoto, durante l’inverno i miei ricordi avranno il sapore delle fiabe che mi leggeva mia madre.

Nonna Rachele    

 
 
 

IL  BIDET

Post n°57 pubblicato il 01 Settembre 2008 da marineblue

Sono parecchi anni che non vado all’estero e probabilmente la situazione è cambiata, ma ricordo che allora anche in buoni alberghi in Francia, Inghilterra, Spagna, Olanda e Belgio il bidet non esisteva . A me e agli amici che viaggiavano con noi sembrava molto utile ma  evidentemente non era così, perché non credo fosse una questione legata al risparmio. M i sono sempre chiesta come facevano, ma non ero mai abbastanza in confidenza per chiedere spiegazione. Se restavamo parecchi giorni nello stesso posto si rimediava andando a comprare un catino, altrimenti ci si adeguava, accontentandoci delle due docce quotidiane. Adesso ho visto  che certi alberghi reclamizzano con: servizi con bidet .  A Bressanone nei precedenti anni il mio bagno ne è sempre stato dotato perché l’ albergo è molto bello, ma anche molto grande e si vede che non lo hanno completato del tutto e in certi bagni questo accessorio manca . Quest’ anno mi è capitata una camera che lo possedeva, ma di difficile ubicazione. Montarvi a cavalcioni era impossibile perché era troppo vicino al water e non passava una gamba, se sedevo al contrario dovevo poi trovare il rubinetto giusto, perché se aprivo prima quello della calda mi ustionavo tanto bolliva; dopo non era facile raggiungere la parte da detergere…..forse ho le braccia corte, in più ero piegata in due essendo finita con la schiena sotto il lavamano. Era così semplice dotare il water di una piccola doccia, come ho trovato in altri alberghi. In compenso però oltre ad essermi trovata benissimo per il resto, ora potrei farmi assumere  da Moira Orfei come contorsionista . 

Nonna Rachele     

E dire che ... guardate questo gatto ... pare apprezzarlo molto anche lui!

 
 
 

IL  COMPUTER  TEDESCO

Post n°56 pubblicato il 12 Agosto 2008 da marineblue

Il soggiorno a Bressanone speravo mi portasse qualche spunto per un post, invece mi ha solo regalato le gambe gonfie e due chili in più da portare a casa per colpa degli squisiti dolci in cui i tedeschi sono maestri. Posso raccontarvi che dopo qualche giorno avevo nostalgia del BIMBO ( computer) che era rimasto a casa e che si è poi vendicato al mio ritorno non collegandosi ad internet e con malvagia soddisfazione mi faceva apparire finestre che mi consigliavano di apportare aggiornamenti a me ignoti e che non capivo come potessero avere successo se non ero collegata. Meno male che posseggo una figlia, che come avrete notato non chiamo più la Negriera. Non so se si è rabbonita lei o se io con buona volontà riesco a non farla incavolare, perciò aspetto lei in quanto il Bimbo ha soggezione e spero obbedisca. Come al solito ho divagato; volevo dirvi che in vacanza mi sono informata se era possibile trovare un computer e così ne ho trovato alcuni in Biblioteca, però mi innervosiva vedere ragazzi che aspettavano il loro turno mordendo il freno e leggevo sulle loro teste il fumetto: ma che ci fa questo rudere qui? Inoltre le spiegazioni erano in tedesco! Una vera gioia per una che ha studiato francese prima del diluvio e se lo è quasi completamente dimenticato. Mancavano pure dei tasti: le vocali accentate non esistevano, c’era solo la A e la O con sopra una dieresi. Va bene, direte, ma usa l’apostrofo! C’ero arrivata, però avevo anche scoperto, a furia di dire tra me e me ragiona mamma  che la prima volta che pigiavo il tasto non succedeva niente. Dovevo premere due volte l’accento, in questo modo ne uscivano due poi ne cancellavo uno. L’unica cosa buona era che il computer era velocissimo, non un pigrone come il Bimbo e per una come me era l’ ideale. Sono riuscita così a rispondere agli amici, però è stata una impresa epica.  Qualcuno sa chi è il protettore dei Blogger ?Vorrei una raccomandazione…..

Nonna Rachele   

 

 
 
 

ERbazzone

Post n°55 pubblicato il 04 Agosto 2008 da marineblue

RICETTA ERBAZZONE

PASTA: 

Farina  300 gr.  

Burro  50 gr. 

Sale  un cucchiaino  

Acqua  quanto basta.

Impastare il burro con la farina poi aggiungere il sale e l’acqua. Formare un panetto e lasciarlo riposare 30 minuti coperto da un canovaccio; dividerlo in due parti e formare  2 dischi di almeno 35 centimetri di diametro.

RIPIENO :

Bietole già mondate e lavate  500 gr.

Pancetta grassa  6 fette 

Olio d’ oliva  un cucchiaio 

Burro una noce 

Sedano  un gambo 

Prezzemolo  un mazzetto 

Cipolla  una piccola 

Aglio  2 spicchi  

Uovo  uno 

Formaggio ( GRANA) grattugiato  200 gr. 

Sale 2 cucchiaini.

Far appassire le bietole in due dita d’acqua per 10 minuti. Mettere l’olio in un tegame con le fette di pancetta, quando sono rosolate toglierle e tritarle con la mezzaluna e rimetterle dentro con il burro e un battuto di sedano, cipolla, aglio e prezzemolo. Salare e far rosolare per  5 minuti. Adagiarvi le bietole tritate grossolanamente e far bollire adagio per un’ora. Se è presente ancora acqua far bollire in fretta fino a che sia asciutto. Lasciar raffreddare e aggiungere l’uovo e il formaggio.

In una padella di circa 30 centimetri mettere  3  cucchiai di olio di semi e adagiarvi uno dei dischi di pasta,disporvi  sopra il ripieno e coprirlo col secondo disco, un po’ stropicciato come si vede nella foto. Unire bene i bordi, piegarli verso l’interno e bucare tutto con una forchetta.

Friggere a fuoco moderato spostando la padella in modo che non bruci al centro e sia crudo ai margini. Con una paletta sollevare delicatamente sorvegliare la cottura sotto. ( Adesso viene il difficile )

Aiutandosi con un coperchio scolare nel lavandino l’olio superfluo e sempre col coperchio voltarlo per cuocere l’altra parte. Sollevare con la paletta l’ erbazzone e aggiungere olio sotto. Rimetterlo sul fuoco moderato sorvegliando sempre la cottura con la paletta. Una volta cotto, appoggiarlo su un piatto sul quale avrete messo  5 fogli di  Scottex, coprirlo con altri 3 fogli e poi con un canovaccio piegato in quattro. Lasciarlo riposare almeno un’ora perché perda il grasso superfluo.

Declino ogni responsabilità se qualcosa va storto, perché dopo tanti anni mi meraviglio ancora quando riesce come quello nella foto .

NONNA RACHELE  

 
 
 

IL  BARICENTRO

Post n°54 pubblicato il 10 Luglio 2008 da marineblue

Quando sono tornata dal mare ho detto che non era successo niente…. In realtà alle altre, non a me che non sono né piccola ,né nera ma succedono tutte a me. Avevo deciso di  stare zitta , ma ho avuto il torto di raccontarlo a Veronica;non lo avessi  mai fatto, rideva a crepapelle e diceva: che bel post ci salta fuori! Io ero di parere opposto . Perché fosse comico occorreva la mimica essendo difficile da descrivere. La spiona lo ha reclamizzato e adesso c’è una zanzara che insiste: nonna non devi aver segreti per noi. Tenterò ma vi starà ben fatta  quando direte :ma cosa c’è da ridere? Niente ,proprio niente, solo una vecchia annaspante e spaventata. Già vi ho informato della mia fretta congenita; se devo fare una cosa domani, la faccio ieri. Così un mattino sulla spiaggia infuocata guardavo continuamente l’ orologio perché mia cugina non entra in acqua prima delle undici e a volte tergiversa  e si preoccupa di inezie. Se potesse si metterebbe la tuta da sommozzatore perché  sostiene di non aver più la pelle dei suoi vent’ anni. Non c’è verso di farle capire che il problema non è nostro, ma di chi guarda; se ha lo stomaco delicato, ammiri qualche bella figliola o il panorama. Non resistevo , avevo un caldo che avevo paura di sfrigolare entrando in acqua e così mi avventurai . A un certo punto un’onda mi ha fatto cadere seduta con l’ acqua al mento. Adesso come faccio ad alzarmi? Se questo succede a casa, c’è sempre lo spigolo di un mobile o lo stipite di una porta cui aggrapparmi. Li non c’erano. C’era la bagnina su un moscone ma se mi fossi messa a gridare aiuto avrebbe pensato che scherzavo e non si sarebbe mossa. Il bisogno aguzza l’ingegno e la fifa pure. Ho pensato che girandomi in ginocchio sarei stata almeno con la bocca più in alto. Tuffando anche la testa sono riuscita nell’ impresa e mi sono calmata un po’; però mancavano sempre il punto d’ appoggio e il baricentro perfetto, quando mettevo un piede a terra, un’ onda dispettosa mi ributtava giù. La forza della disperazione e un Santo che in quel momento guardava giù mi hanno aiutato e sono qui a raccontarvelo, ma vi avevo avvisato senza la mimica non fa ridere.   

                                            Nonna Rachele

 
 
 

ATTIMI  DI  VITA

Post n°53 pubblicato il 07 Luglio 2008 da marineblue

Al mare ho assistito ad un fenomeno di incredibile bellezza come solo la natura può donare. La situazione Meteo era stata tutto il giorno disastrosa con alternanza di schiarite , di sole cocente e annuvolamenti scurissimi che rovesciavano scrosci improvvisi . Quando ormai si avvicinava il tramonto ed era quasi buio, all’improvviso ad ovest all’orizzonte tra le nubi dense si aprì uno squarcio che illuminò tutta la spiaggia dando incomparabili iridescenze all’acqua e ornando le creste delle onde di merletti dorati. L’oro arricchiva anche la passeggiata a mare, assiepata di persone che guardavano stupite questo fantasmagorico spettacolo. Ad un tratto le luci della ribalta si spensero in un dispettoso acquazzone e ci fu un fuggi, fuggi. In un modo insolito il giorno era irrimediabilmente finito .

I giorni della vacanza stanno fuggendo rapidamente, non sono riuscita a dormire e c’è stato un ripasso di pensieri bui come la notte. Mi sono alzata presto e sulla spiaggia deserta guardo il miracolo quotidiano della nascita di un  nuovo giorno. Ho l’anima piena di nostalgia delle persone a me care. Vorrei essere qui con la mia Marina e la mia Veronica  munite di secchiello e paletta. E’ assurdo lo so. Mi sforzo di apprezzare una vita che non è più come a me piacerebbe. Mi manca anche il computer, questo aggeggio che non conoscevo che a volte mi distrae e a volte mi fa disperare. E’ incredibile come ci si può affezionare a degli sconosciuti che ora non sono più tali. Rubo un po’ della loro vita e del loro affetto e me ne faccio una corazza per tirare avanti.   

                                                                   Nonna Rachele

 
 
 

L'AMACA

Post n°52 pubblicato il 05 Luglio 2008 da marineblue

Dal mare sono andata  direttamente in campagna. E’ bello essere qui nel mio giardino immersa nel verde sotto gli alberi che mi hanno vista bambina. Chissà se mi riconoscono e mi amano come li amo io. Da EST arriva un’ aria fresca che mi ritempra,ma pare non mi suggerisca delle belle idee. Ho pensato di attaccare a due tronchi l’amaca che abbiamo comprata in Spagna tanti  anni fa e che da tempo giaceva dimenticata in un armadio. Così distesa posso osservare le Ghiandaie, bellissime con le loro piume variopinte, andare e venire da un albero all’altro. Non devo però pensare che razza di assassine e cannibali sono. Hanno distrutto i nidi e mangiato i neonati degli uccellini più piccoli e si sono riprodotte a dismisura. Stavo così bene nell’ amaca, non pensavo di dover poi pagare questo benessere. E’ anche  colpa vostra, chiacchierando con voi mi sono abituata a pensare giovane, ma il corpo non mi coadiuva. Così quando ho cercato di uscire non ci riuscivo. Sembravo una balenottera intrappolata nella rete ; un po’ ridevo e un po’ mi disperavo perché i miei sforzi risultavano vani. Non c’era che una cosa da fare e l’ho fatta. Ho capovolto l’ amaca e sono precipitata a pancia in giù sul ghiaietto del giardino, poi mi sono messa in ginocchio e aggrappandomi all’albero caritatevole ho potuto rimettermi in piedi. ( Deve essere più semplice il varo di una nave ). Capisco che mi sia preclusa la guida della macchina, data l’età, ma che non possa nemmeno stendermi su un’ amaca? Eppure è così.

 
 
 

SENIGALLIA

Post n°51 pubblicato il 01 Luglio 2008 da marineblue

Malgrado non sia successo niente di eclatante mi accingo a raccontarvi il mio primo pomeriggio al mare. Sono stata accolta da un vento tipo Ghibli. Dalla vetrata dell’albergo guardo la spiaggia deserta con gli ombrelloni chiusi ;c’ è una parvenza di mare del nord. Le nubi passano veloci in una alternanza di sole sfolgorante e buio. Mi chiamano per una partita di scala quaranta il Mere( il nostro organizzatore del viaggio ) mia cugina Mariola e un’ altra accanita giocatrice. Io sono una frana, perché sono troppo distratta, però  vinco. Questa cosa fa sempre incavolare a ragione gli esperti. Mere si affretta a dire al pubblico che abbiamo attorno, che vinco perché non so giocare, al che io rispondo : è vero. Oggi un signore ha detto: non saprà giocare ma vi stende tutti!  Il Mere è il nostro unico uomo,86 anni ma molto in gamba, ci organizza tutto benissimo,ci porta in ottimi alberghi con prezzi abbordabili da noi pensionate che non nuotiamo nell’ oro. Ce lo dividiamo equamente in 20 parti; lui è paziente fino a un certo limite, poi esplode ma è un fuoco un fuoco di paglia. C’è sopportazione reciproca. Oggi in una pausa caffè,il nostro uomo si è imbarcato in un discorso politico riguardante il tempo del Fascismo. E’ noto che per me è un argomento in cui se dovessi dare un esame prenderei …zero meno, meno, meno. Io assentivo con benevolenza, tanto per archiviare e passare oltre. Vi do un saggio del discorso “i fascisti sommavano le ore e le vendevano per propagandarle” La Mariola vuol sempre andare a fondo nelle cose e con una faccia strabiliata faceva domande che ingarbugliavano ancora di più la faccenda e ci si capiva sempre meno. Io ho cominciato a ridere incavolando entrambi. Siamo tornati a giocare e io ho poi continuato a ridere in camera da sola perché mia cugina prima della buona notte mi ha chiesto: ma tu hai capito? No. Allora perché assentivi? Per darci un taglio!   Nonna Rachele  

 
 
 

PEPIN

Post n°50 pubblicato il 15 Giugno 2008 da marineblue

Prima della guerra passarono nella mia vita  due cani che non lasciarono traccia. Li portò a casa papà, non in contemporanea ma uno dopo la morte del primo. Non ricordo i nomi di nessuno dei due perché erano molto simili e anche chiamandoli non si muovevano. Forse non avevano mai avuto un nome, poi erano stati abbandonati. Non dovevano avere una grande opinione dell’ umanità, perché non facevano il minimo sforzo di riconoscenza. Mangiavano e dormivano, non li ho mai sentiti nemmeno abbaiare; se tentavo di accarezzarli si appiattivano al suolo terrorizzati credendo li volessi picchiare. Morirono nello stesso modo: in silenzio e apparentemente senza una ragione plausibile. Durante la guerra la mamma ci proibì di tenere un cane poiché già faticava a fornire a noi qualcosa da mettere sotto i denti e non avremmo potuto alimentarlo. Avevamo dei gatti che si arrangiavano bene con topi e purtroppo anche uccellini, ma dovevano provvedere al loro mantenimento. Appena avemmo di nuovo la pace, papà durante una sua passeggiata si imbatté in un contadino che aveva una cucciolata appena svezzata da collocare e portò a casa  PEPIN, un bastardino di una incredibile intelligenza. Era piccolino e privato della sua mamma e dei fratellini pianse tutta notte, ma la mamma disse che si doveva abituare e dovemmo rassegnarci tutti due. Mi alzai presto il mattino, lo riempii di coccole e cominciò così la nostra convivenza amichevole e affettuosa. Il cane desidera proprio appartenere e pur amando tutti, mi aveva eletta a sua padrona. Se poteva cercava di disobbedire, ma a me mai. Poi io mi sposai e cominciai a vederlo solo la domenica, ma era ben affidato; i miei genitori lo trattavano proprio come un di famiglia e papà lo viziava; aveva preso il mio posto. Era un cane felice, piaceva molto anche a mio marito che lo portava in giro per i campi  e lo faceva giocare. Avevamo inventato un gioco che prediligeva. Quando dicevamo: andiamo a fare i matti, lui saltava e guaiva di gioia. Consisteva in questo: avevamo legato uno straccio a un bastone, lui addentava lo straccio e noi lo facevamo roteare in torno sollevato da terra , tipo giostra o lo portavamo in giro appoggiando il bastone sulla spalla. Capiva le parole anche se non erano rivolte a lui. La mamma, mentre stavamo cucinando, mi diceva: se il cane ti da fastidio lo mando fuori ....e lui era già davanti alla porta. Oppure se accucciato stava dormicchiando e noi per scherzare dicevamo: PEPIN è morto. Si alzava abbaiando furiosamente e in questo modo ci smentiva subito. La nascita di mia figlia fu per lui una gioia, l’amò in modo incredibile. Era diventata la sua prediletta e se noi fingevamo di picchiarla, non ci mordeva, ma abbaiava mettendosi davanti a Marina per difenderla. Era un cane che non amava molto essere lavato e quando vedeva la bacinella, correva a nascondersi o si trincerava dietro mio padre, che gli dava ragione perché lo riteneva ancora pulito. I  "poverino" di mio padre finivano per avere la meglio e si rimandava a quando il suo protettore andava in città. Allora Pepin si rassegnava ai nostri voleri, però appena papà tornava gli correva incontro e rivelava il nostro crimine abbaiando verso noi e la bacinella. Ricordo gli indignati:  AVETE  LAVATO  IL CANE ! di mio padre e i suoi rassegnati: me lo ha detto poverino!  Visse parecchi anni, ma fece a mio parere una fine terribile . Un giorno cominciò con strani comportamenti, mandammo a chiamare il veterinario che allibito ci disse che il cane era idrofobo e pericoloso e che doveva fargli subito un’iniezione. Io piangevo e chiedevo se non si poteva curare. Non si spiegò come potesse essersi ammalato e lasciò un gran vuoto e un gran dolore.

Nonna Rachele 

 
 
 
 

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NONNA RACHELE SU SKY

Sky History Channel sostiene la Banca della Memoria.

Nonna preparati perchè presto ti si vedrà su Sky!!!

 

QUESTO BLOG.........

......... è nato per gioco, per unire in un progetto comune Madre, Figlia e Nipote.
A neanche 24 ore dal primo messaggio postato da mia nonna, il Blog si è riempito di visite e commenti e credo che se inizialmente poteva essere titubante e confusa nel partecipare a questo “gioco”, ora grazie a voi, ne ha preso consapevolezza e imparare ad usare il computer non la trova più un’idea così terrificante. (A parte ieri sera che nello spegnere il computer continuava ad apparirle un messaggio che le diceva che aveva una finestra aperta e l’ho sentita dire “ma come ?????  Tutte le mie finestre sono chiuse !!!!” ).
Finchè lei ne avrà voglia continueremo questa avventura. Io che la conosco bene so che ha tante cose da raccontare interessanti, proprio perché a volte non è quello che si racconta, ma come lo si racconta.
Buona lettura.
Veronica, la nipote.

 

 

REGGIO EMILIA HA SCOPERTO NONNA RACHELE

Stamattina Nonna Rachele si è svegliata con una sorpresa!
Si è ritrovata insieme a sua nipote, (quella vera  ) in prima pagina sul Resto del Carlino di Reggio Emilia.

Il primo tuffo al cuore è stato quando ha visto questa:


 

Il secondo tuffo al cuore è stato quando ha visto questo:

 

 

NONNA RACHELE SU LA STAMPA

 

LIBRO DI MIA NIPOTE

Alla televisione mettono la pubblicità, sui giornali mettono la pubblicità, nella buca delle lettere mettono la pubblicità (che rabbia!!)
Perdonerete se metto sul mio Blogghino un po' di pubblicità pure io.
Per una giusta causa però!
Libro di mia nipote:

"Canto XXXV Inferno. Donne affette da Endometriosi" Di Veronica Prampolini
Edito da Mammeonline

www.donneaffettedaendometriosi.it

http://blog.libero.it/librodade/



 

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