15
Asturias
Isaac Albeniz
Robert Cray
Right Next Door
Scorpions
Always somewhere
4
Eric Clapton & Mark Knopfler
10
JOHN MILES
9
FREDDY MERCURY
1
URIAH HEEP
Lady in black
URIAH HEEP
RAIN
SPAZIO INTERIORE
ESISTE DAVVERO IL TEMPO, IL DISTRUTTORE?
QUANDO, SUL MONTE IMMOBILE, SPEZZERA' LA FORTEZZA?
E QUESTO CUORE, CHE APPARTIENE INFINITAMENTE AL DIO
QUANDO LO VIOLENTERA'IL DEMIURGO?
SIAMO DAVVERO COSI ANGOSCIOSAMENTE FRAGILI,
COME IL DESTINO VUOLE FARCI INTENDERE?
L'INFANZIA PROFONDA E PROMETTENTE,
SI FA - POI - SILENZIONSA ALLE RADICI?
AH, IL FANTASMA DELL'EFFIMERO
ATTRAVERSA COME UN FUMO
CHI L'ACCOGLIE SENZA SOSPETTI.
NOI SIAMO QUESTO ANDARE ALLA DERIVA,
E PER QUESTO ABBIAMO VALORE,
COME USO DIVINO PRESSO LE DUREVOLI FORZE.
Rainer Maria Rilke
I MIEI LINK PREFERITI
- ATTENTI AL FLUORO !!!
- ISLAM E CRISTIANESIMO
- Romano Prodi....
- Spiritismo - Allan Kardec -
I MIEI BLOG AMICI
- Marco Piccolo
- Ecogipa
- Ci sono sogni.....
- Pensieri in libertà
- Scoprirsi.......
- Il mio mondo
- Nel mio universo
- ArcobalenoDiLuce
- Idee
7
GARY MOORE - EMPTY ROOM
MORE BRUCE BAKER
GARY MOORE-THE LONER
8
EAGLES
HOTEL CALIFORNIA
(Acoustic)
13
Whitesnake - Too Many
La nostra Paura più Grande | ||
La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. Nelson Mandela |
Post n°162 pubblicato il 25 Aprile 2007 da chic47
La musica di Keiko Matsui è potente e introspettiva, fondendo le influenze della cultura occidentale e della cultura orientale. Dimostra così nella composizione musicale una vera visione spirituale che la ispira in ogni suo brano, tanto che lei stessa dice "come se venisse a me da un altro spazio, da un'altra dimensione e io catturassi le note dal silenzio per metterle semplicemente insieme" . Keiko Matsui vede la musica come "il grande dono delle anime del passato per i figli del futuro" . Lei stessa crede che la musica abbia il potere di unire le persone e di cambiare la loro vita. Scrive Keiko Matsui: "Siamo tutti uniti dalla musica come l'Oceano unisce i continenti" . Amante della natura, Keiko Matsui fa spesso riferimento alle piante, agli animali, agli elementi e altri fenomeni naturali nei titoli delle sue canzoni. Guardando al numero di brani che fanno riferimento alla Luna nel titolo, dimostra di esserne affascinata. La musica di Keiko Matsui è evoluta negli anni. Il suo album di debutto americano, A Drop of Water, prometteva di far incontrare l'oriente e l'occidente nelle tonalità del jazz fusion. Tuttavia le sue registrazioni per la MCA Records degli inizi degli anni '90 abbandonarono questo percorso e, per i più, s'incamminò in quello che ora è a tutti noto ed evidente come smooth jazz. Partendo da Cherry Blossom, la sua musica crebbe in popolarità nel momento in cui iniziò a differenziarsi dal resto del jazz contemporaneo. E proprio mentre Sapphire veniva lanciato nel 1995, la sua musica si mescolava alle sonorità del funk music, della musica latina e della world music. Whisper From the Mirror del 2000 segnò la svolta per Keiko Matsui che lasciò lo stile smooth jazz per la new age e il soundscape acustico. Alcuni fra i suoi fan ebbero difficoltà a seguirla in questa evoluzione dello stile musicale (sebbene lei continuasse a suonare smooth jazz ai suoi concerti), ma molti altri apprezzarono il cambiamento; gli album successivi al 2000 mostrarono più sfumature worldbeat. La sua uscita del 2005 con l'album Walls of Akendora è tuttavia un ritorno alla vena artistica pre-2000, ai giorni dello smooth jazz. |
Post n°161 pubblicato il 19 Aprile 2007 da chic47
Se per Itaca volgi il tuo viaggio, Fa voti che ti sia lunga la via. Itaca tieni sempre nella mente. Itaca t'ha donato il bel viaggio. E se la ritrovi povera, Itaca non t'ha illuso.
Di Costantinos Kavafis |
Post n°160 pubblicato il 17 Aprile 2007 da chic47
|
Post n°158 pubblicato il 11 Aprile 2007 da chic47
Se io sapessi di Gaber - Luporini 1995 © Edizioni Curci Srl - Milano Una logica ormai acquisita |
Post n°157 pubblicato il 30 Marzo 2007 da chic47
L'ipnotismo e le parole dell'anima a cura di Paola Felici E' opinione comune associare il termine psicologia a qualcosa di razionale. La stessa origine del termine, d’altronde, giustifica questa comune abitudine, infatti, “psiche” è una parola che deriva dal greco e significa anima. Tutti, grosso modo, sanno che la psicologia è una scienza che tende a studiare i comportamenti umani, ossia una disciplina che cerca di sintetizzare delle strutturazioni che permettano, al momento opportuno, di approfondire l'essenza della natura umana con la speranza di poterla "guarire". Grazie a diversi studi del passato, sappiamo che il nostro cervello divide i propri compiti tra i due emisferi: quello destro e quello sinistro. Uno preposto alla razionalità, quindi la logica, la parola, il pensato ecc, l'altro è predisposto, invece, ad assolvere le mansioni “creative”, ossia tutte le rappresentazioni di tipo intuitivo che sconfinano in quella che si è soliti definire arte. Buona parte della psicologia predilige lavorare sull'emisfero razionale usando tecniche verbali che si pongono l’obiettivo di riorganizzare il vissuto dell'individuo, facendo emergere quelle situazioni traumatiche che, in un secondo momento, saranno depotenziate del loro carico negativo. Un altra parte della psicologia, invece, impegna il proprio lavoro focalizzandosi essenzialmente sull'immaginativo e sul simbolismo, è questa corrente che si occupa delle tecniche di guarigione di tipo ipnotico come il training autogeno, il rilassamento guidato e l'autoipnosi, che viene anche usato per aumentare la chiarezza mentale, l'intuizione e la cura della patologia. Un fenomeno, quello dell'ipnosi conosciuto e usato da millenni. Già i sacerdoti greci, egizi e sciamani, amavano dedicarsi a queste tecniche. Per quanto riguarda l’applicazione moderna dell’ipnosi, questa trova le sue radici nella pubblicazione di Mesmer del 1778, il quale, dopo aver studiato le teorie di Paracelso (risalenti al 1500), pubblicò un suo scritto sul "magnetismo animale", in cui riassunse l'essenziale della sua dottrina. È proprio a Mesmer, insieme a Charcot e Bernheime, la Scuola della Salpetriére e quella di Nancy, che viene attribuito un importantissimo valore storico per quanto riguarda l'elaborazione delle tecniche ipnotiche. Furono, infatti, sue le uniche fonti sull’ipnosi fino al Primo Congresso Internazionale di Ipnotismo Sperimentale e Terapeutico tenutosi a Parigi nell'Agosto 1889. Lo stesso Sigmund Freud, l’inventore della psicanalisi, affascinato della realtà del fenomeno ipnotico, lo utilizzò per la comprensione dei processi psichici, impiegandolo nella sua pratica come mezzo terapeutico. Oggi, la tecnica ipnotica sembra si stia riappropriando della sua dignità scientifica, riacquistando una veste ben delineata e professionale che negli anni scorsi aveva perso, vittima del suo errato utilizzo a scopo pubblicitario. Diversi problemi e patologie, sia di origine psicologica che fisiologica, possono trovare una giusta risoluzione con l’ipnotismo. Si tratta di uno sforzo per comprendere la propria anima, che permette, inizialmente, di sviluppare l'apparato mentale e, poi, ad un coordinamento delle facoltà di pensiero efficace. |
Post n°156 pubblicato il 08 Marzo 2007 da chic47
a cura di Fabrizio Benaglia La storia del diavolo, o meglio, di un vero e proprio diavolo, si trova nelle religioni monoteiste, o semimonoteiste: altrimenti si potrebbe meglio parlare di demoni o di demonismo. Particolarmente importante è la figura del diavolo nell'Islam e nello zoroastrismo o mazdeismo. IL DIAVOLO NELL'ISLAM Il diavolo ha nell'Islam il nome proprio di "Iblis" (che è una probabile corruzione del greco "diàbolos") e quello più in generale di "shaitan", dall'ebraico "satan". Ma l'idea-forza basilare dell'Islam, quella cioè dell'assoluta onnipotenza, libertà e arbitrarietà di Dio, toglie molta della sua malignità radicale alla figura del diavolo, che appare poco più che un servitore, di un Dio che in sostanza è al di là del bene e del male. Anche per l'Islam, "Iblis" era prima un angelo buono, che decadde al ruolo di diavolo per un peccato di superbia identificato dall'Islam col suo rifiuto di prosternarsi obbedendo ad un ordine apparentemente assurdo di Dio davanti ad Adamo. "Iblis" rifiutò perchè solo a Dio ci si deve prosternare e perchè Adamo, fatto di terra, sarebbe stato inferiore a lui, fatto di fuoco. Ma ignorò così che il vero monoteista obbedisce all'atto del comando divino, qualunque esso sia, anche se apparentemente assurdo: in quanto secondo tali religioni Dio solo sa quel che fa. Tale figura del diavolo si è prestata ad interessanti sviluppi in molte correnti della mistica. Fra gli altri, al-Hallaj ha espresso in brani di appassionata tensione il dramma di Satana (ossia "Iblis"), innamorato adoratore di Dio, e pur portato dal proprio giudizio a disobbedirgli, pensando di interpretare il più vero pensiero del suo Signore. IL DIAVOLO NELLE RELIGIONI SEMIMONOTEISTE Ben diversa è invece la figura del diavolo nel semimonoteismo mazdaico. Qui il Dio unico del monoteismo assoluto, al di sopra e oltre lo stesso bene e male, si scinde in un Dio buono, "Ahura Mazdah", e un Dio cattivo, "Angra Mainyu". Anche se è vero che alla fine dei tempi il Dio buono risulterà vittorioso e annienterà lo Spirito del Male, in questo periodo "di mescolanza", come è chiamato nei testi zoroastriani, nella vita del mondo "visibile", la potenza di Ahriman è grande; egli ha una sua creazione, mescolata con la creazione buona, e ha i suoi angeli. I DEMONI SECONDARI Sia nell'Islam, sia nel mazdeismo, il vero e proprio diavolo ha al suo servizio demoni secondari. Nell'Islam sono detti "shayatin" e la loro opera è la tentazione, che è espressa col termine tecnico di "waswas", da una radice che significa "bisbigliare", sempre tuttavia "col permesso di Dio". Nell'Islam poi esiste una speciale categoria di esseri semidemoniaci, o geni, i cosiddetti "ginn", i quali però sono, più che diavoli o demoni, diciamo pure entità diverse dall'uomo e a lui per lo più invisibili. I "ginn" possono essere sia credenti che miscredenti, sia buoni che cattivi, sia maschi che femmine, e possono persino, secondo la tradizione, aver rapporti sessuali con gli esseri umani. I demoni secondari mazdei sono invece delle vere e proprie ipostasi dei vizi, e uno dei più feroci e pericolosi è il demone "Aeshma", cioè il demone dell'ira. Circa il nome dei demoni mazdaici, "daeva" (nome indiano che corrisponde a "divinità" o "dio") è ormai quasi del tutto abbandonata l'ipotesi che "Zarathustra" nella sua riforma monoteistica abbia volutamente dato il senso di demone al vocabolo indicante gli dei del politeismo indo-ario. E' più probabile che nel linguaggio antico iranico, dove già esisteva un termine per "dio", cioè "baga", "daeva" fossero dei di popolazioni parenti ma nemiche, cui si attribuiva già, a prescindere dalle riforme monoteistiche, forte carica satanica. |
Post n°155 pubblicato il 03 Marzo 2007 da chic47
Per amore o per odio, perché siamo coraggiosi o vili, furbi o poco intelligenti, diciamo le bugie per una quantità di motivi molto ampia ed è difficile aspettarsi di sapere tutta la verità su di esse. Di questa facoltà umana tutti potrebbero a vario titolo dirsi esperti: per aver mentito, per aver subito le menzogne altrui o per aver sperimentato entrambe le cose. Le bugie sono come il sesso e nessuno al mondo può dire di non conoscere per via diretta o indiretta, le regole di questo gioco antico. Antico anche perché la menzogna è l'essenza stessa del peccato originale: il serpente disse ad Eva che se avesse mangiato la mela sarebbe diventata come Dio. Quasi incredibile che la prima bugia fu trasmessa oralmente proprio nel paradiso terrestre, cosa che le impresse un marchio di infamia forse esagerato (Schelotto, 1996). |
Post n°154 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da chic47
|
Post n°153 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da chic47
FELICITA’ E ORGOGLIO (Di Giuseppe Staffolani) Non credo che la felicità sia un dono, né credo che derivi dall’assenza del dolore come affermava il Leopardi, ma al limite, ritengo sia uno stato d’animo che, dopo il dolore, ci fa apprezzare anche le cose più piccole alle quali non pensiamo mai, quando godiamo buona salute fisica e psicologica. Penso che la felicità sia essenzialmente ricerca incessante di ciò che può renderci felici; metaforicamente, potrei definirla un simbolo nella sua accezione greca symbàllò (metto insieme). Nella cultura greca, infatti, il simbolo designava le due metà di un oggetto le quali, avvicinandole, diventavano un segno di riconoscimento: io ti do la metà di quest’oggetto e se un giorno ci dovessimo incontrare metteremo insieme le nostre due metà, come segno dell'amore che ci ha fatto ritrovare insieme. In tal senso la felicità è una conquista del pensiero e un’azione del corpo, funzioni che non dànno nulla di materiale, ma che fanno vivere momenti di totale abbandono. Per questo penso che il Leopardi nel suo "e naufragar m’è dolce in questo mare" abbia raggiunto l’attimo sublime della sua felicita la quale, non è un dato permanente che rimane nel tempo, ma rappresenta il segno di come si riesce a godere il tempo stesso che, così, diventa causa o conseguenza della felicità medesima. Un medico, è felice al termine di una difficilissima operazione ben riuscita? Uno psicologo, è felice al termine di una psicoterapia sofferta che ha restituito benessere ed equilibrio ad un’altra persona? Un muratore, quando ha ultimato la costruzione di un palazzo e l’architetto, che l’ha progettato, sono felici? In ogni arte e mestiere la felicità non sta nel benessere economico ricavato, ma nella soddisfazione di aver compiuto l’opera con tale orgoglio e fierezza da predisporre l’animo alla distensione per guardare lontano, oltre la "siepe". Sotto quest’aspetto, è un’illusione soggettiva che dura finché non subentra la delusione distruttiva. Io, infatti, sono felice se penso di essere amato da tutti, ma la mia felicità crolla, non appena la realtà della vita mi dimostra il contrario. E’ felice, quindi, chi impara a vivere nell’alternanza dei sentimenti, chi ama senza aspettarsi nulla dall’altro, chi supera l’odio senza rancore e chi riesce ad amare ciò che ha disprezzato, perché la felicità distaccata delle condizioni pratiche della vita, dall’odio e dall’amore, non è indicativa di uno stato di benessere in un mondo contraddittorio ed inquieto come quello in cui noi viviamo. Nietzsche in un suo celebre aforisma afferma: Un saggio chiese ad un pazzo quale fosse la via che conducesse alla felicità. Il pazzo rispose senza indugio, come un uomo che conduce alla città più vicina. " Ammira te stesso e vivi nella strada." "Fermati, gridò il saggio, tu esigi troppo, basta già l’ammirare se stesso!" Il pazzo replicò: " Ma come si può costantemente ammirare, senza costantemente disprezzare?" La felicità dipende dal saper leggere e ri-vivere le esperienze del passato, anche disprezzandole, ma senza rimpianto e senza acredine, senza commiserazione e senza desideri di vendetta; solo con l’orgoglio di un essere libero che si muove con passo fermo, audace e, a volte, anche temerario, per dominare le tristezze del mondo che, in ultima analisi e al di fuori d’ogni valutazione pedagogica o moralistica, è quel mondo che i nostri padri hanno voluto. Ora, se quel mondo nel quale siamo stati gettati non ci piace, dobbiamo avere l’orgoglio costruttivo di cambiarlo, senza l’arroganza di trovare i responsabili delle tristezze, perché l’Universo fatto solo d’amore, pace e serenità permanenti, è pura illusione ingannevole che non appartiene al mondo degli umani. Per estirpare il male nel mondo occorre prima conoscerlo, altrimenti s’ingaggerebbe una lotta contro scenari fantasmatici dove proiettare desideri consci irrealizzabili e, dopo averlo conosciuto occorre agire, rimuovendo le situazioni inaccettabili e proponendo nuovi valori, diversamente non ha senso parlare di felicità che, per essere vera, deve proporsi come una risultante di uno sforzo fra l’orgoglio di esserci e la disponibilità di appartenere anche agli altri. In altre parole, la felicità è sempre l’esito di una lotta fra due opposte tendenze del sentimento: quella dinamica che tende allo sviluppo delle relazioni e quella statica che tende ad imprigionarne il processo e, per di più, non dura molto a lungo, ma se l’uomo impara ad alimentare il flusso delle emozioni e il gioco dei sentimenti che sono in lui, la felicità riappare di tanto in tanto, per poi sfuggire e, poi, riapparire di nuovo, ma questo è il bello della vita perché ci fa sentire protagonisti del mondo. |
Post n°152 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da chic47
Quando sarò capace d'amare di Gaber - Luporini 1994 © Edizioni Curci Srl - Milano Quando sarò capace d'amare |
Post n°151 pubblicato il 03 Febbraio 2007 da chic47
Mercoledì 31 ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Riccardo Veno,il silenzio di Orfeo,un'esperienza ritengo per me unica da un punto di vista emozionale. L'ultimo brano recitava un ritornello che quì riporto. Ci sono parole che non riescono a nascere. Per fortuna c'è la musica che, solo di rado, mente… |
Post n°150 pubblicato il 02 Febbraio 2007 da chic47
Se anche cantassi come gli angeli, Kahlil Gibran Kahlil Gibran nel 1898 circa. Foto di Fred Holland Day. |
Post n°149 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da chic47
Gli inca masticavano le foglie per sopportare la fatica. Leone XIII la usava come tonico. Usi e abusi della cocaina Secondo me è stata tutta colpa del papa. Non quello nuovo. E neanche quello precedente. Ma uno di nome Leone XIII vissuto nel diciannovesimo secolo. Non solo faceva uso di cocaina, ma la pubblicizzava. Accettò addirittura di apparire su un manifesto in cui era rappresentato mentre consegnava una medaglia d’oro al fabbricante di quel "tonico" che portava sempre con sé in una fiaschetta, per fortificarsi quando la preghiera non era sufficiente. Le linee eterne Ai conquistadores la cosa non piacque. All'inizio gli invasori spagnoli vietarono la coca definendola "uno strumento del diavolo". Ma poi scoprirono che senza quel "dono degli dèi" gli indigeni non riuscivano a lavorare nei campi o a estrarre l'oro. Improvvisamente la coca fu legalizzata e anche tassata, e gli invasori cominciarono a tenere per sé un decimo dei raccolti. Le foglie erano distribuite ai contadini tre o quattro volte al giorno, durante le pause dal lavoro. E la chiesa cattolica cominciò addirittura a coltivarla. Ogni oncia di Vin Mariani conteneva l’11 per cento di alcol e 6,5 milligrammi di cocaina. Probabilmente fu per questo che Leone XIII gli diede una medaglia. E non era l'unico ad apprezzarlo. La bibita più famosa del mondo arrivò più tardi. Un farmacista di Atlanta di nome John Pemberton si era già fatto il suo vino di coca personale. Ma quando con il proibizionismo l'uso dell'alcol fu vietato in tutti gli Stati Uniti, dovette sostituire il vino con una speciale ricetta a base di sciroppo di zucchero. La chiamò Coca-Cola: la bevanda della temperanza, "che presentava le virtù della coca senza i vizi dell'alcol", e la commercializzò come la bibita perfetta per “la nuova America turbolenta, fantasiosa, rumorosa e nevrotica”. Nella sua pubblicità Pemberton la definiva "una bevanda intellettuale" e "una delle bibite più gradevoli, rallegranti e rinvigorenti". Un orgasmo totale Come l'eroina e la nicotina, anche la cocaina agisce sul circuito cerebrale della gratificazione, inducendo maggiore lucidità mentale, più fiducia in se stessi, una sensazione di forza e di potenza sessuale. Questo effetto entusiasmava anche le grandi menti. Nel 1884 Sigmund Freud pubblicò il saggio Uber Coca, in cui affermava che la cocaina produce “una sensazione prolungata di euforia, che non differisce in alcun modo da quella di una persona in buona salute. In altre parole ci si sente normali ed è difficile credere di essere sotto l'effetto di una droga. Si riesce ad affrontare un lungo e intenso sforzo fisico senza alcuna fatica. Ci si sente bene senza nessuna delle sgradevoli conseguenze dell'assunzione di alcol”. La natura, per usare le parole di un tossicodipendente pentito, è crudelmente avara nel dispensare il piacere. Più l'esperienza è eccitante, più il cervello soffre quando si rende conto che è già finita. Con il passare del tempo, ci vogliono dosi sempre più forti o più frequenti per ottenere lo stesso risultato. Inoltre, l'accumulo di dosi di cocaina può causare problemi neurologici e comportamentali, come vertigini, mal di testa, difficoltà di movimento, ansia, insonnia, depressione e perfino allucinazioni. Poiché la cocaina stimola le cellule del sistema nervoso centrale e del sistema cardiovascolare, nell'ora successiva all'assunzione il rischio di un attacco cardiaco aumenta di 24 volte. E molti dei pazienti ai quali Freud consigliava la cocaina per curare una serie di malattie finirono per assuefarsi alla droga. Un funzionario del Pennsylvania state pharmacy board testimoniò che “la maggior parte delle aggressioni nei confronti di donne bianche del sud sono la diretta conseguenza dell'uso della droga da parte dei neri". Nel 1904 fu eliminata la cocaina dalla Coca-Cola. Il governo statunitense cercò di costringere la società a ribattezzare la bevanda ma, dopo un lungo contenzioso legale, il nome restò quello. La Coca-Cola company è ancora molto sensibile sull'argomento. Nel suo museo di Atlanta non si fa nessun cenno al fatto che la bevanda discende dalla magica pianta peruviana, anche se è ancora aromatizzata con foglie di coca dalle quali è stata tolta la cocaina. Soldatini bianchi La cocaina è una sostanza che i farmacologi definiscono "a forte dipendenza". Lo dimostrano anche gli esperimenti sugli animali. Se è messa a loro disposizione, i topi da laboratorio ne fanno ampio uso. Sono addirittura disposti a sopportare le scosse elettriche e a rinunciare al cibo e all'acqua pur di averla. E’ dimostrato che la cocaina provoca dipendenza in modi simili all'alcol, ma è maggiore il numero di consumatori circa il 50 per cento - che alla fine ne diventa dipendente. Il problema è che non è possibile determinare quali saranno le vittime. “Tutti cominciano a usare cocaina in modo casuale", spiega il professor Adani Winstock del National addition centre. "Nessuno pensa che ne diventerà dipendente in cinque anni". La dipendenza dalla cocaina si sviluppa dopo circa tre anni di uso costante. Ma mentre per assuefarsi all'eroina ci vogliono circa sei mesi, per il crack bastano sei volte. La maggior parte delle persone che la usa per divertirsi è convinta che non cadrà mai in queste trappole. Dopo cena fanno passare intorno al tavolo un piattino con delle strisce di polvere - "una fila di soldatini bianchi" per usare le parole di un habitué - come i loro nonni avrebbero fatto circolare una bottiglia di Porto, o i loro genitori uno spinello. Molti ne assumono la stessa quantità per lunghi periodi senza diventarne dipendenti. Sarà per un colpo di sfortuna se scopriranno che il 25 per cento degli infarti nelle persone tra i 18 e i 45 anni sono causati dalla coca, e forse non sapranno mai che facendo uso regolare di cocaina corrono sette volte di più il rischio di avere un infarto rispetto a chi non la usa. La strada che conduce alla dipendenza è un piacevole sentiero in discesa. Quella per uscirne è in salita e molto più faticosa. |
Post n°148 pubblicato il 30 Gennaio 2007 da chic47
|
Post n°147 pubblicato il 29 Gennaio 2007 da chic47
Il percorso di distruzione della psichiatria E’ stato spesso detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Questo certamente vale per le Pratiche della psichiatria, le cui "cure" distruttive e le false soluzioni hanno portato alla rovina della società più e più volte. L'evoluzione della psichiatria non ha seguito basi scientifiche ma i soldi e, come strumento dello stato, le tendenze politiche del momento. Questo breve arco di tempo fa da cronaca alla storia che si sta ripetendo. Abbiamo iniziato con i primi praticanti, i cui trattamenti brutali e programmi sociali risultarono in sofferenza e dolore indicibili. Vedrai che nel caso della psichiatria, alcune cose non cambiano mai. 1700 – 1800 : LE ORIGINI DELLA PSICHIATRIA I primi trattamenti per i malati di mente non erano differenti dalla tortura. I pazienti venivano confinati in gabbie, celle o stalle per animali, incatenati nudi ai muri, picchiati e frustati. Benjamin Rush, autore del primo libro di testo di psichiatria americano, insegnava che il terrore ha effetti terapeutici, sosteneva terapie come il salasso, la repressione, il bruciare parti dei corpo, lo shock come ad esempio immergere a sorpresa il paziente in bagni di ghiaccio 1879: L’UOMO UN ANIMALE Prima dello psicologo tedesco Wilhelm Wundt, la parola psicologia significava "logia - studio del" e “psiche - anima". Wundt si rifiutò di accettare lo spirito umano perché "non scientifico", dichiarando che l'Uomo era un animale e la sua nuova scienza, la psicologia sperimentale, il rimedio alle malattie dell'uomo. Le teorie di Wundt, che trovarono l'appoggio degli imperialisti tedeschi del 19° secolo, si diffusero rapidamente in tutto il mondo attraverso i suoi numerosi studenti che incominciarono a fare esperimenti con scimmie, cani, ratti, gatti e polli, tentando di risolvere l'enigma del comportamento umano. 1833: ELIMINARE GLI INADATTI La parola eugenetica, che significa “la buon specie", fu coniata dallo psicologo inglese Francis Galton (cugino di Charles Darwin). Galton teorizzò che l'incrocio selettivo degli adatti poteva portare alla razza superiore, come l'aristocrazia inglese di cui faceva parte. Nella stessa epoca Herbert Spencer sviluppò “l’evoluzione della psicologia” teorizzando che molte persone nella società erano biologicamente imperfette e degne solo di una “morte veloce”. 1905: LA CRESCITA DELL'IGIENE MENTALE Lo psichiatra Ernst Rudin e Alfred Ploetz fondarono la Società tedesca dell'igiene razziale per attuare il piano per la superiorità razziale promosso nel libro di Ploctz del 1895, “La sanità della nostra razza e la protezione del debole”. Ploetz propose che le cure mediche non fossero fornite ai "deboli" così che potessero morire. Rudin invece diventò uno dei principali architetti del programma di igiene razziale nazista per liberare la Germania dagli "inadatti". 1915: EUGENETICA NELLA SOCIETA’ Finanziati da potenti famiglie americane, gli psichiatri hanno promosso l'eugenetica come una "scienza". In breve tempo, leggi sulla sterilizzazione obbligatoria furono approvate in 24 stati americani ed in quasi tutte le nazioni non cattoliche dell'ovest, desiderose di "purificare i geni". Furono sterilizzati criminali, tossicodipendenti, folli ed idioti e, troppo spesso, poveri ed analfabeti. In Svezia, uno dei motivi della sterilizzazione erano “le caratteristiche inconfondibili degli zingari". Sotto l’egida di queste leggi, Stati Uniti, Giappone, Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia costrinsero alla sterilizzazione circa 164.500 persone. 1925: IL PRELUDIO DELL'ORRORE Lo psichiatra Alfred Hoche e Karl Binding, Capo della Giustizia del Reich tedesco, scrissero il libro “Il permesso a distruggere la vita delle persone indegne di vivere”. La genetica umana e l'igiene razziale fu scritto da Erwin Bauer, Eugen Fischer e Fritz Lenz. Questi e altri libri e trattati di eugenetica formarono le basi ideologiche dell'opera razziale di Adolf Hitler, il “Mein Kampf” (La mia battaglia) e fornirono la giustificazione "scientifica" per l'uccisione di milioni di persone. 1933 – 1938: LA NASCITA DEI TRATTAMENTI A BASE DI SHOCK Mentre la medicina ha continuato il suo cammino con la scoperta scientifica di importanti diagnosi e terapie per la cura delle malattie, la psichiatria ha sviluppato brutali trattamenti corre shock a base di Metrozol, shock insulinici ed elettroshock. Se da una parte i medici hanno fatto tutto il possibile per prevenire le crisi epilettiche ed altri tipi di attacchi nei pazienti, dall'altra la psichiatria inventava metodi debilitanti per procurarli. 1935: PSICOCHIRURGIA Promossa come "cura miracolosa", la psicochirurgia fu sviluppata per distruggere tessuti sani del cervello e controllare il comportamento dell'uomo. Uno studio, durato 12 anni sui pazienti di Egas Moniz, ideatore della lobotomia, mostrò che ebbero ricadute, crisi epilettiche e morte. L'americano Walter J. Freeman promosse con l'uso di un punteruolo una lobotomia prefrontale meno complicata. Moniz eseguì e supervisionò migliaia di queste operazioni, lasciandosi alle spalle pazienti con cervelli danneggiati e vite distrutte. 1940: LE PRIME VITTIME Gli psichiatri tedeschi iniziarono il loro sterminio sterilizzando i malati mentali e trovarono, nel regime nazista, un ben disposto collaboratore per i loro piani di eugenetica. Entro il 1941 il piano si completò con "successo" con lo sterminio di 300.000 persone considerate "inadatte". 1940: IL PIANO GENERALE DELLA PSICHIATRIA Il 18 giugno 1940, lo psichiatra militare inglese J. R. Rees durante l'annuale assemblea generale del Consiglio Nazionale per l'Igiene Mentale del Regno Unito delineò le mete della psichiatria nei settori chiave della società, le quali comprendevano l'infiltrazione nella politica, nella legge, nella chiesa, nella medicina e nell'insegnamento. Gli anni della guerra furono il trampolino di lancio per l'espansione della psichiatria che si insinuò nei governi e nei posti chiave dei servizi segreti militari. 1941: L'OLOCAUSTO Dopo aver messo a punto quella che si può definire una catena di montaggio per lo sterminio dei pazienti nei manicomi, gli psichiatri tedeschi esportarono le loro tecniche, completandole con le camere a gas e i forni crematori, ai campi di concentramento dando luogo all'annientamento di milioni di persone. 1945: LA DISTRUZIONE DEI VALORI Lo psichiatra G. Brock Chisholm fu sostenitore del piano generale di J.R. Rees del 1940, portando avanti uno degli scopi principali della psichiatria: la "reinterpretazione ed infine lo sradicamento del concetto di giusto e sbagliato”. Chisholm affermò che per prevenire una guerra era necessario che gli psichiatri eliminassero la "moralitá". Nel portare avanti questa missione la psichiatria ha creato un'escalation di violenza, crimine ed una società che abusa di psicofarmaci. 1948: LA FEDERAZIONE MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE I piani della psichiatria furono favoriti dalla formazione di un'organizzazione mondiale chiamata la Federazione Mondiale della Salute Mentale (WFMH, World Federation for Mental Health), i cui co-fondatori furono Chisholm e Rees. Fin da allora la WFMH ha svolto funzioni di consulenza per i governi relativamente al soggetto delle politiche sulla salute mentale. Nello specifico, la necessità di un sempre maggior numero di psichiatri e di fondi. 1952: PSEUDOSCIENZA In America alla fine degli anni' 40, con l'arrivo delle assicurazioni contro le malattie, fu necessario per la psichiatria trovare un nuovo modo per diagnosticare malattie mentali. Non essendo riuscita ad isolare una singola malattia mentale scientificamente dimostrabile la professione compilò una lista di sintomi comportamentali definiti “disturbi mentali” che approvò tramite votazione e pubblicò nel nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali 1954: UN NUOVO PSICOFARMACO La clorpromazina (Thorazine) fu scoperta dagli psichiatri francesi Jean Delay e Pierre Deniker, fu il primo farmaco “antipsicotico". Fu considerato come una lobotomia chimica e fu soltanto il primo di una lunga serie di “meravigliosi" psicofarmaci introdotti nel mercato come trattamento per la cosiddetta malattia mentale. Quando le cure promesse non si materializzarono, gli psichiatri e le case farmaceutiche cambiarono direzione ed incominciarono a promuovere il fatto che i disturbi mentali erano incurabili e che i loro farmaci potevano controllarne i sintomi. Raggirando i governi per ottenere l'approvazione di trattamenti farmacologici obbligatori sui pazienti si sono garantiti dei consumatori a vita. 1955: DROGARE I BAMBINI Negli Stati Uniti viene approvato il Ritalin, un eccitante che possiede caratteristiche simili alla cocaina. Divenne il farmaco principale per trattare "l'iperattività" infantile o i disturbi di "deficit dell'attenzione", disturbi che non hanno una base scientifica e che vengono diagnosticati utilizzando un elenco di comportamenti dell'infanzia. A milioni di bambini viene somministrato il Ritalin. Viene promosso come sicuro dagli psichiatri, ma è stato dimostrato che provoca violenza, psicosi, suicidio e pericoli alla salute come per esempio attacchi cardiaci, ictus e morte. 1987: ANTIDEPRESSIVI Nuovi tipi di antidepressivi, come per esempio il Prozac, furono reclamizzati conte psicofarmacisicuri con meno effetti collaterali rispetto ai loro predecessori. Nel corso di 15 anni dalla loro scoperta, questi farmaci furono prescritti per ogni sintomo, dalla gelosia alla depressione. Ma nel 2004 furono rivelati un numero sempre maggiore di effetti collaterali su questo tipo di psicofarmaci rispetto a qualsiasi altro tipo. Questo indusse la FDA ed altre agenzie del farmaco ad avvertire i consumatori sul fatto che questi antidepressivi potevano provocare pensieri suicidi e non era consigliato prescriverli ai bambini e non si doveva abusare sugli adulti. ANNI ’90: IL DECENNIO DEL CERVELLO per ottenere nuovi finanziamenti governativi e diffondere un numero sempre maggiore di psicofarmaci, gli psichiatri dell'Istituto Nazionale della Salute Mentale concepirono una nuova manovra di marketing: "Il decennio del cervello". Questo fu il modo per giustificare maggiori finanziamenti per "effettuare ricerche su di una base biologica per la malattia mentale”. Furono promossi termini come il "disturbo cerebrale curabile”, la "malattia cerebrale omnicomprensiva" e lo "squilibrio biochimico" dando il via ad una nuova ondata di vendite di psicofarmaci che nel 2005 è arrivata a 76 miliardi all'anno in tutto il mondo. DAL 2000: DANNEGGIARE NEL NOME DELL’AIUTO Nel corso dei suoi 200 anni di storia la psichiatria non è riuscita a determinare la causa o a sviluppare una singola cura di nessun disturbo mentale. I suoi trattamenti causano dolori e sofferenze indicibili a coloro che cercano aiuto. Invece di migliorare la salute mentale nella società, la psichiatria ne trae enormi profitti. Oggi la psichiatria sta creando l'apparenza di un progresso scientifico nella cura della malattia mentale con nuovi trattamenti al cervello. Ma come la storia ha dimostrato, la nuova miracolosa cura di oggi è l'atrocità di domani. Con la psichiatria alcune cose non cambiano mai, i loro metodi continuano a danneggiare nel nome dell'aiuto. Violenza indotta dagli psicofarmaci Gli psichiatri conoscono i pericoli legati agli psicofarmaci che prescrivono. Alcuni studi pubblicati hanno mostrato che sia gli psicofarmaci che una improvvisa cessazione della assunzione possono provocare un comportamento violento. Il giornale scientifico inglese “The Lancet” ha riportato casi di pazienti che hanno sviluppato comportamenti omicidi dopo aver smesso di assumere antidepressivi.
Queste ultime righe lasciano riflettere su molti eventi di "inspiegabile violenza" a cui abbiamo assistito ultimamente. Non bisogna meravigliarsi, i perchè esistono !!
|
Post n°146 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da chic47
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita: PAULO COELHO |
Post n°145 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da chic47
(Il Doge di Venezia; Atto I, Scena III) Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso. |
Post n°144 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da chic47
Tratto da La Futura Scienza di Giordano Bruno di Giuliana Conforto, ed. Macro Giordano Bruno (1548-1600) è uno dei grandi saggi che sapevano senza bisogno di conoscere; hanno compiuto "miracoli", fatto magie, intrapreso grandi avventure, sfidato la morte, espresso una sapienza più profonda ed ampia dei loro tempi e persino di quelli attuali: scienza eretica, ermetica così semplice da spiegare i più grandi misteri, le origini, la vita e la morte dell'uomo. - "Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo." - "Verrà il secolo in cui l'uomo scoprirà forze potenti nella Natura." - "Dio è atto puro, luce purissima, è l'Uno da cui tutto origina e che è nel tutto. Tutto è Dio e Dio è il tutto..." - "...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo." - "...L'uomo che infligge morte è colui che più la teme; è un paradosso, ma chi procura la morte, cerca disperatamente di comprenderla, di penetrare la mente di Dio." - "...Il tempo è l'interazione tra il concepimento di un'idea e la sua manifestazione." - "...Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto." - "...Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco..." - "La morte è il dissolversi dei vincoli, tra il corpo composto da atomi e il corpo diafano e trasparente che è l'essere sustanziale." - "Non è la materia che genera il pensiero...è il pensiero che genera la materia." - "...Dio il Signore di tutta la natura, ha concepito tutti gli esseri e ha concesso a loro questo mistero della riproduzione eterna che comprende in sé l'affetto, la gioia, l'allegria, il desiderio e l'amore divino..." - "...In nessuno modo un corpo può agire su un corpo, né la materia sulla materia, né parti della materia e del corpo possono agire su altre parti, ma ogni azione proviene dalla qualità, dalla forma ed in definitiva dall'anima..." - "...L'anima infatti abbandona il suo corpo alla fine della vita, ma non può certo abbandonare il corpo universale, né essere abbandonata da questo..." - "C'è un'unica vera Luce che illumina gli universi ed un unico Sole che li rende vivi." - "...Chi perciò consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini..." - "Il linguaggio degli astri è musica, è canto che si riflette anche nell'uomo perché...c'è un'aurea catena che collega la terra al cielo LE SUE ULTIME PAROLE PRIMA DEL VERDETTO: "Forse voi giudici pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanto io ne abbia nell'ascoltarla" |
Post n°143 pubblicato il 14 Gennaio 2007 da chic47
LA NOSTRA VITA |
Post n°142 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da chic47
Vorrei segnalare il post di pier89ilmeglio veramente interessante così come il suo blog la nuova genesi |
16
STEELY DAN
JACK OF SPEED
Chris Botti & Sting
In The Wee Small Hours In The Morning
KENNY GARRET
MILES DAVIS
6
US3
CANTALOOP
STEFANO BOLLANI
Besame mucho
MENU
5
Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.
W. Shakespeare
SONETTO 121
È meglio esser colpevole che tale esser stimato William Shakespeare
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.
Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?
No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,
non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità é malvagia e nel suo mal trionfa.