Un blog creato da paghe_contributi il 19/06/2007

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E-BOOK DI WALTER CAPUTO

FONDAMENTI DI CONTABILITA' E IVA - 1° EDIZIONE 2023 - per ora in edizione digitale

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I LIBRI DI WALTER CAPUTO

NON E' COLPA DELLA STATISTICA - 1° edizione 2023 - in versione cartacea

LA PIZZA AL MICROSCOPIO (con Luigina Pugno) - 1° edizione 2016 (rassegna stampa)

L'ANALISI PER FLUSSI E IL RENDICONTO FINANZIARIO - 2° edizione 2011

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NON E' COLPA DELLA STATISTICA

Come acquistare il libro "Non è colpa della statistica"

La recensione di Gaetano Lisco

La recensione di Paride Iuso

La recensione di Antonella Amato

Indagine sui limiti della calcolabilità: intervista al Prof. Alfredo Garro

Un approccio non matematico alla statistica per le scienze mediche

Video su Tik Tok a cura di "Libriperdavvero" in cui viene presentato il libro "Non è colpa della statistica" e letta l'introduzione


Su Instagram, con il nome di "Statbunker", l'autore si occupa di debunking statistico e probabilistico


 
 
 
 
 
 
 

Messaggi del 10/07/2009

 

CORSO DI CONTABILITA' E BILANCIO ON-LINE

Post n°233 pubblicato il 10 Luglio 2009 da supergigia2000

Ricordo a tutti coloro che fossero interessati, che sono aperte le iscrizioni al corso di contabilità e bilancio on-line. Vi consentirà di iniziare a lavorare subito ! Approfittatene ! Cliccate su: http://www.accademiatelematica.it/index.php?method=section&action=zoom&id=98

Walter Caputo

 
 
 

I LIBRI DI WALTER CAPUTO POSSONO ESSERE CONSULTATI IN BIBLIOTECA

Post n°232 pubblicato il 10 Luglio 2009 da supergigia2000

A tutti coloro che abitano in zona o vi lavorano e che hanno bisogno di consultare i miei libri, consiglio di verificare prima la disponibilità del prestito, comodamente dal sito internet. Bastare cliccare su: http://webopac.csbno.net/index.php?page=Search.Simple&q=walter%2Bcaputo

Walter Caputo

 

 
 
 

IL LIBRO UNICO DEL LAVORO: UNA PICCOLA RIVOLUZIONE

Post n°231 pubblicato il 10 Luglio 2009 da supergigia2000

In molti cercano di far passare l’introduzione del Libro Unico del Lavoro (d’ora in poi LUL, introdotto dal DL 112/2008, convertito dalla legge 133/2008, come attuato dal DM 9 luglio 2008) come una inutile azione legislativa volta solo ad arricchire le softwarehouse e altri non meglio precisati soggetti…

Ora a me pare che onestà intellettuale vorrebbe doversi guardare alle spalle, non dico come “nani sulle spalle di giganti“, ma almeno come persone e professionisti seri che conoscono il proprio lavoro, nel presente e nel passato.

Ponendoci in questa prospettiva non v’è chi non veda cosa volesse significare gestire i libri obbligatori di lavoro (matricola e paga “sdoppiato” in cedolini paga e registro presenze) prima dell’avvento del LUL.

Semplificando (e senza pretese di esaustività) rammento a me stesso e ai censori:

1) l’obbligo di tenuta sul luogo di lavoro anche quando affidato a professionisti o associazioni di categoria ai sensi della legge 12/1979;

2) l’obbligo della conformità della copia presente in ogni luogo di lavoro;

3) l’obbligo di immediata completa esibizione pena la sanzione di 4000 euro (nel minimo ma andava fino a 12000 euro!) che scattava per la sola omessa esibizione pure a fronte di una totale regolarità degli occupati e previdenziale;

4) l’obbligo di preventiva annotazione prima dell’immissione al lavoro sul matricola e di registrazione quotidiana (entro le ventiquattrore) per le presenze;

5) l’obbligo della vidimazione sempre e comunque con poche eccezioni (solo la stampa laser in sostanza);

6) l’impossibilità di una gestione solo informatizzata (il DPR del 1994 non venne mai attuato);

7) l’obbligo di una tenuta a fogli mobili con tassativi obblighi di trasmissione e di compilazione (verso Inail e Dpl) per consulenti del lavoro e associazioni di categoria…

E non proseguo per amor di Patria e per bontà verso i lettori.

Tutto questo non esiste più. Non solo.

Le registrazioni sul LUL sono obbligatorie entro il giorno 16 del mese successivo.

Non ci sono tre o quattro libri (moltiplicati poi in base alle singole gestioni previdenziali Enpals, Inpgi), né vi è il registro d’impresa, né quello dei lavoratori mobili dell’autotrasporto, né quelli dei lavoranti a domicilio: il LUL è UNICO di nome e di fatto…

Eppoi, a dirla tutta, ma davvero volete farmi credere che il LUL ha complicato la vita a qualcuno? Vi prego se ne siete convinti tentate di convincermi…

A me pare che essersi liberati di una pletora di libri e libretti abbia solo fatto bene alle aziende e agli operatori.

E che in fondo, sempre per onestà intellettuale, si chiami pure LUL ma altro non è che una busta paga… vestita a festa (la gestione informatica, l’universalità delle registrazioni, la inequivocità delle causali).

E se vogliamo strizzare gli occhi alle sanzioni come non riflettere sul passaggio essenziale della sola “formalità” (per cui per ogni singola omessa registrazione per ogni lavoratore, anche senza riflessi su retribuzioni e contributi, si pagavano nel minimo 250 euro che finivano per sanzionare aziende “sane” e “regolari” anche con 15mila o 20mila euro per violazioni formali).

Oggi la sanzione del LUL (per le registrazioni) è soltanto legata alla “sostanza” di un vero riflesso previdenziale o retributivo: insomma paga solo chi sbaglia sul serio, incidendo sulle tutele dei lavoratori…

Se questo non basta per dire che l’era avviata dal LUL rappresenta per tutti un miglioramento e una piccola silenziosa rivoluzione nel nome della semplificazione, allora sono qui, pronto a leggere e a discutere.

tratto da: http://pierluigirausei.postilla.it/2009/07/10/il-libro-unico-del-lavoro-una-piccola-rivoluzione/

 
 
 

LA CONGETTURA DI POINCARE’ – di Walter Caputo – 5 luglio 2009

Post n°230 pubblicato il 10 Luglio 2009 da supergigia2000

Se ti piace scoprire cose nuove e tua moglie ti regala – per il tuo compleanno – “L’enigma di Poincaré” (di George G. Szpiro – Apogeo 2008), allora è molto probabile che inizierai a leggerlo. Se lo farai, non sarai più in grado di smettere, perché tratta dell’avventura umana della matematica ed è scritto quasi come un romanzo giallo. Con ciò non voglio dire che se inizi, sarai vittima di un incantesimo e dovrai finirlo in giornata, tralasciando aspetti irrilevanti della tua vita come mangiare, dormire e andare in bagno, ma semplicemente che non riuscirai ad abbandonare questo libro sul comodino.

Nel mio caso, le cose sono andate proprio come sopra descritte, ma – essendo un appassionato di scienza e divulgatore scientifico – non posso far a meno di raccontare ai miei lettori almeno qualche elemento del testo. Trattandosi di un argomento intrinsecamente difficile, l’impresa che mi propongo è piuttosto ardua, tuttavia mi sono già esercitato con una mia studentessa, mia moglie e – soprattutto – mio figlio, che ha poco più di otto mesi, e non ha avuto assolutamente nulla da obiettare.

Cominciamo dal concetto di teorema. Un teorema non è altro che un enunciato corredato da una dimostrazione matematica. Dunque possiamo dire, entro i limiti della matematica, che un teorema è un’affermazione vera. Invece una congettura è un teorema non dimostrato, quindi si tratta di un’affermazione che può essere vera o falsa. Perché mai un matematico dovrebbe fare un’affermazione senza dimostrarla? Bè, possono esserci parecchi motivi: ad esempio perché non ci riesce, oppure muore prima di riuscirci, oppure ritiene che sia vera, ma non se la sente di esporsi al controllo della comunità dei matematici, e così preferisce lasciare ai posteri l’arduo dilemma. Qualcosa del genere successe proprio ad Henri Poincaré (Nancy 1854 – Parigi 1912), il matematico francese la cui congettura, pubblicata nel 1904, impegnò schiere di matematici per tutto il ventesimo secolo. Solo nel 2006, salendo sulle spalle dei giganti che lo avevano preceduto, un eccellente matematico russo di nome Grigori Perelman, è riuscito nell’impresa: ha concluso la dimostrazione della congettura di Poincaré, rivelatasi quindi vera (come sospettava il suo autore), meritando la prestigiosa Medaglia Fields (che peraltro ha rifiutato).

Ma torniamo al principio, per cercare di capire innanzitutto quale fosse il contenuto della congettura di Poincaré e per quale motivo dovrebbe interessarci. Il settore della matematica in cui si inserisce la congettura si chiama topologia. La topologia è un genere di matematica che nasce a metà 800 grazie a Bernhard Riemann (Breselen, Hannover 1826 – Selasca, Italia 1866), ma diventa disciplina autonoma soprattutto ad opera di Poincarè agli inizi del 900.

Essa studia le forme degli oggetti senza far ricorso alle misure (tipiche della geometria), assumendo come unico concetto di equivalenza fra le figure quello della continuità. Ciò implica che un oggetto topologico (che si può immaginare come se fosse fatto di pongo) può deformarsi a piacimento (purché non lo si strappi o lo si tagli) senza alterare la sua natura. Di conseguenza un quadrato è equivalente ad un disco. Un quadrato non è però equivalente a un quadrato con un buco nel mezzo, perché, in prossimità del buco, la continuità viene a mancare.
Il punto di vista della topologia è diverso da quello della geometria euclidea, che deriva dalla capacità umana di valutare le distanze, e quindi dalla possibilità di vedere e toccare oggetti vicini a noi. Secondo la geometria euclidea, ad esempio due cerchi sono differenti se hanno un raggio diverso, e quindi si può stabilire che un cerchio è più grande e l’altro è più piccolo. Inoltre il topologo valuta le figure in maniera differente anche rispetto alla geometria proiettiva, secondo la quale due figure sono equivalenti se possono essere proiettate una sull’altra.
La topologia è una scienza recente che ha elaborato una serie di nuovi oggetti, che solo in minima parte possono essere rappresentati graficamente in maniera precisa. Per lo più gli oggetti topologici sono così strani, che possono essere individuati soltanto tramite una descrizione della loro costruzione (a partire spesso da oggetti familiari), a condizione di possedere una notevole capacità di astrazione per poterli “immaginare”.

Ci si potrebbe allora chiedere a che cosa serva la topologia. Ebbene: essa ha un’importante diffusione nella scienza moderna. In Fisica, in Teoria delle Particelle Elementari e in Cosmologia se ne fa un uso massiccio. Ma, in ogni caso, dobbiamo pensare che potrebbero esistere esotici oggetti topologici, di cui non abbiamo ancora percepito la presenza. Non fraintendetemi, sto semplicemente parlando del fatto che una formica, ferma su un uovo, non ha molte possibilità di accorgersi che si tratta proprio di un uovo, mentre una mosca è avvantaggiata dal fatto di poterci volare intorno; meglio ancora l’uomo può prendere in mano l’uovo ed esplorarlo completamente. Ad esempio la nostra difficoltà di comprendere la forma dell’Universo risiede proprio nel fatto che, rispetto all’immensità dell’Universo, noi siamo una formica, dotata di piccolissime capacità di volare.

Ora, se avete anche solo un’idea di cosa sia la topologia, potete comprendere, in maniera intuitiva, cosa sia la congettura di Poincaré. Gran parte degli oggetti che manipoliamo hanno tre dimensioni spaziali, ad esempio il libro di George G. Szpiro, appoggiato sulla mia scrivania, può essere completamente localizzato tramite le misure di lunghezza, larghezza e spessore. La stessa cosa vale naturalmente per un uovo, ma se invece volessimo riferirci soltanto al guscio dell’uovo (o alla copertina del libro) ? Si tratterebbe della superficie di un oggetto tridimensionale: tale superficie perde necessariamente una dimensione, diventando solo bidimensionale. Quindi il guscio dell’uovo, il cuoio di cui è costituito un pallone da calcio, le facce esterne di un cubo o di una piramide egizia, sono tutti oggetti bidimensionali. Se avvolgiamo un elastico intorno al guscio di un uovo, comprendiamo intuitivamente che l’elastico può essere contratto in un singolo punto e il guscio ridotto ad una sfera. Ma Poincaré si chiese se i corpi tridimensionali, i cui elastici possano essere tutti contratti ad un punto, possono essere trasformati in una sfera. Quindi la risposta al problema posto è sicuramente positiva per oggetti mono e bidimensionali, ma da ciò non è assolutamente semplice dedurre la validità della congettura per oggetti di dimensioni superiori.

Ed infatti ci vollero oltre cento anni affinché la congettura di Poincaré venisse dimostrata come vera, e tutto ciò avvenne gradualmente, grazie allo sforzo di molti matematici. Alcuni cercarono un controesempio, che potesse distruggere la validità della congettura stessa. È noto che un solo esempio, contro un’affermazione matematica, è sufficiente per minare la validità dell’affermazione stessa. Ma nessuno ci riuscì.
Coloro che invece lavorarono per ottenere una dimostrazione, talvolta non approdarono a nulla, ma col trascorrere del tempo alcuni specialisti introdussero nuovi strumenti matematici, grazie ai quali altri riuscirono ad ottenere una dimostrazione parziale, valida solo per le dimensioni elevate. Sembra paradossale, ma il problema venne risolto prima per le dimensioni più grandi, poiché in quei casi si hanno “maggiori libertà di movimento”. Al contrario, nelle basse dimensioni, i vincoli sono maggiori e possono portare facilmente al blocco, all’incapacità di proseguire quando non si intravede una via d’uscita. Ad esempio, se ci limitiamo strettamente al piano di un tavolo, sul quale è posto un cerchio, ci troviamo nelle basse dimensioni (due) e la nostra possibilità di muovere il cerchio è limitata al suo spostamento in una delle quattro direzioni. Se invece ci troviamo in dimensioni più elevate (tre) le nostre possibilità aumentano: disponendo dello spazio possiamo staccare il cerchio dal tavolo, manipolarlo fino a farlo diventare un 8 e poi riporlo nuovamente sul tavolo.

Ho già detto che fu Grigori Perelman a concludere questo importante lavoro e ad ottenere la dimostrazione anche per le basse dimensioni. Il libro G. G. Szpiro narra tutti i drammi che molti matematici dovettero affrontare e ci spiega che anche i matematici sono esseri umani (con le loro debolezze) e che lavorano duramente come tutti gli altri, per avere di che mangiare oppure per la gloria o, come Perelman (che rifiutò spesso onori e denaro), soltanto per la matematica. Perché la soddisfazione di aver risolto un problema molto difficile è la massima gratificazione per un matematico.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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L'AUTORE DEL BLOG: CHI E' WALTER CAPUTO ?

Ha un diploma universitario in Amministrazione Aziendale, con specializzazione in Finanza. E’ laureato in Economia e Commercio e in Scienze Statistiche. Insegna sia materie matematico - fisico – statistiche che economico - giuridico - fiscali. Su questi temi: contabilità, controllo di gestione, paghe e contributi, divulgazione scientifica ha scritto decine di libri. Inoltre ha pubblicato più di 300 articoli di divulgazione scientifica. Da giugno 2016 è coautore del blog Cibo al microscopio. Da novembre 2012 è cofondatore di Risparmiare Fare Guadagnare. Da novembre 2008 è science writer per Gravità Zero, corporate blog di divulgazione scientifica. Da giugno 2007 è autore di un Blog di Scienze naturali ed economiche.

I suoi articoli si leggono qui.

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