Creato da pelle_di_pesca il 04/11/2005

stretta al cuscino

donne, uomini e simili....

 

Messaggi del 22/12/2005

BUON NATALE A TUTTI!

Post n°66 pubblicato il 22 Dicembre 2005 da pelle_di_pesca
Foto di pelle_di_pesca

Nulla accade per caso e tutto sempre ha un senso anche quando di primo acchito nn lo vediamo, nn lo comprendiamo...Nell'augurare a tutti un felicissimo Natale vi regalo un'altra delle mie favole....Per meditare sulle cose...su come sono e come appaiono, augurando a tutti voi di riuscire ad essere sempre e non apparire! ^_^

C’era una volta un fiore, un piccolo fiore in un grande campo di grano e poi, ...poi c’era un altro fiore che se ne stava sul davanzale di una finestra.

Tutto il giorno era accudito, stava in una bella ciotola di coccio, ogni giorno qualcuno si preoccupava di dargli un po’ d’acqua.

 Questo fiore si chiamava Giacinto.

 

Un giorno Giacinto, giunto nel pieno del suo splendore, stava pensando:

-Eh! Eh! Sono proprio fortunato! La mia padrona si prende cura di me e quando vengono a trovarla le sue amiche, tutte intorno a me, tutte ad ammirarmi, a dirle “com’è bello il tuo giacinto....E com’è profumato! Avessimo noi un fiore così bello!” Già, loro mi vorrebbero, ma io sto qui, non ho nessuna intenzione di spostarmi, di farmi trapiantare in chissà che vaso ed essere messo su chissà quale finestra. Qui, sulla mia finestra, con questa bella vista sul campo di grano.......Eh già, io sono il fiore più fortunato del mondo, non ho nessuna preoccupazione, io! –

 

Ma mentre pensava a tutte queste cose, si accorse che in quel campo c’era un altro fiore, un fiore bianco, fatto come un calice, che sembrava volesse far entrare dentro di sé tutti i raggi del sole. Giacinto si incantò a guardare quel fiorellino, e si disse che lui dal davanzale su cui si trovava, non poteva avere i raggi del sole su di sé per tutto il giorno e che lui era sì profumato ed aveva un bel colore rosa ma le minuscole campanelline di cui era fatto il suo corpo, non avevano mai potuto godere appieno del calore del sole. Quel fiorellino in mezzo al campo invece, poteva salutare il sole al mattino e svegliarsi con lui e augurargli la buonanotte alla sera e poi godere per tutta la notte del chiarore della luna...

 

Il piccolo fiorellino si accorse di essere osservato così chiese:

- Ehi tu! Tu che mi stai guardando da quella finestra, sì, sì, proprio tu, come ti chiami? -

- Giacinto - rispose l’altro - E tu? Qual é il tuo nome? -

- Io sono Bucaneve e sono spuntato solo da qualche giorno -

- Bucaneve!? Che strano nome hai! Cosa significa? -

- Beh! Io sboccio per annunciare agli uomini che il gran freddo é terminato, io esco dalla neve per annunciare la primavera!!-

- Vedi? Abbiamo qualcosa di simile noi due che pur siamo così tanto diversi. Io nasco poco prima di te, per portare nelle case il profumo della stagione che arriverà! -

- Allora é proprio un vero peccato che tu te ne stia lassù, cosicché io non posso sentire il tuo profumo. A proposito, che strana terra é quella dove hai affondato le tue radici, che roba é? -

- Ma come, non lo sai? Questo é un vaso di coccio, e dentro c’é un po’ di terriccio che la mia padrona ha comperato nella drogheria, poi mi ha seminato qui ed ora eccomi qua! -

- Mah! E ti piace stare lì? E sei sempre lì? Ogni anno nel tuo vaso di coccio, con la stessa terra, su quel davanzale? -

- Sì! Io sì, ma non succede così anche a te? -

- Oh no! Io, ogni anno sboccio in un posto diverso, sto lì un pò, poi faccio portare il mio polline dal vento e mi lascio cadere dove voglio rinascere l’anno successivo, io ho tantissimi amici ed ogni tanto ci ritroviamo nello stesso campo-

- Sì, ma chissà quanti pericoli, a quante brutte cose vai incontro a cambiare casa così spesso! - rispose Giacinto

- Ma dico, stai scherzando? Allora tu non conosci il solletico di un lombrico, la carezza di una farfalla colorata che si posa sui tuoi petali, il ronzio di un’ape che si riposa sui tuoi pistilli, l’ umorismo di una talpa che non trova più la strada di casa ch’è é cieca e continua a scavare mille gallerie e resta sempre lì, nello stesso punto? -

- Io no - disse Giacinto che stava rattristandosi sempre più per quanto sentiva, perché lui non conosceva tutte quelle cose meravigliose di cui gli stava parlando questo suo primo, unico amico. Allora disse che però lui veniva accudito, nutrito, lasciato al sole, così che non aveva paura di appassire, lui non doveva temere questa cose...

-         Ma allora non capisci proprio nulla - gli rispose Bucaneve che non sapeva più se doveva essere triste o divertito dalle affermazioni del nuovo amico - A me provvede Mamma Natura che é la mamma di tutti noi, lei mi dà il sole quando ne ho bisogno, l’acqua quando ho sete, il vento quando voglio trasferire la mia casa, già, perché noi non moriamo mai, non affondiamo le nostre radici, ci teniamo ben saldi e poi, prima di andare a dormire, ci affidiamo al vento...

-         Forse le persone che non ci vedono più pensano che siamo morti, in verità noi non muoriamo mai, nulla sulla Terra muore, noi ci trasferiamo solamente e poi, un giorno magari, ritorniamo e qualcuno ci riconosce subito e ci saluta, altri passano avanti con il loro antico dolore per la nostra scomparsa e si rattristano, ma non dovrebbero farlo, noi siamo sempre qui! Hai capito ora? -

- Già ho proprio capito e non mi piace quello che ho capito! Io devo restarmene da solo in questo piccolo vaso, mentre tu hai un sacco di amici e giri il mondo e sai tante cose e non muori mai. Io, quando la mia padrona si stancherà di me, quando non vorrà più occuparsi di me, quando non vorrà più pensare a me, finirò diritto nella pattumiera e non rinascerò mai più -

Bucaneve si fece serio e tra sé cominciò a rendersi veramente conto della tristezza in cui viveva Giacinto. Esplose: - Non é affatto giusto! Senti, perché non vieni a fiorire qui, vicino a me l’anno prossimo? Poi, chissà, con l’andare degli anni potremo spostarci ed io ti spiegherò tutto quello che ancora non sai, vuoi? Saremo inseparabili amici! -

Giacinto sentendo queste cose si illuminò tutto ma poi l’assalì il pensiero di dover abbandonare tutto quello che conosceva e di dover lasciare quella sua padrona che fino ad allora lo aveva sempre accudito. Se lui se ne fosse andato via da lì, lei non avrebbe più potuto godere del suo profumo....Poi pensò che se fosse andato nel campo vicino a Bucaneve, la sua padrona avrebbe potuto vederlo ancora...Sì avrebbe fatto proprio così.

Proprio in quel momento si sentì un dolce vento che iniziava a spirare, Giacinto, per la prima volta in vita sua si abbandonò a quel lieve venticello e si sentì pervadere da una nuova, stupenda sensazione. Immaginò di essere sollevato, di fare mille e mille capriole, leggero nell’aria e poi di lasciarsi cadere, dolcemente, vicino al suo nuovo amico Bucaneve e (volete saperlo?) era proprio quello che stava accadendo!

 

La stagione tiepida arrivò e i due fiori decisero che era giunto il momento di andare a riposare per essere pronti ad uscire l’anno successivo.

 

Il campo sopra le loro radici, andava ricoprendosi di spighe dorate, era il grano, il nutrimento degli uomini, così come la sana e buona terra é il nutrimento dei fiori.

Poi l’autunno, le foglie caddero dai rami degli alberi che circondavano quel campo, dopo essere diventate rosse e gialle...Cominciò a cadere la neve, era giunto l’inverno, e grida e risate di bambini che giocavano inondarono l’aria. Poi la neve iniziò a sciogliersi e lì, in mezzo al campo, come due guardiani, sbucarono due fiori molto diversi. Un piccolo calice bianco ed un grosso morbido batuffolo rosa e mentre l’aria si riempiva di un dolce ed intenso profumo, la voce di un bambino diceva:

-Mamma, mamma! Arriva la primavera!

 
 
 

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